Vero che donna Letizia Moratti non aspettava che un pretesto per salutare la scomoda compagnia del centrodestra lombardo con l’indelebile macchia di non aver voluto candidare l’ex ministro, presidente Rai e sindaco di Milano anche alla presidenza della Lombardia.
Altrettanto vero che altrove, verso colei che un Beppe Grillo in forma mondiale immortalò come “l’idea che un parrucchiere ha di un ministro”, ci sono sirene continue e reti aperte per accogliere un’altra transfuga da Forza Italia (avete notato? A fuggire verso il Terzo Polo, componente calendiana sono soprattutto le donne: Moratti forse seguirà Carfagna e Gelmini).
C’è anche da dire, però, che il governo di Giorgia Meloni, comunque la si voglia pensare sulle precedenti misure anti Covid, ha dato davvero un ottimo motivo a donna Letizia. Che se fosse rimasta alla guida della sanità nella regione più martoriata dal virus, si sarebbe trovata in conflitto con sé stessa. Proprio lei, infatti, grazie a una politica sanitaria più efficace di quella del suo predecessore Giulio “meteora” Gallera, ma sempre basata sulle linee guida emanate dagli esecutivi Conte2-Speranza e poi Draghi-Speranza, poteva fregiarsi di paladina della sconfitta del male e pronta per questo a essere issata al piano nobile di Palazzo Lombardia con una notifica di sfratto ad Attilio Fontana. Invece il centrodestra, dopo aver illuso (in particolare proprio l’attuale premier Giorgia Meloni) lady Moratti ha puntato tutto sul bis dell’attuale presidente.
Tutti hanno voluto rimarcare, com’è ovvio, il gesto di donna Letizia, nessuno ha pensato che, forse, il resto della giunta regionale, in testa l’avvocato varesino, potrebbe essere tacciato di incoerenza. Perché dopo aver appunto applicato in dosi massicce e senza alzare un sopracciglio le normative anti Covid abiurate da Meloni (per carità non avrebbe potuto fare altrimenti, ma quanto zelo), il governo lombardo ora, si presume per mere ragioni di opportunità e affinità politica con l’esecutivo nazionale, si è adagiato sulle nuove direttive in materia di reintegro dei sanitari no vax sospesi, ecc…
In discussione non c’è il merito dei provvedimenti. Può essere che Meloni e Schillaci abbiano anche ragione ad affermare che la precedente politica con i green pass e l’obbligo vaccinale, non avvia dato i risultati sperati. Ma almeno qualche altra Eegione si è ribellata al nuovo corso, anche, ma non solo, per essere coerente: vedi la Puglia di Michele Emiliano. Qualcuno dirà: grazie, quelli sono di centrosinistra… E allora magari il punto sta proprio qui. Premesso che le politiche sanitarie devono essere prerogative dei ministri e non dei tecnici che hanno il compito di fornire dati il più possibile oggettivi, dietro il caso Moratti si rischia di venire a scoprire che la nostra salute è solo un fatto di colori o di schieramenti con una destra più “liberi tutti” e una sinistra “repressiva”. Roba da non capirci più nulla anche davanti alle dosi di vaccino che molti esperti continuano a consigliare, ma su cui non si comprende molto l’orientamento della politica.
Con la salute non si dovrebbe giocare a fare gli apprendisti stregoni. E adesso il dubbio, caso Moratti a parte, è che si sia fatto e si continui a fare così, mentre il Covid, lungi dal togliere il disturbo continua a essere presente e se ne infischia se i dati sul suo diffondersi sono pubblicati ogni giorno o una volta alla settimana.
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