Turismo, a Como -85%
«La ripresa è lenta,
le prospettive incerte»

A giugno aperto il 30% delle strutture con i flussi internazionali paralizzati (-93% gli stranieri). Cassani: «Autunno? Al momento poche prenotazioni»

Il turismo comasco sta mettendo in campo ogni sforzo per far fronte al calo drammatico delle presenze. Ma vuole azioni importanti e immediate: «Per salvare i posti di lavoro, chiediamo di prorogare la cassa integrazione sino a fine anno e ridurre il cuneo fiscale per le aziende che richiamano in servizio il personale. Indispensabile poi completare le misure sull’Imu e sugli affitti, da estendere nella durata ed applicare a tutte le imprese alberghiere». Lo domanda a gran voce Roberto Cassani, presidente degli albergatori di Confcommercio Como.

I numeri

Gli ultimi dati confermano la durezza del momento. Con la mancanza poi di un riferimento come gli americani. In provincia di Como il mese che abbiamo lasciato alle spalle segna un -85% rispetto al giugno 2019. Meno del 30% delle strutture è riuscita ad aprire completamente il mese scorso. Questo perché appunto i flussi dall’estero sono ancora fermi in maniera pesante: -93,2%. Meno in picchiata, ma non in modo tale da poter invertire la rotta, il mercato domestico: -67,2%.

Le ragioni alla base di questi dati sono differenti. È ancora lieve l’impatto dell’apertura delle frontiere interne all’area Schengen a metà giugno. D’altro canto, oltre ai turisti dagli Stati Uniti, mancano all’appello i russi, i cinesi, gli australiani e i brasiliani.

Se gli italiani si muovono leggermente di più, incidono altri fattori. Economici e non solo. In un periodo così delicato e con entrate ridotte (pensiamo a chi è in cassa), andare in vacanza è scelta non proprio scontata. Poi c’è chi ha consumato le ferie mentre c’era il lockdown o ancora in questo momento deve lavorare per recuperare i guadagni perduti. Ci sono poi altri elementi quali la riduzione degli eventi o anche i mezzi di trasporto con minore capacità rispetto a prima.

«I nostri mercati di riferimento sono fermi e certamente non riprenderanno prima del 2021 che peraltro, stante l’emergenza sanitaria ed economica globale, è un anno difficile da pronosticare – commenta ancora Roberto Cassani – Negli Usa si fa riferimento addirittura al 2022 come stagione della vera ripresa. Purtroppo tutto ciò avrà nei prossimi mesi gravi ripercussioni sulla sopravvivenza e capacità di investire di tante aziende del settore e sull’occupazione. Occorreranno tutta la capacità e la fiducia degli imprenditori – precisa - ed un sostegno vero, che fino ad ora non c’è stato, da parte dello Stato».

Le richieste

Questo chiedono le aziende del settore, con la preoccupazione che parte dai dati occupazionali nel Paese. I posti stagionali sono scesi del 58,4% e per l’estate sono a rischio 140mila posti di lavoro temporanei. Per luglio, l’83,4% delle strutture intervistate prevede un dimezzamento del fatturato rispetto allo stesso mese del 2019. Nel 62,7% dei casi, il crollo sarà devastante, superiore al 70%. Si dovrà aspettare la fine dell’estate per avere qualche segnale? «La penuria di prenotazioni per i prossimi mesi – afferma Cassani - fa vacillare la speranza che con l’autunno si possa realizzare una prima parvenza di ritorno alla normalità. Il decreto rilancio e gli altri provvedimenti adottati dal Governo contengono alcune misure utili, ma purtroppo non sono sufficienti ad evitare il tracollo di migliaia di imprese».

Il direttore di Confcommercio Como Graziano Monetti ricorda che l’associazione sta garantendo una serie di servizi a supporto: «Ad esempio le importanti riduzioni su Siae e Scf o ancora la cartellonistica multilingue realizzata ad hoc». Chi ha bisogno di sostegno, può contattare lo 03124441 o scrivere a [email protected].

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