A scuola di contraddizioni con rischi legati all’equilibrio psico fisico di chi la frequenta. È nota a tutti la presa di posizione del nuovo ministro per l’Istruzione, Giuseppe Valditara contro l’uso dei cellulari in classe. Ma c’è stata ben poca chiarezza sulla perentorietà e sull’applicazione della misura, in parte già adottata “motu proprio” da molti dirigenti scolastici, con le eccezioni legate all’utilizzo didattico degli strumenti elettronici e digitali.
Meno conosciuta perché non evidenziata più di tanto dalla stampa, un’altra iniziativa in materia del ministero, che poco dopo l’intervento sui cellulari, ha inviato alle scuole italiane le conclusioni di un’indagine conoscitiva promossa dalla commissione parlamentare per l’istruzione pubblica del Senato , riferita all’impatto del digitale sugli studenti con particolare riferimento ai processi di apprendimento.
Nel documento, che risale al giugno dello scorso anno, si evidenziano i “ i danni fisici: miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscolo-scheletrici, diabete”. E anche quelli psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminuzione dell’empatia”.
“Ma a preoccupare di più – si legge nell’elaborato - è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica...”
Secondo il lavoro promosso della commissione parlamentare sono questi “gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani. Niente di diverso dalla cocaina. Stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche”.
Il paragone tra gli strumenti digitali e gli stupefacenti era emerso anche nel dibattito seguito alla decisione di Valditara sui telefonini in aula.
Le considerazioni contenute nell’indagine sono sostenute “dalla maggior parte dei neurologi, degli psichiatri, degli psicologi, dei pedagogisti, dei grafologi, degli esponenti delle Forze dell’ordine auditi”.
Nel documento si citano poi esempi di paesi orientali che sarebbero diventati i nostri nuovi modelli, in cui sono sorti centri di riabilitazione, si parla della Cina, per “disintossicare” i giovani malati di telefonino.
La commissione conclude che “Rassegnarsi a quanto sta accadendo sarebbe colpevole. Fingere di non conoscere i danni che l’abuso di tecnologia digitale sta producendo sugli studenti e in generale sui più giovani sarebbe ipocrita. Come genitori, e ancor più come legislatori, avvertiamo il dovere di segnalare il problema, sollecitando parlamento e governo ad individuare i possibili correttivi”. Questi ultimi consisterebbero nel regolamentare in maniera più rigida la materia e “interpretare con equilibrio e spirito critico la tendenza epocale a sopravvalutare i benefici del digitale applicato all’insegnamento”. E inoltre sarebbe opportuno “incoraggiare, nelle scuole, la lettura su carta, la scrittura a mano e l’esercizio della memoria”.
E qui si potrebbe dire, visto che si parla di scuola, che “casca l’asino”. Nella scuola italiana, quel digitale che ministro e parlamentari tentano di far uscire dalla finestra, sta entrando e in pompa magna dalla porta principale.
È infatti partito il Piano “Scuola 4.0”, approvato con decreto del ministro dell’Istruzione il giugno scorso, previsto dal Pnrr e finanziato con le risorse europee . Proprio in questi giorni, i docenti stanno ricevendo gli inviti a valutare le proprie competenze in materia digitale per poter seguire poi idonei corsi di formazione.
Nel piano ha un ruolo non secondario l’utilizzo della tecnologia del Metaverso su cui stanno investendo molte “big tech”, in testa quella di Zuckerberg , e che sembra destinato a invadere a breve molti campi della nostra esistenza quotidiana, sociale e professionale. Con il Metaverso si creano universi virtuali con i quali è possibile interagire, attraverso l’utilizzo di un apposito visore. Questa tecnologia , applicata alla didattica potrebbe consentire, ad esempio, di rivivere in diretta importanti momenti storici, trovarsi con Cristoforo Colombo sulla Santa Maria in vista dell’America o ascoltare la Divina Commedia direttamente da Dante Alighieri. Altro che lettura su carta, scrittura a mano ed esercizio della memoria”. E soprattutto ciao creatività, valore del racconto e libertà di immaginazione.
Sono solo ipotesi, ma non inverosimili. C’è da chiedersi se tutto questo non cozzi con le conclusioni e le raccomandazioni della commissione parlamentare all’istruzione, anche perché non sembra che sia stata avviata un’ampia riflessione sul tema. Cellulari no e visori sì? Ma…
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