E il cielo azzurro mica finisce

Non ce ne voglia Davide Van De Sfroos, autore di “Pulenta e Galena fregia” adottato come inno dai tifosi del Como. Ma qui di polenta se n’è mangiata abbastanza e la curva ieri sera era caldissima. E allora meglio scomodare il Domenico Modugno di “Volare”: “Credo che un sogno così non ritorni mai più”. Un brano ambientato nel “blu dipinto di blu”, come il Como. E il sogno era quello dei tifosi ai tempi in cui la squadra viveva gli anni bui della serie D o della C: di ritrovarsi in serie A. Como torna tra i forti. Il verso di questa poesia è riferito al Barbarossa, ma anche questa volta ci è voluto lo straniero. Anzi, gli stranieri. I fratelli Hartono, proprietari della società, il manager Mirwan Suwarso, i due allenatori Cesc Fabregas e Osian Roberts. A loro e ovviamente anche ai giocatori, il cui emblema invece è tutto di casa nostra, Patrick Cutrone, non solo i tifosi, ma tutta la città, devono dire un grazie grande come tutto il Sinigaglia per il sogno che si è realizzato.

Perché questa promozione non sarà come le precedenti, belle comunque, ma con prospettive sempre piuttosto precarie, da retroguardia. Si andava nella massima serie sperando di restarci, se poi la salvezza arrivava un po’ prima della fine del campionato meglio così. Quello di rimanere per qualche anno nel calcio che più conta era considerato un miracolo, che peraltro si è realizzato durante la presidenza di Benito Gattei. In altre occasioni il tragitto dal paradiso all’inferno è stato molto breve. Ma la consapevolezza era sempre quella di dover lottare fino all’ultimo come se non ci fosse un domani. Che adesso, grazie a questa nuova proprietà c’è. Perché, parafrasando un’altra canzone, questa volta di Mia Martini “non finisce mica il cielo”, ovviamente azzurro, del Como. Avremo uno stadio nuovo, a disposizione non solo della squadra, ma di tutta la città, da far vivere tutti i giorni e non solo ogni quindici. Sarà anche una struttura adatta al calcio di oggi, come lo è la società indonesiana e mai in passato (con tutto il rispetto e la gratitudine di chi ha regnato in viale Sinigaglia) è stato così. E rappresenterà, assieme all’undici di serie A, un ulteriore veicolo di promozione (nell’altro significato di questa parola) per la città e il lago che bagna i piedi dello stadio.

Uno dei pregi di questa società è di non chiudersi nell’ambito sportivo o del tifo, ma di interloquire con la città. Ed è stato fatto con garbo, in punta di piedi, anche se i mezzi economici a disposizione dei proprietari del Como avrebbero consentito entrate in scena da superstar o da ganassa. Il rispetto, l’attenzione e la capacità di dialogo con il territorio sono stati i tratti che hanno contraddistinto gli Hartono, Suwarso e gli altri.

Per questo tutta la città e non solo i tifosi deve far festa con il Como perché quello che è successo ieri sera porterà benefici a tutti. Inutile nascondersi, il cielo non finisce mica qui. L’esempio è dietro l’angolo anche se non è proprio nelle simpatie dei supporter comaschi, anzi. Si chiama Atalanta, una squadra che un tempo contendeva agli azzurri con un’accesissima rivalità, il salto dalla B e A e quest’anno disputerà due finali di Coppa (chiaro quali sia l’augurio che parte da qui...). La società azzurra, giustamente, continuerà a camminare con il piombo nelle scarpe. Già è stato reso noto che in viale Sinigaglia, a Londra e in Indonesia sono consapevoli che al primo anno di serie A per una neo promossa è durisssima.

Ma c’è da essere certi, lo dimostra quello che è successo ieri, si sta già programmando qualcosa, con il solito passo prudente, ma che alla fine ti porta nel sogno.

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