Corruzione, un male senza bandiere

In una delle frustate più urticanti alla superiorità antropologica esibita dal Pci nei suoi confronti, Bettino Craxi aveva coniato un formidabile aforisma profetico: “Nella mia vita non ho mai conosciuto un moralista onesto”.

Ora, al netto dello stigma giudiziario marchiato sulla memoria di quello che è stato comunque uno statista, un personaggio di dimensione storica, come Berlinguer e Moro, d’altra parte, e che ben poco ha a che vedere con gli accaldati arruffapopolo che affollano l’attuale, penosa fase della politica italiana, il leader socialista aveva visto lungo in un’analisi che non era neanche tanto politica, quanto invece storica, culturale, esistenziale. Antropologica, appunto. E che si basava su una comprensione profondissima di quello che è l’uomo, di che pasta sono fatti gli esseri umani - tutti - e su quanto sia obbligatorio saperlo per non darne poi una valutazione idillica, irrealistica, manichea. A pensarci bene, non era poi così male questo Craxi (dopotutto, anche Mussolini ha fatto cose buone)…

Tutti gli uomini sono corruttibili, questa è la verità. Non tutti sono corrotti, naturalmente. Ma tutti sono corruttibili. Alti, bassi, bianchi, neri, uomini, donne, credenti, atei. Diceva quel genio strampalato di Pitigrilli che “c’è chi fa delle bassezze per otto soldi e chi non si deciderebbe a commetterle per un milione. Ma se ne offrite due, si deciderà. E se per due milioni non cede, provate a offrigliene tre. Le coscienze degli uomini sono come i metalli: ognuna ha il suo punto di fusione”. Tutti possono essere comprati: basta usare la giusta moneta. Di solito ci si vende per soldi, sai che scoperta. Ma anche per altro: per una casa, per un’auto di lusso oppure per un incarico prestigioso, per le donne, per vizio, per vanità, per vendetta, per solitudine, per sistemare un figlio, magari per fare del bene, addirittura. La corruzione è dietro l’angolo. Anzi, alberga dentro di noi, tutti quanti noi, nessuno escluso, pronta a esplodere e dilagare, peccato originale su cui è stato impastato quello strano roditore incomprensibile che è l’uomo.

La riflessione craxiana è tornata di stringente attualità in occasione del clamoroso caso di corruzione al parlamento europeo di questi giorni, che ha coinvolto - per ora – rappresentanti della sinistra anche italiana e che ha scatenato un’inevitabile ondata di indignazione più che giustificata, vista l’entità delle presunte mazzette in ballo. Premesso che la vicenda è solo agli inizi e che andrà verificata nei suoi passaggi processuali fino in fondo e che forse sarebbe meglio che tutti quanti noi con il sangue agli occhi e la bava alla bocca ci ricordassimo che anche Tortora lo avevano arrestato ed esposto in ceppi al pubblico ludibrio e che c’erano prove inconfutabili e bla bla bla e poi abbiamo visto com’è andata a finire (vergogna assoluta, schifosa, ignobile e incancellabile della giustizia italiana), il dato saliente forse è un altro. È cioè la sorpresa – tartufesca - che in certi mondi si possa rubare. Come se la sinistra fosse davvero quello che non è, cioè eticamente superiore, concetto demenziale per quello che dicevamo prima, ma paradossalmente avvalorato da una stravagante sudditanza psicologica della destra, che ha accolto lo scoperchiamento del verminaio con un entusiasmo talmente infantile da far pensare che il suo retropensiero sia il seguente: “Evviva! Anche loro sono come noi!”. Ridicolo.

Quando accadono queste cose - e queste cose accadono ciclicamente proprio per i motivi appena analizzati e cioè che è la natura dell’uomo, dall’antico testamento ai pronipoti su Marte, ad essere corruttibile - l’approccio serio è quello che, ben conscio della realtà delle cose, del principio di realtà, della realtà effettuale, si prepara a un faticoso, diuturno, umilissimo lavoro di leggi, filtri, controlli e verifiche incrociate per ridurre al minimo il rischio che un soggetto strabordante di denari e potere come il Qatar di turno possa comprarsi mezzo mondo e annulli di fatto la democrazia, la libera scelta e l’indipendenza delle istituzioni.

L’altro approccio, che ovviamente stiamo già cavalcando alla grande, è quello della tirata moralista, millenarista e calvinista su “loro” che rubano e trescano e sbafano e “noi” invece puri, incorrotti, specchiati e adamantini, delle eterne tricoteuse pronte a sferruzzare mentre ai nuovi cinghialoni vengono mozzate le orecchie e nessuna pietà e buttate la chiave e nuovi eroici Di Pietro e nuovi lanci di monetine e nuove Marianne sbandieranti e tutto il resto della miserabile retorica che una volta spara fango sulla destra, quell’altra sparge liquami sulla sinistra e infine vomita guano sul centro, con il comune denominatore di un populismo straccione che costituisce l’unico bagaglio culturale delle cosiddette classi dirigenti e dei cosiddetti media che dovrebbero controllare le cosiddette classi dirigenti. Comico.

E quindi, mentre svolazzano sacchi di euro, impazzano morbose biondazze e volteggiano ex sindacalisti ora emissari del demonio, cerchiamo almeno noi di tenere il cervello al fresco. Gli atti di corruzione sono sempre e soltanto individuali. I reati sono individuali. E vanno provati. Se esiste un sistema, va definito e smantellato con le prove, non con le prediche. E se è possibile dare un consiglio, visto che qui nessuno è più un ragazzino e tante ne abbiamo viste e sentite, evitiamo di farci infinocchiare per l’ennesima volta dai soliti cialtroni da talk show, ricordandoci bene che quel tale che ulula e sbraita tutto sudato e infervorato alla macchinetta del caffè che è ora di finirla e che ora basta e che è tutto un magna magna e che il più pulito ha la rogna e che adesso il popolo si solleverà e chiederà conto perché è buono e puro e limpido e onesto, bene, quello lì che sermoneggia con il ditino alzato, proprio quello lì - lo avete presente? - proprio quello lì è quello che poi il padrone se lo compra con due cetrioli e un peperone. Memento...

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