Sono i tempi che creano le opportunità. Per esempio: se Raffaello avesse dipinto oggi, e non nel 1513, la sua “Madonna Sistina” per i due angioletti dipinti alla base del quadro si sarebbe aperta l’occasione di fare un po’ di quattrini.
Come? Semplicemente denunciando il pittore per sfruttamento dei diritti d’immagine, aggiungendo magari, per soprammercato, l’accusa infamante di “pornografia infantile”.
Così facendo i due angioletti – o meglio, i modelli che li hanno ispirati – avrebbero costretto Raffaello ad aprire i cordoni della borsa, attirato l’attenzione dei media e della Rete e generato quel che si chiama un “social trend”. Invece, poveracci, essendo nati nell’epoca “sbagliata” devono accontentarsi dell’immortalità dell’arte.
Ancora oggi li si può vedere; a Dresda, dove è conservato il quadro di Raffaello, oppure nelle mille riproduzioni nei libri e online: creaturine alate, ignude (per quel che si può scorgere), che si affacciano alla scena sacra con aria quasi annoiata, come chiamate al “servizio” solo all’ultimo momento. Figure che aggiungono al dipinto un impagabile tocco umoristico ma ormai, a secoli di distanza da quelle pennellate, ridotte al silenzio, le identità originali perdute nel fluire del tempo.
Spencer Elden, al contrario, è ben presente e sintonizzato con l’attualità. Tanto è vero che, nel solco della tendenza al dissotterramento delle magagne del passato oggi in pieno corso, ha deciso di procedere con una denuncia di massa nei confronti dei membri (ancora viventi) della band dei Nirvana, di una serie di case discografiche nonché del fotografo e del grafico che curarono la copertina del celebre album “Nevermind”, uscito giusto 30 anni fa e diventato rapidamente pietra di paragone assoluta del “grunge”.
È lui il bambino che, pisellino in vista, nuota verso la banconota da un dollaro agganciata a un amo trascinato come esca. In passato, Spencer ha celebrato diversi anniversari dell’uscita del disco prestandosi, in costume da bagno, a ricomporre la famosa scena acquatica. Oggi, ha cambiato idea: “Ogni volta che vado allo stadio a vedere una partita – ha dichiarato – penso che tutta quella gente intorno a me ha ha visto il mio pene. Sento che una parte dei miei diritti umani mi è stata negata”.
Cambiare idea è prerogativa di tutti e solo Spencer adulto sa che cosa ha vissuto Spencer bambino e Spencer adolescente. La contabilità, però, non si presta a interpretazioni: dicendosi intenzionato a incassare 150mila dollari da ognuno dei soggetti denunciati, l’ex bimbo-copertina rivela una certa ambiguità dell’operazione. Non tanto perché la nuotata entusiastica verso il dollaro già lo denunciasse per precocemente venale, quanto perché applicare l’accusa di “pornografia infantile” a quella foto appare piuttosto forzato. Se così stessero le cose, i cassetti di milioni di famiglie traboccherebbero di pedopornografia, perché, in passato almeno, quasi a nessun neonato era risparmiata la fotografia “nu couché” sul lettone.
Nell’immagine di “Nevermind” è difficile trovare traccia di intenzioni torbide, così come ne “La pubertà” di Edvard Munch, quadro capace invece di esprimere con un nudo sgomento e solitudine esistenziale. Sensazioni ben diverse da quelle emanate dalle adolescenti di Balthus in dipinti impossibili da guardare senza provare un senso di turbamento.
Esclusa la pornografia, della copertina di “Nevermind” si può dire al massimo che anticipa quell’arte con messaggio incorporato molto apprezzata oggi soprattutto nelle incursioni pittoriche di Banksy. Un’arte pronta all’uso, trasparente se non facile, molto social: l’ideale per richiamare i “like” e gli “share”. Ecco, forse di questo potrebbe lamentarsi Spencer Elden: di non essere un angelo di Raffaello ma un bambino del grunge. La differenza c’è e si vede.
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