Economia / Como città
Domenica 10 Dicembre 2023
Un franco svizzero da record. Frontalieri felici, l’export meno
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Il franco svizzero ha proseguito ieri la sua imperiosa ed a tratti preoccupante corsa sull’euro, abbattendo così il record stabilito nel gennaio 2015, quando poi la Banca nazionale svizzera decise di abolire la soglia minima di cambio. Prova ne sia che ieri per acquistare 1 franco servivano 1,06 euro. Per dare un riferimento diretto nell’ultimo mese (cioè a partire dall’8 novembre) su uno stipendio medio di 4mila franchi di un nostro frontaliere, l’aumento netto con la sola fluttuazione del cambio è stato pari a 80 euro. Anche per questo motivo già da venerdì è iniziata la “corsa” da parte di tanti nostri lavoratori a cambiare i franchi in euro. Corsa che proseguirà di certo anche lunedì, alla ripresa della settimana lavorativa e soprattutto alla riapertura delle banche dopo il ponte dell’Immacolata.
È chiaro che questa situazione porta numerosi vantaggi, per gli stipendi dei nostri lavoratori, ma anche tante incognite, legate all’export e per diretta conseguenza alla tenuta di numerose imprese. Prova ne sia che ancora ieri numerosi addetti ai lavori hanno ipotizzato un intervento a stretto giro della Banca nazionale svizzera sul modello di quanto avvenuto a metà gennaio del 2015. Nel frattempo la Bns sta vendendo euro, soprattutto per non “importare” inflazione. «Il franco si sta rafforzando sempre di più nei confronti dell’euro. Questa all’apparenza potrebbe essere una buona notizia per i lavoratori frontalieri, in quanto vedono rafforzarsi il proprio potere d’acquisto. E questo perché la corsa del franco svizzero irrobustisce i salari - fa notare Andrea Puglia, responsabile frontalieri del sindacato Ocst -. Tuttavia si tratta di una buona notizia solo in apparenza. Un franco così forte sta infatti mettendo in crisi una parte del mercato del lavoro svizzero, a cominciare dal settore industriale. Il tema di fondo è legato all’export, su cui le industrie svizzere puntano in maniera decisa. Per fare un esempio pratico, se un’azienda vuole vendere un macchinario ed avere da questa vendita un utile - ipotizziamo - di 100 mila franchi, inizialmente il guadagno ipotizzato in euro era pari a 100 mila euro con il cambio “1 a 1”. Dunque il macchinario poteva essere piazzato sul mercato ad un certo prezzo. Ora le cose sono cambiate e quel macchinario dovrà essere piazzato ad un prezzo maggiore».
Da qui ripercussioni anche sul lavoro: «Ci sono aziende che stanno chiedendo piani di crisi o in seconda istanza stanno riducendo il personale. Concetto importante questo perché ogniqualvolta si verificano queste dinamiche è il personale a rimetterci».
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