Donne e uomini: il senso dell’amare

Forse è un caso, ma l’altra sera, nel giorno del ritrovamento del corpo di Giulia Cecchinetti, in tv girava un film in cui un’operaia degli anni ‘70 interpretata da Stefania Sandrelli, viveva un fidanzamento controverso con un collega, Nino Castelnuovo. I problemi derivavano anche dalla famiglia di lei che contrastava l’unione per mentalità, attraverso la madre e il fratello.

Faccende di un’altra epoca che però, alla luce degli accadimenti odierni, a partire dall’atroce tragedia della ragazza veneta, fanno pensare. Addirittura che, un tempo, l’atteggiamento retrivo di certe famiglie nei confronti delle figlie femmine, fosse protettivo, anche a costo di esercitarlo in maniera repressiva e violenta. Se siamo arrivati a questo c’è davvero da dichiarare un’emergenza. Il che sarebbe pazzesco se si pensa alle conquiste che sono state ottenute dalle donne nell’ultimo secolo. Una, quella del voto in Italia, ce la rammenta il film campione di incassi diretto da Paola Cortellesi, “C’è ancora domani”. Le altre, però, come il diritto alla libertà, sembrano essere state annientate da una cultura maschilista e violenta che, come nel caso di Giulia e del suo carnefice ed ex fidanzato Filippo, sfociano nella sopraffazione come alternativa all’omicidio.

Qualcosa che, nel caso specifico, avrà provocato angoscia nella generazione dei boomer con figli, che sono più dell’età di Filippo e Giulia. Perché dietro a queste tragedie ci sono anche le famiglie, delle vittime come dei carnefici, con i loro sensi di colpa impossibili da cancellare.

Ma la domanda di fondo resta una sola: perché l’amore, la cosa più bella che può vivere un essere umano, deve degenerare nella violenza, nella frustrazione, nella vendetta. Perché bisogna sporcare un sentimento così bello che ci fa sentire al settimo cielo, perché l’esigenza di protezione nei confronti della persona, che ci tiene in ansia in ogni momento in cui siamo costretti a stare lontani da lei, trascolora nel rancore e nella volontà di farle pagare qualcosa che non ha fatto?

Queste sono le domande a cui bisogna dare una risposta quanto prima se si vuole fermare questa serie di violenze e uccisioni nei confronti delle donne, perpetuate in un’epoca in cui l’emancipazione femminile dovrebbe essere più che assimilata. Allora viene il dubbio che la società, negli ultimi decenni, in tutte le sue manifestazioni, si sia concentrata, e in senso buono, sulle esigenze delle donne e abbia trascurato quelle degli uomini. Su tutte quelle educative, in famiglia prima di tutto e poi nella scuola, quindi negli altri ambiti della vita civile. Altrimenti non si spiegherebbe quanto accaduto negli ultimi anni. Bisogna aiutare gli uomini, fargli capire cos’è l’affettività, come si può esercitare anche quando non è corrisposta del tutto o lo è in maniera differente delle aspettative. Occorre ribadire con fermezza l’uguaglianza di genere: no uomini e donne, ma persone, nella loro diversità che non è solo quella sessuale. Lavoriamoci per favore, tutti, uomini e donne. Cerchiamo di capire che amore deve far rima con libertà e non prigionia. E soprattutto che amore significa, non ci vuole molto lo abbiamo dentro tutti, il bene della persona amata. Anche se non coincide con il proprio.

Far star bene chi amiamo dovrebbe determinare la stessa sensazione anche per noi. Riascoltate il brano “La cura” di Franco Battiato.

Le donne, come gli uomini non devono aver bisogno di essere protette, ma di essere amate. Esattamente come gli uomini.

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