Settembre, è tempo di pensare ad Alessandro Volta. Guardando, infatti, cosa accadeva in questo mese ai tempi delle celebrazioni per il centenario della morte dell’inventore della pila, si potrebbe trarre più di una ispirazione per quelle del bicentenario, che ci aspettano tra poco più di due anni, nel 2027.
Cento anni fa esatti, il 23 settembre 1924, si costituiva il comitato per organizzare le grandi manifestazioni che hanno lasciato al nostro territorio, tra le altre cose, il Tempio Voltiano, il Faro di San Maurizio, Villa Olmo comunale (prima era dei Visconti) e l’indelebile passaggio di dodici premi Nobel nella sala dell’Istituto Carducci che porta il loro nome. Tre anni dopo, l’11 settembre 1927, un altro “monumento” che oggi pochi ricordano essere stato costruito in occasione delle celebrazioni voltiane, pur essendo il più presente nelle cronache di questi giorni, lo stadio “Giuseppe Sinigaglia”, ospitava due partite memorabili di un torneo organizzato affinché anche lo sport onorasse il grande scienziato: la Coppa Volta. La mattina (sì, era previsto un doppio turno nello stesso giorno) si giocò la semifinale in cui il Como batté l’Inter per 3-0 e il pomeriggio si svolse una “finalina” per il terzo posto che finì per rubare la scena persino alla finalissima, vinta ancora dalla squadra di casa. Nel nuovissimo stadio vista lago, infatti, l’Inter vinse un derby con il Milan e per ben sei reti a una. Ma a fare notizia fu soprattutto la doppietta di un esordiente di 17 anni: un certo Giuseppe Meazza.
Oggi sembra di buon auspicio l’abbinamento, sul caramellone di Ico Parisi di fronte allo stadio, tra la scritta “Semm cumasch” su un lato, inneggiante ai nuovi fasti calcistici, e il riferimento, sull’altro, ai due più importanti padri culturali della città: Plinio e Volta. E anche il fatto che le due deleghe, Sport e Cultura, siano nelle mani di un assessore come Enrico Colombo, che viene dalla Società Archeologica Comense e che ha ben presente la storia di Como e la ricorrenza prossima, fa ben sperare. Ma se a Plinio è stato affiancato l’anno 23, quello in cui sono cominciate le celebrazioni per il bimillenario delle nascita ancora in corso, accanto al nome di Volta, invece, sul caramellone si legge un singolare 29, che ha suscitato qualche discussione, cui ha risposto il presidente uscente della Fondazione intitolata allo scienziato, Luca Levrini, spiegando che nel 2029 cadrà il 240° dell’invenzione della pila e che, quindi, si intende continuare a festeggiare il nostro illustre concittadino fino ad allora. Certamente c’è del giusto nella precisazione di Levrini, al quale va reso il merito di aver celebrato Volta annualmente durante il suo mandato nel giorno della morte (il 5 marzo) e di aver tenuto il timone del bimillenario pliniano con generoso impegno, però proprio dalle celebrazioni di Plinio il Vecchio, a fronte di un bilancio certamente molto positivo, si può comunque trarre qualche insegnamento per migliorarsi ancora in vista del 2027. E la lunghezza è uno degli aspetti da valutare. È stata davvero notevole, e va tesaurizzata, la mobilitazione di enti e associazioni che hanno creato iniziative interessanti nel nome dell’autore della “Naturalis Historia”, risvegliando un orgoglio e una consapevolezza sopiti da parte di una città che non è solo del turismo e della seta ma anche della cultura, però forse l’estensione biennale dell’anniversario, dovuta a un dato contingente (l’incertezza sull’anno della nascita di Plinio tra il 23 e il 24 d.C.), non ha giovato, perché ha costretto a diluire risorse e contenuti. Ne è valsa la pena o si riesce ad essere più incisivi concentrandosi su 12 mesi? Il tema merita una riflessione.
Qualcuno, a questo punto, farà osservare che il Tempio Voltiano venne inaugurato il 15 luglio del 1928, quando ormai l’anno canonico delle celebrazioni era finito. Vero, però il fatto dipese soprattutto da discussioni interne al comitato organizzatore, che vide a un certo punto l’uscita di Francesco Somaini, l’imprenditore cotoniero cui si deve il dono alla città di quello che oggi è il suo museo più visitato. Fu lui a scegliere di posticipare il taglio del nastro.
E così ritorniamo al comitato istituito il 23 settembre del 1924 «che acclamava Mussolini Presidente onorario» e nominò come vice il presidente dell’associazione italiana fabbricati di seterie, Luigi Braghenti, e come segretario generale l’industriale tessile Enrico Musa. Il merito di aver “scovato” la ricorrenza va a Giulio Casati, il più importante fisico comasco di oggi, che, assieme a un piccolo nucleo di appassionati, sta perorando da più di un anno la costituzione di un comitato per il 2027 e domani terrà un intervento sul tema al Rotary Club Como Baradello, proprio per chiamare a raccolta chi può e/o dovrebbe impegnarsi.
Sempre domani, al mattino, succederà qualcosa di voltianamente interessante anche a Brunate, dove il futuro scienziato fu a balia nei primi 3 anni di vita: una riunione operativa del progetto “Volta”, che ha superato la prima fase delle candidature per gli Emblematici di Fondazione Cariplo e che al momento è il dato più concreto in prospettiva 2027, visto che propone la valorizzazione nel segno della memoria dell’inventore della pila ma anche dell’attualità delle sue scoperte, di quello strategico anello di congiunzione tra il sistema del Lago di Como e il Triangolo Lariano che è, appunto, Brunate, creando un percorso pedonale e un parco tematico, nonché un museo diffuso e una comunità energetica. Insomma, il fuoco è accesso, ora è il momento di alimentarlo tutti insieme, valorizzando ruoli e competenze, senza perdere tempo. E magari anche, per chi può, imitando la generosità dei Somaini e dei Musa.
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