“Bravo Borghi... lui ha già una stazione, altrimenti in futuro meriterebbe anche lui una dedica”. Basterebbe questa considerazione inviata dal lettore Mirco Novati sul nostro sito per chiudere la vicenda della mancata intitolazione del lungolago ad Alida Valli: l’ennesimo tocco di grottesco che è uno dei biglietti da visita dell’attuale amministrazione comunale. Borghi (nonché Aquilini) Claudio è il machiavellico consigliere leghista che ha smontato la trama tessuta da Sergio De Santis, esponente di Fratelli d’Italia e casualmente alleato in maggioranza, che stava per compiere l’inaudita scempiaggine. Voleva addirittura legare un pezzo di lungolago a un’attrice che a Como ha vissuto e studiato, e che ha amato e ricordato più volte con nostalgia il nostro lago. Una specie di antenata di quell’importuno di George Clooney, che continua a permettersi di fare il testimonial del Lario e attira così dalle nostre parti frotte di molesti turisti.
Le altre ragioni addotte da Borghi per spiegare un no condiviso da Forza Italia (o di quel che ne resta) e dalla lista civica ispirata dal sindaco Landriscina (tranne lui medesimo, che per non rischiare di farsi notare si è astenuto) meritano di essere elencate: vi sono personaggi più degni della povera Alida Valli, che magari oltretutto dovrà scontare la colpa di aver interpretato il film “Piccolo mondo antico” sul lago di Lugano, anziché sul Lario. Certo, anche quel Fogazzaro che ha ambientato il romanzo lì, è proprio il caso di mantenere una via dedicata a lui in città?
Un esempio citato da Borghi è quello di Giuseppe Terragni, a cui è intitolato solo un piazzolo: neppure piazza, come il “sottococo” di “Amici miei”. Insomma, siamo davanti a una sorta di manuale Cencelli della toponomastica. Non sarà un po’ troppo che Alessandro Volta si sia preso un vialone, una piazza e addirittura una frazione, mentre il povero Cavour solo un piazzone, peraltro bruttarello, vista lago? C’è da pensarci su.
Altra ragione addotta dal consigliere leghista è che la decisione dell’alleato non è stata concordata, come se servisse un vertice di maggioranza per una scelta che comunque non avrebbe dirottato il destino di Como, ma forse l’avrebbe resa un po’ più simpatica.
La verità vera, purtroppo, è addirittura più banale delle ragioni di Borghi: i rapporti tra Carroccio e Forza Italia a livello locale ormai sono più o meno quelli dei bambini di un tempo che si facevano i dispetti a colpi di “cicca cicca”. Spiace che ci sia andata di mezzo Alida Valli. Ma ancora di più che la nostra città, grazie a chi l’amministra, faccia un’altra volta una figura di palta. Perché la vicenda è giunta alle orecchie dei nipoti dell’attrice che stanno a Roma e di certo è circolata nel bel mondo e non solo. Un’altra perla dopo essere balzati agli onori delle cronache per essere il luogo che sradica le panchine da terra per non farci sedere gli immigrati e lascia i senzatetto a dormire sotto i portici di una chiesa sconsacrata a due passi dal centro, per non parlare dei bivacchi davanti alla stazione San Giovanni di qualche anno fa, diffusi a reti unificate.
Alle prossime elezioni comunali il candidato sindaco ideale potrebbe essere Tafazzi, il personaggio interpretato anni fa da Giacomo del trio con Aldo e Giovanni che era uso percuotersi gli attributi con una bottiglia.
La nostra fortuna è che vince sempre la bellezza. Quella eterna di Alida Valli, che meriterebbe perlomeno un ripensamento sull’opportunità di renderle omaggio: si incastonerebbe perfettamente con lo splendore di una città che continua a mantenersi attraente e affascinante nonostante i tafazzeschi tentativi di coloro che la governano.
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