Molletta in tasca, andiamo a votare

Pensatela come volete, ma purtroppo il punto più basso di questa terribile campagna elettorale non l’hanno toccato i politici, bensì i giornalisti. Quelli che, il giorno prima dell’apertura dei seggi, hanno pubblicato le pur deliranti, deprecabili, disgustose e schifose, ma “private” e anche datate conversazioni di Paolo Signorelli, portavoce del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, di FdI. Ma siamo davvero, come avrebbe detto Totò, nel “Congo Belga”?

Immaginate solo se fossero divulgate le parole che ci scambiamo con amici e conoscenti? Come ne usciremmo tutti? Questa è davvero una questione seria e allarmante di libertà, altro che l’urlare al lupo del ritorno di un fascismo che rimane confinato al livello macchiettistico. Se chi ha intrapreso l’iniziativa pensava di fare un regalo al centrosinistra, sappia che ha lanciato il solito boomerang che gli ricadrà in testa. Vedrete dopodomani quando si apriranno le urne.

Per passare ai politici, la campagna che è finita l’altro ieri può essere sintetizzata con la formula del “chiagni e fotti”. Non ce ne voglia Giorgia Meloni, che a “Porta a Porta” ha lanciato un allarme sul rischio di astensione. Questo è stato detto da una che si è candidata per giocare una partita personale e che a Bruxelles e Strarburgo non metterà mai piede. Quindi chi scriverà “Giorgia” sulla scheda non sa neppure chi sta scegliendo, perché il seggio andrà al primo dei non eletti. Un bel incentivo per andare a votare eh? Non illudetevi, il discorso è speculare perché anche il nome della segretaria del Pd , Elly Schlein, è sulle liste, ma pure kei non ha alcuna intenzione di abbandonare l’agone della politica italiana. Idem con patate per Antonio Tajani di Forza Italia, con l’aggravante dell’invito al voto della “buon anima” di Silvio Berlusconi. Certo, con queste motivazioni ci sarà di sicuro la corsa ai seggi. Almeno Salvini ha avuto il coraggio di restarne fuori. Peccato che forse l’abbia fatto temendo il flop e comunque al suo posto ha mandato il generale Vannacci, quello della Decima Mas.

Siamo certi ,insomma, che da lunedì saliranno alti i consueti lai sulla disaffezione per la politica, che poi mercoledì andranno in archivio assieme a quelle delle precedenti elezioni. Del resto la colpa è degli italiani se i nostri politici hanno fatto la campagna per le europee evitando accuratamente di parlare di Europa, con poche lodevoli eccezioni. Si sa che a Strasburgo e Bruxelles poi si sono sempre mandati, con rispetto parlando, le seconde e terze file dei partiti. La “crème” rimane a Roma a irrancidire. Nessuno che abbia voluto capire che l’Europa, bella o brutta che possa essere, quella che ci impone la misura delle zucchine e l’uso dei tappi di plastica delle bottiglie, è il luogo dove si prendono le decisioni più importanti della nostra vita, più che mai di questi tempi. E sarebbe pure lecito poter scegliere se di questa entità ne vogliamo più o meno, ma dopo una campagna in cui ci avessero spiegato con chiarezza il perché. Si può anche decidere se vogliamo condannarci a essere un vaso di coccio sempre più fragile di fronte alle pressioni degli Usa (con Trump alle viste poi…) da una parte e della Cina dall’altra. Se vogliamo riaffermare il primato degli Stati nazionali novecenteschi o applicare i principi federalisti della carta di Ventotene. Di questo si è parlato davvero poco in campagna elettorale. Perché si è preferito puntare sulle rese di conti da cortile del centrodestra e del centrosinistra. Tant’è che la posta in gioco, più che il destino di un Continente con una guerra sotto casa e un’altra poco lontano, sembra essere chi prenderà più voti tra Lega e Forza Italia e quanto il Pd staccherà il Movimento Cinque Stelle.

Eppure è meglio andare a votare, oggi più che mai, perché i destini dell’Europa sono i nostri, nonostante questi politici. Quando Indro Montanelli aveva inventato lo slogan “Turatevi il naso e votate Dc” lo aveva fatto di fronte a un crinale della nostra storia. Lo stesso accade oggi per il Continente. Perciò mettetevi in tasca una molletta, ma recatevi ai seggi e non solo per scegliere i sindaci e i consigli comunali.

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