Economia / Como città
Martedì 21 Gennaio 2025
Trump e i dazi, le imprese comasche in allarme
Svolta Usa Arredo e tessile temono barriere per le merci europee, ma anche maggiore aggressività cinese. Tagliabue: «Rischiamo un effetto domino». Taborelli: «Il protezionismo non è un vantaggio per gli americani»
«La domanda che ricorre in tutti noi, all’indomani dell’insediamento di Donald Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti, è sicuramente legata alla politica dei dazi doganali verso i prodotti europei e in seconda battuta verso i prodotti cinesi. In sintesi ci chiediamo quanto incideranno sull’economia nazionale e sulla nostra capacità produttiva» è il commento di Andrea Tagliabue, vice presidente di Tabu e presidente del Consiglio Gruppo legno e arredamento di Confindustria Como circa la politica protezionista degli Stati Uniti che potrebbe inasprirsi anche nei confronti dell’Europa o almeno questo è quanto è stato annunciato durante la lunghissima campagna elettorale.
Le reazioni
«È evidente che potrebbe scattare un effetto domino dove la riduzione dell’export italiano verso gli Usa sarebbe ulteriormente reso difficile per la nostra economia da una sicura spinta da parte della Cina che cercherebbe di ampliare i mercati europei e vicini per bilanciare il mancato export in America – prosegue Andrea Tagliabue - è un aspetto che non dobbiamo sottovalutare vista la grande capacità manifatturiera e di spinta commerciale di cui sono capaci. Da parte nostra, non possiamo rimanere passivi aspettando di vedere quello che accadrà, ma dobbiamo strutturarci per fare in modo che i prodotti italiani non perdano appeal e rimangano un “must have” anche se dovessero incrementarsi i dazi doganali. Ma su questa reazione dobbiamo lavorare fin da subito».
La preoccupazione si estende a tutto il comparto manifatturiero italiano ed europeo, tanto che ieri, nel corso della prima sessione plenaria dell’anno del parlamento europeo, il tema all’ordine del giorno includeva una maggiore attenzione alla produzione e al patrimonio intellettuale e creativo dei paesi dell’Unione. Dopo il protezionismo della Cina e ora quello annunciato, ma già attuato in parte, degli Usa, è arrivato il momento anche per l’Europa di fare sistema attorno alle sue imprese.
«In un momento complesso per il comparto tessile, l’annuncio di un eventuale aumento dei dazi doganali per l’export negli Usa non fa che aumentare la preoccupazione, anche se la produzione tessile negli Stati Uniti, di fatto, non c’è e trovo inverosimile che si pensi di poter far rinascere una intera filiera tessile» è la considerazione di Andrea Taborelli, amministratore delegato della Tessitura Serica A.M. Taborelli «presumibilmente acquisteranno ancora moda europea ma a costi più altri. Se davvero dovessero attuarsi misure di protezionismo negli Usa sarebbero a loro netto svantaggio».
Settore alimentare
È invece e soprattutto il settore alimentare a correre un rischio di contrazione dell’export verso gli Stati Uniti che sono naturalmente ottimi produttori alimentari, vini inclusi. Certo non hanno le eccellenze delle produzioni originali italiane, ma hanno modo di sostituirle. Non lo stesso può accadere con la moda: l’export dal distretto serico comasco è soprattutto di tipo indiretto, attraverso i clienti e i brand dell’alta moda francesi che a loro volta esportano negli Usa.
«In questo caso il timore è piuttosto che si riduca il vantaggio che abbiamo avuto fino ad ora con altre produzioni internazionali anche loro dirette in America – continua Taborelli – un aumento dei dazi che sovracarica i costi dei prodotti europei, potrebbe infatti avvantaggiare altri mercati esterni che in confronto diventerebbero più competitivi. Si tratta di paesi produttori sui quali ora gravano dazi equivalenti o superiori rispetto ai nostri. Rispetto a loro avevamo una forza maggiore che ora rischiamo di perdere».
Un problema quindi, affiancato a quello che vede la Cina in contrazione sui consumi,che desta non poche preoccupazioni, ma anche l’intenzione di reagire, una volta compreso davvero quello che accadrà.
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