Economia / Como città
Sabato 23 Novembre 2024
Tessile sostenibile, i dubbi della filiera: «Frenati dalla UE»
Riciclo e rifiuti Ieri vertice a Como di torcitori e tessitori con la presidente Clerici. «Irreale pensare a norme solo europee se si lavora su scala globale»
Più agili, semplici e realistiche norme riguardo la produzione, commercializzazione e riciclo dei prodotti tessili dovrebbero essere promulgate dall’Ue entro tre anni e dovrebbe diventare realtà il passaporto digitale dei prodotti che, nel caso della moda, è funzionale alla protezione anche del Made in Italy. L’obiettivo politico di Bruxelles resta la decarbonizzazione, ma con regole meno penalizzanti, almeno nelle intenzioni, per le imprese europee.
Questa la promessa di Mauro Scalia, Director of Sustainable Businesses di Euratex, ente che rappresenta il settore tessile in Ue, che ieri, nella sede di Confindustria Como, ha incontrato imprenditori e manager per la sostenibilità delle imprese tessili comasche e non solo, nel corso della riunione plenaria dei soci dell’associazione che rappresenta a Bruxelles i torcitori e i tessitori della seta e delle fibre chimiche continue (A.I.U.F.F.A.S.S.), a cui aderiscono le filiere seriche di Como e di Lione, oltre ad aziende di Germania, Lituania, Regno Unito e Svizzera.
Scarti in aumento
«L’Europa ha un problema da risolvere: produce 7 milioni di tonnellate di rifiuti tessili – ha detto Mauro Scalia - di queste solo il 35% viene correttamente raccolto (dati Euratex del 2020). Le previsioni stimano un aumento dei rifiuti tessili di oltre il 2% entro il 2030 ma ancora non è stato valutata la capacità di conferire correttamente una percentuale maggiore di rifiuti: è questa la sfida che l’Ue pone sul tavolo con una legislazione in itinere che dovrebbe stabilire delle regole entro il 2025».
Inoltre, secondo Mauro Scalia, le nuove regole stabiliranno che solo prodotti moda rispondenti ai criteri di qualità e durabilità potranno essere commercializzati in Europa. Ma a più voci si è espressa la preoccupazione per l’Ue strategy for sustainable and circular textiles che, una volta declinata nel concreto delle norme per la produzione e il mercato, risulta scollegata dalla realtà.
Questione dibattuta
Ad aprire i lavori è stata Laura Sofia Clerici, presidente di A.I.U.F.F.A.S.S. che è intervenuta nel dibattito osservando che «pur condividendo la filosofia e l’ideale di ricercare una maggiore sostenibilità anche nell’ambito della moda, nel concreto queste norme difficilmente possono dare risposte efficaci per le differenti fibre e possono, con il loro carico di lavoro e vincoli, pregiudicare la competitività delle nostre imprese».
Anche a fronte di quella che apparentemente è una buona notizia, ovvero mettere un blocco ai prodotti che non rispondono ai principi stabiliti a Bruxelles, si sono sollevate perplessità nel corso del dibattito.
Dal pubblico è intervenuto Andrea Taborelli, ad Tessitura serica A.M. Taborelli, che ha ribadito la necessità di comunicare la provenienza della lavorazione dei capi moda, per valorizzare il distretto comasco. Maximilian Canepa, Ceo Taroni, ha osservato «siamo strettamente connessi con tutto il mondo, le nostre forniture arrivano dall’Australia come dalla Cina, è fuori dalla realtà immaginare di stabilire regole che valgono solo per l’Europa mentre si lavora su mercati internazionali».
Anche Franco Ghiringhelli, vicepresidente di A.I.U.F.F.A.S.S. ha detto «condividiamo l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, ma servono ragionevolezza, investimenti, tempo e, soprattutto, controllo della uniformità di regole a livello mondiale: cosa che, al momento, è ben lontana dal realizzarsi».
In questa direzione la richiesta, espressa da Guido Tettamanti, direttore generale di A.I.U.F.F.A.S.S., di unificare gli audit richiesti dai brand alla filiera per ottimizzare tempi e richieste, ha raccolto un applauso di approvazione.
Sono poi intervenuti Maurizio Marchi, Chief Operating Officer di Innovhub, che ha aggiornato sull’avanzamento dello studio LCA sulla filiera serica, ossia la ricerca sull’impatto ambientale della filiera che l’industria europea sta svolgendo assieme ai produttori cinesi di seta, mentre Filippo Brusa, Chemical Laboratory Manager presso il Centro Tessile Serico Sostenibile di Como, ha presentato gli strumenti predisposti per aiutare le PMI ad attraversare la transizione ecologica.
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