Torna “Mpmi”. Il magazine delle imprese di Como e Lecco

In edicola Da venerdì 28 giugno con La Provincia a Como e Lecco. Il racconto delle aziende e il focus su Transizione 5.0

Il racconto delle micro-piccole e medie imprese del territorio lariano, vera e propria architrave dell’economia nell’industria e nell’artigianato, nel commercio e nei servizi. È il tema di Mpmi, il magazine che i lettori de La Provincia troveranno in edicola domani, in provincia di Como anche nei prossimi, in vendita opzionale a 4,30 euro e in provincia di Lecco, solo domani 28 giugno, in omaggio.

Per i lettori comaschi è un appuntamento che si rinnova, la veste grafica però è tutta nuova, in carta patinata. Un vero e proprio magazine, quest’anno focalizzato sul tema di Transizione 5.0, il programma utili ad accedere ai crediti d’imposta per investimenti in innovazione finanziati dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che pesano 6,3 miliardi.

Mpmi viene proposto in concomitanza con la Giornata dell’economia in cui viene presentato il Rapporto sullo stato dell’economia lariana. Quest’ultima ha concluso il 2023 in modo confortante; una valutazione tutt’altro che scontata, tenuto conto delle incertezze e forti criticità, dei rincari energetici e delle difficoltà negli approvvigionamenti di molte materie prime necessarie alle imprese che hanno caratterizzato quei 12 mesi.

Alle spalle c’è un anno positivo soprattutto per il lavoro. L’insieme delle forze di lavoro – vale a dire la popolazione residente attiva - si è ampliato fino ad attestarsi intorno alle 431.000 unità, registrando una crescita di 7.400 persone, con un incremento rispetto all’anno precedente pari all’1,7% (con la stessa intensità sia a Como che a Lecco).

È aumentato di conseguenza il valore del tasso di attività che nel complesso dell’area lariana è salito dal 70,7% (2022) al 71,2% (2023), con uno spunto più elevato a Lecco (dal 69,1% al 70,2%) rispetto a Como (dal 71,6% al 71,8%). In espansione, di conseguenza, anche i livelli occupazionali: rispetto all’anno precedente, nel 2023 il numero di occupati nell’area lariana è cresciuto di 9.400 unità, superando la soglia delle 411.000 unità e innalzando il tasso di occupazione lariano dal 67% al 67,9%. Tasso - calcolato dall’Istat - che risulta di poco più elevato in provincia di Lecco (68%) rispetto a quella di Como (67,9%).

Certo, non mancano gli elementi critici e il Rapporto ne individua tre. Negli ultimi 10 anni (2014-2023) nell’area lariana il numero di donne occupate è aumentato di circa 10.000 unità: tuttavia, il differenziale rispetto al segmento maschile si è ridotto in misura poco significativa. Nel 2014 il rapporto di genere indicava l’occupazione di 75 donne per ogni 100 uomini occupati; 10 anni dopo, nel 2023, è salito solo a 78 (in provincia di Como da 77 a 80; in quella di Lecco da 73 a 75). Poco cambia prendendo come riferimento il tasso di occupazione: fatto 100 quello maschile, il corrispondente valore femminile è salito nel decennio da 78 a 82 punti (e si allarga la forbice, a sfavore delle donne, per il tasso di disoccupazione: da 119 nel 2014 a 129 nel 2023, tenendo fermo a 100 il riferimento maschile).

La seconda criticità, presente ormai da oltre un decennio, riguarda i flussi delle assunzioni e degli avviamenti al lavoro, caratterizzati da una larga prevalenza di contratti a tempo determinato o con altre forme, comunque, a termine. I dati forniti dai Centri per l’Impiego registrano, nel 2023, una incidenza dei contratti a tempo indeterminato nella misura del 22,2%, inferiore a quella rilevata nel 2022, pari al 23%.

Infine le difficoltà espresse dalle imprese nella ricerca di personale - terza criticità nel mercato del lavoro lariano - sono ulteriormente aumentate nell’ultimo anno, sfiorando il 51% delle assunzioni programmate, un livello tra i più elevati a livello regionale e nazionale. Le assunzioni considerate “difficili” erano intorno al 39% nel 2021 e al 45% nel 2022. Ancor più evidenti nel lecchese (53%) che nel comasco (49%), le difficoltà espresse dalle imprese lariane risultano particolarmente accentuate nell’industria (per oltre 6 assunzioni su 10) e nel comparto turistico (ristorazione); con riferimento alle figure professionali, si segnalano soprattutto le professioni tecniche (circa il 60%) e gli operai specializzati (oltre il 70%).

Una parte delle imprese ritiene che le difficoltà di reperimento siano da collegare ad una non adeguata preparazione e formazione dei candidati: un aspetto da ricondurre al sempre difficile rapporto tra scuola e imprese, nonostante - superata la pandemia - sia stata messa in atto una serie di progetti e interventi da parte delle organizzazioni imprenditoriali, coinvolgendo numerosi Istituti Tecnici e Professionali.

La valutazione più ricorrente espressa dalle imprese riguarda tuttavia la ridotta presenza sul territorio di figure professionali funzionali alle attività delle imprese stesse.

Una scarsità di figure riconducibile, sia nel comasco che nel lecchese, a due fenomeni in atto da alcuni anni e i cui effetti negativi sono andati emergendo in misura sempre più evidente negli ultimi anni.

Il primo è di natura demografica, con il progressivo invecchiamento della popolazione, soprattutto con la riduzione del segmento giovanile e dei correlati flussi di inserimento nella popolazione in età lavorativa.

Il secondo aspetto riguarda le scelte degli studenti e delle loro famiglie con riferimento al percorso formativo post-obbligo; scelte caratterizzate nell’ultimo decennio da un’elevata propensione verso gli indirizzi liceali “generalisti”, a scapito di quelli tecnici e professionali.

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