Abbondini: le scelte
surreali del Comune

Alcuni lettori ci hanno scritto o segnalato che don Roberto non l’avrebbe voluto questo Abbondino e perciò non sarebbe il caso di sollevare tutto questo polverone sulla mancata assegnazione della benemerenza civica comasca al sacerdote martire. Il problema non è lui, ma coloro che hanno nicchiato, in maniera quantomeno incomprensibile, di fronte alla proposta per l’assegnazione del riconoscimento. Vero che a Como si tende a nascondere la polvere sotto il tappeto, anche e soprattutto quella alzata dai calzari del prete vicino agli ultimi durante la sua incessante azione di assistenza al prossimo.

Ma questo non può andare bene perché, come sempre, si tende a fornire un’immagine della città che è solo parziale e non appartiene a tutti i comaschi. Avrebbe anche ragione l’assessore Elena Negretti quando sostiene che la concessione dell’Abbondino d’Oro a don Roberto sarebbe stato un atto di ipocrisia se non fosse che, anche in questo caso, parla per una parte, la sua che non contiene l’intero idem sentire della comunità comasca su questa tragedia. Posizione comunque rispettabile come quelle degli altri componenti della commissione chiamata ad assegnare i riconoscimenti che non hanno aderito alla proposta di Fabio Ferretti, Davide Gervasoni e Antonella Patera. Ma poiché in queste cosa il diavolo ci mette sempre la coda è impossibile far finta di nulla di fronte al dono per don Roberto della medaglia d’oro alla memoria da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, proprio nello stesso giorno in cui gli veniva negata la benemerenza della sua città.

Non capita spesso che gli Abbondini suscitino polemiche e dibattiti. L’unico precedente potrebbe essere quello del 1993 quando l’allora assessore comunale alla Cultura Emilio Russo, tragicamente scomparso alcuni giorni fa, propose di premiare Michele Moretti ex dipendente della cartiera Burgo di Maslianico, ex calciatore ed ex componente della 52esima brigata partigiana Garibaldi entrata nella storia per aver fermato a Dongo la colonna tedesca in cui si nascondeva, camuffato da soldato, Benito Mussolini. Com’è noto, Pietro Gatti (il nome di battaglia di Moretti) è considerato il vero esecutore della fucilazione del duce e di Claretta Petacci. Normale che quella scelta, pur avallata all’unanimità dalla giunta di allora guidata dal sindaco Renzo Pigni, fosse stata divisiva e contestata. Un po’ meno che la stessa sorte debba toccare a un personaggio come don Roberto e allora è giusto che, dopo averla messa in risalto perché i comaschi possano farsi un’opinione, sulla vicenda possa anche calare l’oblio.

Si consenta però di fare notare come l’assegnazione di questi Abbondini d’Oro finisca con il varcare il confine del surreale. Niente da dire sui beneficiari, le cui attività hanno dato lustro e notorietà a Como: il discorso vale sia per lo scrittore Gianni Clerici, sia per lo studioso Angelo Sesana, sia per l’associazione Alice.

Ma senza voler offendere gli interessati, questi nomi potevano essere scelti anche in un altro anno. Non in questo maledetto 2020, per la nostra città è non solo. I componenti della commissione che assegna le benemerenze civiche sembrano essersi dimenticati di quello che ha fatto il Covid nella nostra città: malati e morti, purtroppo, anche tra i medici, gli infermieri, le suore e i preti che si sono prodigati per assicurare cure e assistenza. Si sarebbe potuto scegliere una di queste figure per rappresentare anche tutte le altre. Quest’anno ci ha anche lasciato Luciano Forni, ex politico democristiano di lungo corso che, negli ultimi anni aveva un po’ virato verso posizioni di sinistra. E secondo i pissi pissi, visto che, come ci hanno ricordato sui lavori della commissione per le benemerenze, vige la segretezza (pensa te!), sarebbe stata quella la ragione per cui gli è stato negato il riconoscimento. Fa niente se l’ex parlamentare è stato uno degli artefici, nel 1978, della legge di riforma del sistema sanitario considerato uno dei migliori al mondo anche per l’azione di contrasto al virus. Pochi forse sanno (chi scrive lo apprese dallo stesso Forni) che la “svolta” dell’uomo politico sia stata ispirata da Oscar Luigi Scalfaro, noto un tempo per essere tra gli esponenti più a destra dello scudocrociato in quanto seguace dell’ex ministro Mario Scelba. Ma questa, a quanto pare, è una città senza memoria. Oppure con politici che usano la memoria a loro uso e consumo. In sostanza, dimenticandosi di don Roberto, di Forni e del Covid, gli Abbondini ci viene detto che quest’anno a Como non è accaduto nulla. E il Comune conferma di essere lontano anni luce dalla sensibilità e dal sentimento dei cittadini. Forse il problema sta nell’estate del 2017. Lì sì è successo qualcosa: l’elezione di questo sindaco Mario Landriscina (che sugli Abbondini continua a non pronunciarsi e forse si capisce il perché) e di questa amministrazione comunale.

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