Vecchi frontalieri: «Contributo mini, tra i 100 e 120 euro»

Confine L’assessore regionale Massimo Sertori interviene sulla “tassa sulla salute” in vigore dal 2025: «Non sarà chiesto ai Cantoni nessun dato sensibile»

«Regione Lombardia non ha chiesto ai tre Cantoni svizzeri (Ticino, Grigioni e Vallese) alcun dato sensibile dei “vecchi” frontalieri né tantomeno l’importo dei rispettivi stipendi». La lunga chiacchierata con l’assessore regionale Massimo Sertori - sua la delega ai rapporti con la vicina Confederazione - prende le mosse da qui.

Il tema di fondo riguarda la “tassa sulla salute” che dal prossimo 1 gennaio Regione Lombardia e le regioni di confine andrà ad applicare per i “vecchi” frontalieri in un range tra i 30 ed i 200 euro mensili. In questo contesto l’assessore regionale ha già anticipato che l’intenzione di Palazzo Lombardia è applicare il contributo nell’ordine dei 100-120 euro mensili (su uno stipendio base di 4 mila euro). «Tassa è un termine improprio. Si tratta di un contributo - la premessa di Massimo Sertori - c’è un equivoco di fondo. Da parte nostra non sono stati chiesti né dati fiscali né redditi, bensì i nominativi dei frontalieri che hanno optato per il sistema sanitario. Questo perché dal 2000 il frontaliere può decidere in autonomia a quale sistema sanitario affidarsi. Se l’opzione è quella del sistema sanitario, questa opzione vale per il frontaliere, ma anche per i familiari a carico».

A questa richiesta, Ticino (per primo) e Grigioni hanno risposto che al momento non vi sono basi legali per dar corso a questa richiesta. A fronte di ciò Regione Lombardia ha già pronta un’exit strategy attraverso un accordo bilaterale sul modello di quanto in essere tra Svizzera e Francia. Il ragionamento di fondo di Palazzo Lombardia passa anche da un concetto essenziale e cioè che «se il servizio sanitario va erogato è giusto conoscere anche i nominativi delle persone cui vengono erogati questi servizi - la chiosa di Massimo Sertori -. Giusto mettere ordine, dunque. Approfitto del vostro giornale per rimarcare che non vi è nulla di preoccupante dentro questa nostra richiesta».

A breve sarà emanato un decreto attuativo rispetto al provvedimento approvato in Legge di Bilancio, in cui saranno meglio delineate le regole d’ingaggio. Secondo l’assessore Sertori però una premessa è d’obbligo e cioè che «questo contributo prende le mosse da una sottolineatura della Ragioneria dello Stato, la quale si è resa conto che sia i frontalieri sia gli italiani residenti all’estero non iscritti all’Aire usufruiscono del Servizio sanitario italiano senza pagare nulla. Per i nostri frontalieri sino al 2000 non era così in quanto pagavano un bollettino pari a circa 600 mila lire annue. Ora si è andati a colmare questo vuoto normativo».

A seguito del provvedimento contenuto nella Legge di Bilancio, Regione Lombardia - investita dell’argomento - ha delineato un modus operandi per sanare questa anomalia.

«La Legge dice che il contributo richiesto può variare da un minimo del 3% a un massimo del 6% della retribuzione netta e comunque non sotto i 30 euro e non sopra i 200 euro. Noi siamo orientati di applicare questo contributo verso la quota minima - l’ultima sottolineatura di Massimo Sertori -. Ciò significa che un frontalieri il cui stipendio ammonta a 4 mila euro netti al mese andrà a pagare un contributo mensile massimo di 120 euro che garantirà la copertura del sistema sanitario per sé e per i propri familiari a carico. A breve annunceremo i nostri propositi anche alle organizzazioni sindacali e così a tutti i soggetti interessati. Peraltro abbiamo chiesto e ottenuto che questi soldi rimangano sul territorio, tanto è vero che questi fondi garantiranno un aumento degli stipendi di medici e infermieri delle zone di confine. Un primo esempio a livello nazionale di federalismo fiscale».

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