Il Cavaliere Del Grillo
E la mossa del cavallo

“Perché io so io e voi non siete un…”. In puro stile beffardo da Cavaliere (Marchese) Del Grillo, Silvio Berlusconi ha replicato più o meno così ai suoi alleati Matteo e Giorgia, furiosi per la sua apertura al governo sulla manovra. Ma come? Hanno detto Salvini e Meloni. E il centrodestra unito che deve dare la spallata al traballante premier indebolito dalle divisioni in maggioranza e dalla seconda ondata del Covid?

Il centrodestra, è stata la sferzante replica dell’ex presidente del Consiglio, è tale se ci sono io. Altrimenti, e queste sono davvero parole sue, rimane solo una destra sovranista del tutto simile a quella lepenista francese che mai vincerà e mai prenderà in mano le redini del Paese. Prendi su, insomma Lega e anche tu Fratelli d’Italia. E fa nulla se Forza Italia è un partito in stato di emorragia quasi permanente in termini di voti e del tutto per quanto riguarda l’abbandono della nave destinata ad affondare, non però finché sulla tolda ci sarà lui, Berlusconi, appunto.

Ed è qui che il più impolitico dei leader comparsi sulla scena negli ultimi trent’anni, e tuttora il più longevo dopo Biden, diretto verso primati andreottiani per magari approdare là dove al Divo Giulio non è riuscito a giungere, che completa la trasformazione in “totus politicus”, con la mossa del cavallo del soccorso azzurro sulla manovra in nome dell’interesse generale da far prevalere su quello di parte in un momento drammatico come questo.

Capito Giorgia, chiaro Matteo? Che alla fine stanno provando pure loro, specie l’ex ministro degli Interni, a rivedere la rotta perché l’immigrazione ormai sembra essere lontana dalle preoccupazioni degli italiani. Non sono più quelli che arrivano da lontano a rubare il nostro lavoro, ma magari il virus che contamina anche il corpaccione dell’economia già non sanissimo di suo. Allora ecco Salvini peregrinare dalle parti di Confindustria a cui però alla fine, conviene fino a un certo punto rompere con il governo. Meglio trattare, blandire, minacciare ma lasciare sempre aperto il “telefono rosso”.

Dice: bella forza il Cavaliere. Ha dovuto venire a patti perché c’era in ballo la norma salva Mediaset dalle grinfie francesi (pure quella, ci mancherebbe, abbiamo già dato) di Vivendi. Ma no. Al di là del fatto che il niet ordinato ai suoi da Salvini sull’emendamento ha mandato Silvio oltre tutte le furie e sarà dura sanare un rapporto già non idilliaco, il Cavaliere guarda molto più avanti. Sa che quando uno comincia a zoppicare, politicamente, come il governo, a una stampella non si può dire no. Poi si tratta di stabilire il prezzo. Che non sarà quello, troppo alto, di entrare in maggioranza. Se non altro per non mettere i Cinque Stelle, specie quelli con il mutuo da pagare, nella condizione di scegliere tra bere o affogare che non è mai bello. Caso mai il conto presentato riguarderà proprio il traguardo sfiorato ma non centrato da Andreotti. Il Quirinale. Dice ancora: ma dai, Berlusconi dopo Mattarella, cos’è, una ristampa della serie di fantascienza Urania? Sì eh? E allora vedere l’ex Caimano, corteggiato, riverito e rivestito dei panni nobili di statista da parte di coloro che l’hanno messo alla porta del Senato pochi anni fa? La politica è l’arte del possibile, per qualcuno, che ha qualche marcia in più, anche dell’impossibile. Il Berlusca, si accontenterebbe per ora, di prendere parte alla gara dei grandi elettori, anche defilato, come quei piloti di Formula Uno che partono dietro e poi magari succede qualche intoppo o guasto ai favoriti, hai visto mai? E poi, last but not least con questa sortita il Cavaliere è tornato al centro della scena. Ma davvero qualcuno pensava che, dopo aver superato con successo anche il duro match con il Covid, avrebbe accettato il ruolo di portatore d’acqua di Salvini o Meloni? Solo la Regina Elisabetta tiene il passo in termini di longevità. Si vedrà come andrà a finire, per il centrodestra e per Sua Maestà.

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