A Como il dividi et (non) impera

Alessandro Rapinese è un buon sindaco? Lo diranno i posteri, fra tre anni, quando l’attuale primo cittadino, già l’ha annunciato, si presenterà a un voto che potrebbe essere un referendum su se stesso. Per ora si può dire che, senza dubbio alcuno, è un amministratore che fa. Non solo fiumi di parole in buonissima parte autoreferenziali, ma anche opere, abbastanza per soli 24 mesi di mandato. Ora però cominciano ad emergere anche alcuni omissioni. La più clamorosa è la bocciatura da parte di Fondazione Cariplo del progetto presentato a palazzo Cernezzi per una rivoluzione del sistema museale cittadino.

Una sconfitta che, al di là delle responsabilità, non è solo del sindaco, ma di tutta la città. Perché la proposta, tutt’altro che disprezzabile e avrebbe non solo ampliato e diversificato, ma anche elevato l’offerta culturale del capoluogo. Nel merito c’era poco da dire, infatti, il no del filantropico sodalizio è calato sul metodo. Domani, in consiglio comunale, sentiremo cos’altro dirà “don Lisander” ai suoi concittadini sulla questione. Finora si è limitato all’invettiva o poco più, suscitando reazioni quantomeno allibite. “Nessun Comune ha mai reagito in questo modo a una bocciatura”, ha detto Enrico Lironi, comasco ed esponente della Fondazione, la cui risaputa e cristallina onestà intellettuale, fa immaginare che si sia pure dispiaciuto di fronte al pur ineluttabile diniego. Sarebbe bello capire se e come sarebbe possibile recuperare comunque le risorse per il progetto sui musei, mentre sembrano mancare anche quelle per il recupero del Politeama, ora indirizzato alla vendita.

Ma dietro la bocciatura da parte di Fondazione Cariplo, magari, ci sono ragioni politiche. Non quelle del sordido retrobottega. Forse, addirittura, quelle nobili evocati da Rapinese nel suo slogan social per cui la “politica è una cosa magnifica. Ciò che non funziona sono i partiti”. Che in questo caso non c’entrano neppure. Ma il bello della politica sta anche nella capacità di dialogare, di mettersi insieme, di superare gli interessi di parte per il bene comune. Una specialità che, purtroppo, anche prima della presa di palazzo Cernezzi da parte dell’attuale primo cittadino, è stata raramente la specialità della casa. A Como le consorterie, le invidie, la voglia di specchiarsi nel proprio ombelico, la gioia per gli insuccessi dei nemici che compensano le mancate vittorie sono spesso state di casa. Con il risultato di seriali colpi di vanga nei denti della città.

Anche la divergenza di interessi tra Comune capoluogo e Provincia, non è un inedito, anche se non si era mai manifestata nei termini dirompenti della polemica tra il sindaco e Fiorenzo Biongiasca, numero uno di Villa Saporiti, prossimo fortino che Rapinese punta a espugnare. Ma non è solo questo il motivo del contendere tra i due. A Milano, sempre Fondazione Cariplo, sono infatti arrivati due grandi progetti. La Provincia ha presentato quello per la creazione di un polo scolastico nell’area del San Martino, tutt’altra cosa rispetto alla proposta del Comune, ma con il medesimo destino. Non è che la contesa locale ha finito per indebolire entrambi i contendenti? Fra i tanti precedenti negativi in questo senso, ce n’è uno virtuoso, senza entrare nel merito dell’opportunità e della sua evoluzione. Quello sempre al cospetto della fondazione bancaria tra il campus universitario e la riqualificazione di Villa Olmo e dintorni. Alla fine, dopo una contesa dialettica e civile, solo una delle due buste aveva preso la via del capoluogo regionale: quella legata alla prestigiosa dimora in riva al lago. E il viaggio era andato a buon fine. Non si poteva seguire l’esempio anche questa volta: dialogare, discutere, ma poi arrivare a sintesi e remare tutti nella stessa direzione. In fondo siamo terra di canottieri anche se ce lo ricordiamo solo nei tempi olimpici come questi in cui, anche gli atleti olimpici ci insegnano che si può fare squadra e conquistare il podio.

A Como il “divide” quasi mai si è coniugato con “l’impera”. Meditiamoci.

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