Di cosa si parla nell’infinito dibattito congressuale del Pd alla vigilia delle primarie per la segreteria? Della linea politica? Delle future alleanze? Delle strategie per tornare al governo? Al limite di come far subito secco il futuro segretario?
No, di Giorgia Meloni, “guest star”. Non che quest’ultima, in preda a un raptus da kamikaze abbia deciso di iscriversi alla corsa per la poltrona principale del Nazareno. Ma di quanto il premier sia più o meno bravo. Un tema su cui, per tutta una giornata se le sono suonate “bonaciniani” e gli “schleiniani”, dal nome dei due che, alle primarie di domenica 26 si contenderanno la guida del partito: Stefano Bonaccini ed Elly Schlein.
Ad accendere le polveri, in verità, è stato Enrico Letta, segretario uscente che, in un’intervista al New York Times ha detto che l’attuale presidente del Consiglio «è meglio di quanto ci aspettassimo. La realtà è che lei è forte ed in piena luna di miele». Non si sa se quella del leader sia stata una mossa di “distrazione di massa” per portare la discussione lontano dell’esame dei risultati elettorali alle regionali di Lombardia e Lazio, ma ha avuto l’effetto di spostare il dibattito interno su quel terreno. Ci ha pensato, infatti, Bonaccini a fare eco a Letta. «Meloni non è fascista – ha detto il presidente dell’Emilia Romagna – è una persona certamente capace». Non importa che poi il candidato segretario abbia precisato che «ha idee molto lontane dalle mie e debba dimostrare di essere all’altezza di guidare un governo come quello italiano».
Agli avversari interni, forse smaniosi di recuperare terreno (anche se i sondaggi sono, ovviamente, parlando di Pd, del tutto contraddittori), non è parso vero. Prima Andrea Orlando, ex ministro del Lavoro ha esternato: «Come si fa a dire che gli esponenti del governo sono capaci o che sono meglio di quanto ci aspettassimo?». Quindi è partito il vice segretario uscente, Peppe Provenzano: «È il governo peggiore di sempre, come si fa a dire che è capace?». A seguire la vice presidente del Senato, Anna Rossomando «Francamente l’indulgenza di Bonaccini con Meloni non convince».
Poteva esimersi Elly Schlein? «Io non sono d’accordo con Bonaccini – ha tuonato – Io credo che Giorgia Meloni non abbia trovato la postura (problemi di scoliosi, Ndr) – nel nuovo ruolo. Lo credo dal primo discorso che ha fatto alla Camera dove sembra ancora la leader dell’opposizione e non la prima premier donna».
Inevitabile, mentre Goffredo Bettini tentava di portare il discorso su tematiche più solide quale quella del cantante Ultimo a Sanremo, la controreplica di Bonaccini. «Bisognerebbe evitare polemiche strumentali. Io la destra preferisco batterla alle urne, come ho dimostrato, e vorrei che anche altri avessero la priorità di batterla alle urne e con interviste sui giornali». Peraltro prima era intervenuto ancora Letta in modo da far infuriare un’altra volta Orlando: «Non si possono dire certe cose dopo il dossieraggio di FdI contro di noi». (Il riferimento è a Donzelli e Delmastro sul caso Cospito). Poi finalmente è calata la notte con il suo silenzio. Se magari tutto questo zelo per le diatribe interne si utilizzasse per fare un po’ di opposizione al governo, potrebbe essere utile, hai visto mai? E comunque di quello che dovrà essere il nuovo Pd, ammesso che qualcuno lo sappia, si parlerà in un’altra occasione. Evidente la lezione sull’avversario da demonizzare, pratica di massa utilizzata dal partito con Belrusconi, non è servita.
Ma se va bene a voi, buone primarie a tutti.
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