Turismo e professioni. Il lavoro dei frontalieri è soprattutto nel terziario

I numeri del Ticino evidenziano anche l’aumento dei disoccupati

Sono almeno tre i dati d’interesse - e tutti riguardano in parte o in toto i nostri frontalieri - contenuti in due report pubblicati nell’ultima settimana dall’Ufficio di statistica ticinese.

Il primo suona come un campanello d’allarme per l’occupazione, anche frontaliera, considerato che «le 234 mila persone occupate in base all’ultima rilevazione del 2024 rappresentano il 2,2% in meno rispetto all’analogo periodo del 2023», con un aumento degli iscritti agli Ufficio regionali di collocamento pari a 1100 unità nel breve volgere di dodici mesi per un tasso di disoccupazione che in base all’indice Ilo ha superato il 7%.

Un valore quest’ultimo che l’Ufficio di statistica cantonale ha definito »superiore alla media degli ultimi 10 anni». Il secondo dato di rilievo - che non mancherà di dare nuova linfa alla polemica politica (soprattutto da parte di Lega dei Ticinesi e Udc) - ha a che vedere anzitutto con il fatto che i permessi “G” e in generale i frontalieri occupano un terzo dei posti di lavoro disponibili. L’oggetto del contendere maggiore riguarda però questa sottolineatura dell’Ufficio di statistica cantonale: «Se negli ultimi cinque anni gli occupati residenti sono diminuiti di 6100 unità (-3,6%), i lavoratori frontalieri sono aumentati di quasi 10 mila unità (+14,5%)». In questo contesto spicca anche il divario salariale tra residenti e frontalieri.

Divario che l’Ufficio di statistica che fa capo a Bellinzona ha quantificato in un rotondo 17,9% a beneficio dei residenti pari a 1027 franchi. Da qui la considerazione di fondo che «il divario salariale tra residenti e frontalieri è significativo, ma in buona parte (56%) giustificato dal fatto che i frontalieri occupano più frequentemente posizioni meno retribuite rispetto ai residenti».

Nel secondo report, balza subito all’occhio il terzo dato di rilievo, legato al fatto che i permessi “G” - quelli maggiormente diffusi tra i nostri frontalieri - hanno interamente (o quasi) monopolizzato il Terziario ticinese, di cui fanno parte, per rendere appieno il concetto, le professioni tecniche e scientifiche (sempre più gettonate tra i nostri lavoratori) nonché la sanità e non da ultimo hotellerie e ristorazione. In buona sostanza, il 67,4% degli oltre 78 mila frontalieri occupati in Ticino al 31 marzo risultava attivo nel Terziario ticinese, con un lavoratore su tre - a livello generale (dunque inclusi i settori Primario e Secondario) - riconducibile nei vari segmenti ad un permesso “G”. Sopra il 7%, come anticipato, il dato della disoccupazione ai sensi dell’indice internazionale Ilo a fronte del 2,4% censito dagli Uffici regionali di Collocamento sempre nel primo trimestre dell’anno.

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