
Ci sono tanti tipi di regime. Ci sono quelli reazionari, ad esempio. Oppure quelli autocratici. O quelli teocratici. O, infine, quelli totalitari, i peggiori di tutti, come insegna il Novecento. E questi prevedono largo uso di polizia, servizi segreti, carceri e carcerieri, controlli occhiuti e soffocanti, campi di detenzione e di rieducazione e lager e gulag e sabati fascisti (o comunisti). Roba brutta, roba del secolo scorso, talmente spaventosa da ringraziare il cielo di non viverla di persona.
Ma, per quanto paradossale possa apparire, anche roba vecchia, superata, roba da “dilettanti”. Oggi non c’è più bisogno di picchiare o torturare o sparare, perché il nuovo modello di dittatura, la dittatura 4.0, la dittatura omeopatica, non prevede costrizione, ma pura e semplice manipolazione. Siamo schiavi di un pensiero unico planetario e manco ce ne accorgiamo, anzi, ne siamo ben contenti perché siamo noi i primi a nutrirlo. Nel profetico “1984” di Orwell si vietava tutto, nel molto più profetico “Il mondo nuovo” di Huxley si permetteva tutto. E qui sta la fregatura. La fregatura definitiva.
Ieri si sono celebrati i funerali del Papa. Evento planetario e commovente come pochi altri. Anche per i laici, naturalmente. O almeno per i laici che non siano degli stupidi. E nei giorni scorsi i media ci hanno inondato di notizie sul tema, come è giusto che sia. Dieci pagine, venti pagine, trenta pagine al giorno, decine e decine di telegiornali, ore e ore di dirette e interviste e dibattiti e talk show durante i quali è stato detto tutto, ma proprio tutto sulla vita di Jorge Bergoglio. Abbiamo saputo tutto sulla sua infanzia e la sua famiglia e la sua formazione spirituale e la sua cultura gesuitica e la sua posizione sui migranti e sui poveri e sugli omosessuali e sul lavoro, sull’Occidente e sull’Oriente, su Gaza e sull’Ucraina, sugli Stati Uniti e sulla Russia, sui suoi amici e i suoi nemici dentro e fuori la Curia, sul suo stile di vita, il suo stile di predicazione, le sue parole, le sue omelie, le sue encicliche, il suo essere di “sinistra” o di “destra” e tutto il resto della sua vasta biografia. Tutto, ma proprio tutto è stato analizzato e raccontato e dibattuto in questi giorni così ricchi di notizie.
Tutto, a parte una cosa. Una cosa, una sola cosa non è mai stata citata. Sparita, svanita, evaporata. Non c’è stato un giornale del mainstream nazionale, una televisione generalista, pubblica o privata, un sito ufficiale di informazione che abbia speso un titolo, un commento e molto spesso manco una riga - con poche, pochissime eccezioni coraggiose - su un argomento fondamentale del suo papato. In questa settimana nessuno ha pubblicato una parola su quello che ha detto sull’aborto. E non lo ha detto una volta sola durante i dodici anni di pontificato, ma più e più volte, in occasioni ufficiali e informali. Ed è sempre finito, o quasi, sotto silenzio o annegato a pagina 37 o in chiusura di telegiornale.
Sentiamolo quindi Papa Bergoglio: “Un aborto è un omicidio. I medici che si prestano a questo sono sicari. Sono dei sicari. E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita. I metodi anticoncezionali sono un’altra cosa, io ora sto parlando dell’aborto. E su questo non si può discutere”. Bene, qualcuno è stato informato dai media su questo aspetto centrale del suo apostolato? Vi sembra irrilevante per un Papa la sua posizione sull’aborto, cioè sulla genesi della vita, sulla proprietà della vita, sulla potestà sulla vita e sulla morte di altri esseri umani? Vi sembra meno importante della squadra di calcio per cui tifava o della sua passione tersicorea o del suo film preferito o della sua posizione sulle donne nella Chiesa? Un Papa che ribadisce con durezza assoluta, forse ancor più di Wojtyla, che il feto è intoccabile, intangibile e sacro e che nessuno - neanche la madre! - ha diritto di eliminarlo è una cosa di poco conto?
Attenzione. Il tema non è essere più o meno d’accordo con quello che dice il Papa, è un tema talmente alto, assoluto e devastante che non può essere affidato che alla singola coscienza di ognuno di noi. Non è questo il punto. Il punto, il punto dirimente, il punto avvilente è perché questo fatto sia sparito dalla ricostruzione del suo profilo, perché sia stato sbianchettato, insabbiato, censurato. Perché? Perché? Perché? Lo sappiamo tutti perché. Perché questo fatto, questo assunto dottrinale così granitico e definitivo, così “altro” rispetto alla morale comune, alla pappardella omogeneizzata, al conformismo, al fariseismo ipocrita e tartufesco che ammanta questo povero Occidente flaccido, marcio, grottesco e piagnone non è digeribile da noi pecoroni, da noi salmerie, da noi popolo bue.
La dittatura omeopatica, che estende il suo dominio da destra a sinistra, esige che tutto, e quindi anche il Papa - che è il “diverso” per antonomasia, è quello che frequenta i campi della fede, dell’etica, dello scandalo, della metastoria - sia banalizzato, ingabbiato, addomesticato. Bisogna ridurlo a un santino, una bandierina da sventolare, un nonnetto simpatico e bizzoso che ama i negretti, ma anche i bambini biondi, dice ovvietà sull’essere tutti quanti più buoni e tutti quanti contro la guerra e tutto il resto della melassa che ingurgitiamo per sentirci a posto con la coscienza. E’ quello che vogliamo sentirci dire - anche dal Papa, soprattutto dal Papa - per andare avanti con la nostra ridicola vita da borghesucci da quattro soldi, le nostre aspirazioni da quattro soldi, le nostre frustrazioni da quattro soldi. Figurarsi se ascoltiamo uno che parla della morte o che urla che chiunque abortisce è un assassino. Inaccettabile. La vita e la morte “devono” sparire dai nostri pensieri.
Ma sentiamolo ancora, il Papa: “Il secolo scorso tutto il mondo era scandalizzato per quello che facevano i nazisti per curare la purezza della razza. Oggi facciamo lo stesso, ma con i guanti bianchi: è di moda, quando in gravidanza si vede che forse il bambino non sta bene, dire “lo mandiamo via”. L’omicidio dei bambini. Per mantenere una vita tranquilla si fa fuori un innocente”.
Papa Bergoglio era “anche” questo. Forse era “soprattutto” questo. Cerchiamo di ricordarcelo prima che i volenterosi censori del regime omeopatico ci espiantino definitivamente il cervello.
@DiegoMinonzio
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