“Chissà se va”. Il Comune di Como ha voluto omaggiare Raffaella Carrà con l’esperimento del cantiere di via Borgo Vico, aperto in pieno giorno, mentre ancora sono operativi quelli sull’autostrada A9 e altri in vari punti della città.
Però, al contrario della canzone, non è andata e da Palazzo Cernezzi è partito l’ordine di ritirata, mentre si levavano alti i moccoli di centinaia di comaschi intrappolati tra le lamiere roventi delle loro vetture.
Un esperimento fatto sulla pelle dei cittadini. Che si spera che segnino anche questa nel libro nero delle malefatte e delle “benenonfatte” della più imbarazzante amministrazione cittadina dai tempi delle monete romane ritrovate in via Diaz, dentro un altro cantiere.
Non ci sarebbe neppure da chiedersi come possa essere stata concepita una cosa del genere. Ci voleva un accademico mondiale super esperto di viabilità e flussi di traffico per capire che se blocchi al mattino di un giorno feriale, per quanto estivo, una delle principali vie di accesso alla città, crei un caos indicibile? Anche perché da lì passano anche molti che evitano di percorrere l’autostrada dalla Svizzera all’uscita di Como centro e viceversa, consapevoli ormai della presenza di un cantiere alquanto longevo. Insomma una genialata, impreziosita dalle dichiarazioni del titolare ai Lavori Pubblici , Pierangelo Gervasoni sul “ci abbiamo provato”. E ancor più del sindaco Mario Landriscina per cui la colpa è delle troppe auto in giro. Pensa un po’. La strategia del Comune quindi è: “Se ha le gambe va”. Strano, detto da un assessore che un minimo di esperienza dovrebbe averla. Forse l’andazzo generale ha finito per avvolgere anche lui, che pure sui lavori pubblici aveva anche dato una bella mossa dopo il quasi nulla del suo predecessore.
Ora però non vorremmo arrivare al paradosso per cui è meglio che questi amministratori non facciano, specialità di cui hanno dato un’eccellente prova in quattro anni, piuttosto che agiscano con questi risultati. Perché i cantieri avviati - al di là del disastro del Borgo Vico, punta dell’iceberg di disagi - hanno lasciato qualche segno: per fare un esempio basti il martoriato marciapiede di via Dante, che da mesi mette a rischio l’equilibrio e l’incolumità dei pedoni, specie se anziani. Senza contare i soliti rappezzi sulle strade, eredità di lavori ultimati da chi aveva solo la competenza di spaccare il manto stradale e intervenire sugli impianti del sottosuolo senza doverlo riportare alle condizioni precedenti. Questo peraltro è un problema che si trascina da anni e Giunte, ed è ben lungi dal vedere una soluzione.
Altra cosa è la programmazione alla “Chissà se va” di lavori su strade strategiche. Qui la soluzione si trova facile. Tant’è che sarebbe già stata acciuffata con lo spostamento notturno dell’intervento senza quell’urgenza che, a questo punto, neppure si può più accettare come attenuante: cioè il rischio di “assetare” gli abitanti di via Borgo V ico per i problemi dell’acquedotto.
Adesso bisogna dirla: una Giunta che non riesce a programmare una cosa così banale come lo “scava la buca e riempi la buca” può essere in grado di elaborare un’idea di città per il futuro? Perché molti segnali indicano la disponibilità e la volontà del sindaco Mario Landriscina a ricandidarsi con il sostegno già certo di una parte dell’attuale maggioranza di centrodestra. Altri sarebbero più propensi a una soluzione diversa. E poiché il primo cittadino è il motore dell’amministrazione, se la maggior parte di comaschi alle urne farà un esercizio di masochismo, rischiamo di passare altri cinque anni tra giri a vuoto e ingolfamenti.
@angelini_f
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