Quel che pareva incredibile solo pochi mesi fa, si potrebbe avverare. Silvio Berlusconi, infatti, non ha per nulla rinunciato all’idea di essere eletto capo dello Stato. E i segnali che arrivano in questi giorni dal mondo politico e non solo, non sembrano dargli torto. Ha cominciato un magistrato di Palermo Nino Di Matteo che ha ricordato come ogni toga debba avere dietro la scrivania l’immagine incorniciata del presidente della Repubblica in carica che è anche il capo del Consiglio superiore della magistratura.
Nel caso di elezione del Cavaliere, ha voluto sottolineare il pubblico ministero, gli operatori di giustizia di tutta Italia si troverebbero nella singolare condizione di svolgere il loro lavoro con alle spalle l’effigie di un condannato in via definitiva per frode fiscale, nonché imputato in numerosi processi. Vero è che Berlusconi ha scontato la pena attraverso l’affidamento ai servizi sociali ed è stato assolto oppure ha ottenuto la prescrizione in altri procedimenti, il che lo rende eleggibile alla massima carica dello Stato. Altro discorso, come vuole sottolineare Di Matteo, quello dell’opportunità che però è materia della politica.
Ma, ci si chiede, davvero l’ex presidente del Consiglio, avrebbe i numeri per scalare il Colle alla veneranda età di 85 anni? Certo non alle prime votazioni, quando occorre la maggioranza qualificata del collegio chiamato a scegliere il capo dello Stato che, va ricordato, è composto da deputati, senatori e rappresentanti delle Regioni. Ma dalla quarta in avanti è sufficiente la maggioranza semplice e il Cavaliere ai voti del centrodestra, peraltro non tutti scontati, potrebbe aggiungere quelli di “opportunità”. Che potrebbero arrivare innanzitutto da qualche esponente di Italia Viva. Matteo Renzi, il quale punta a guidare una forza di centro da utilizzare come ago della bilancia e ha bisogno di irrobustire l’anemico consenso della sua Italia che più che Viva, nei sondaggi, appare agonizzante. Che c’è di meglio di Forza Italia privata dalla guida e del collante di Berlusconi che, una volta al Quirinale, non potrebbe più essere uomo di parte, per pescare consensi in libera uscita? Poi, ci sono quei parlamentari Cinque Stelle o ex del Movimento più altri cascami del gruppo Misto che vedono con terrore l’ eventuale avvento di Mario Draghi al Colle e la probabile fine anticipata della legislatura e delle loro carriere da onorevoli. Ha certo pensato a loro, Enrico Letta, quando ha invocato un ampio accordo politico tra maggioranza e opposizione per scegliere il successore di Mattarella (che peraltro, nonostante la sua tenace opposizione potrebbe anche essere il presidente in carica medesimo). Il segretario del Pd, a cui l’idea delle elezioni politiche anticipate non dispiace affatto, ha poi avvertito: se Berlusconi diventasse capo dello Stato, il governo cadrebbe il giorno successivo. Tanto per essere chiari. E che l’ipotesi quirinalizia che vede al centro il Cavaliere sia tutt’altro che campata in aria, lo dimostra la campagna durissima avviata dal Fatto Quotidiano di Marco Travaglio contro l’ex premier, a cui ha fatto subito da contraltare quella di Libero con Alessandro Sallusti. Insomma di fronte all’idea del Cavaliere collocato tra i corazzieri c’è chi trema e chi spera.
Silvio Berlusconi è più che un convitato di pietra nella corsa alla più alta carica dello Stato. Se chi lo sostiene riuscirà a tenerlo “coperto” nelle prime tre votazioni, evitandogli il ruolo di candidato di bandiera che vorrebbe dire bruciarlo (e di certo qualche suo presunto alleato ci sta pensando), dalla quarta in avanti tutto potrebbe accadere. Del resto da questo Parlamento generato in buona parte dall’onda lunga dei “vaffa” grillini ci si può aspettare di tutto. Anche il più clamoroso, per molti, contrappasso.
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