Timori in Valle per i dazi
annunciati da Trump
Il mondo del vino trema

Commercio globale Per la produzione locale il mercato americano rappresenta il 10% del totale.«Situazione delicata»

Trema il mondo del vino italiano dopo la minaccia del presidente americano Donald Trump di alzare al 200% i dazi su champagne e vini se la Ue non ritira il dazio del 50% sul whisky americano.

La perdita dell’economia europea non sarebbe da poco: circa 4,9 miliardi di euro di export, ovvero il monte totale delle esportazioni dirette Oltreoceano, secondo una stima dell’Uiv. È quindi «grandissima» la preoccupazione «per una escalation tariffaria che avrebbe effetti dirompenti su entrambi i lati dell’Atlantico», commenta Federvini. Con danni ingenti e «probabilmente irreparabili, coinvolgendo filiere produttive, decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di lavoratori, sia negli Stati Uniti sia in Europa».

Il solo export italiano di vino verso gli Usa vale quasi 2 miliardi di euro ed è in crescita. «Con tariffe di queste (s)proporzioni, i nostri produttori di vino perderebbero il partner commerciale numero uno al mondo», sottolinea Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura.

«Misura estrema»

Sarebbero «una misura estrema che manderebbe di fatto in sofferenza il vino italiano, compromettendo un percorso che negli ultimi venti anni ha visto le vendite negli Stati Uniti quasi triplicate in valore, con un incremento del 162%», secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat, «tanto da rappresentare circa un quarto delle esportazioni totali di vino italiano. Quasi un terzo del totale è rappresentato dagli spumanti». Gli Usa, spiega la confederazione, sono anche il primo consumatore mondiale di vino con 33,3 milioni di ettolitri (dati Oiv), e per l’Italia rappresentano in valore il mercato più importante.

Se poi scendiamo nel dettaglio della produzione regionale, secondo Cia-Agricoltori Italiani a dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Senza contare che il rischio di dazi, secondo l’associazione, «lascerebbe strada libera ai competitor che potranno aggredire una quota di mercato molto appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno».

Per mondo valtellinese dei vini, il mercato a stelle e strisce rappresenta circa il 10% del totale. Il settore a questo punto spera nel lavoro delle diplomazie, «determinante e fondamentale», sottolinea il Presidente del settore Vino di Confcooperative Fedagripesca Luca Rigotti «per evitare di appesantire una situazione geopolitica ed economica già delicata».

«Credo che ci voglia buon senso da entrambe le parti - aggiunge l’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia - Qualcuno deve cominciare a mostrare un po’ di buon senso, sia l’Europa a farlo per prima». Sulla stessa linea gli esportatori di vini e distillati francesi che per bocca di Nicolas Ozanam, direttore generale della Federazione di categoria (FEVS), oggi si sono appellati alla Commissione europea affinché «dia prova di realismo».

Sul tema, qualche settimana fa, si era espressa anche Loretta Credaro, presidente della Camera di commercio di Sondrio. E se anche quello statunitense non rappresenta il principale mercato per l’export valtellinese, qualche ripercussione rischia di esserci.

L’opinione

«È chiaro che quella statunitense è un’economia di grande importanza e quindi direttamente o indirettamente una ricaduta ci sarà - aveva commentato -. Bisognerà attendere per capire gli effetti una volta noti i provvedimenti protettivi. Anche per sapere quali e quanto degli annunci fatti dal presidente Trump in campagna elettorale si tradurranno in misure concrete».

«I dazi non li hanno ancora messi, come si dice non fasciamoci la testa prima di romperla - aveva aggiunto Mamete Prevostini, presidente del Consorzio di tutela vini -. Nella precedente esperienza alla Casa Bianca Trump aveva già innalzato i dazi, ma senza conseguenze troppo negative. Non resta che aspettare e capire cosa succederà esattamente. Possiamo immaginare che il vino costerà un po’ di più, speriamo solo non una cifra tale da mettere a repentaglio i volumi. Quel che è certo è che dazi e gabelle non fanno bene al mercato, ma staremo a vedere».

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