Il destino di Salvini
si decide anche a Como

I “bene informati”, personaggi senza nome e volto che trovano nei retroscena di politica dei giornali il loro habitat ideale, ci hanno fatto sapere che il caso di un risultato sotto il 15% alle prossime elezioni comunali, il “Capitano” Salvini sarà degradato addirittura a caporale come un sergente Rompligioni qualsiasi (vedi alla voce film di Franco e Ciccio un tempo “trash” e oggi “cult”).

Certo, negli ultimi tempi, il leader della Lega ne ha combinate più di Carlo in Francia. E il tentativo di trasformarsi, nel caso dell’abortita missione di pace da Mosca da Putin, in una sorta di via di mezzo tra il “tenero Giacomo” della Settimana Enigmistica e il “generoso” Ciccio Graziani dei tempi in cui giocava centravanti, non ha convinto nessuno dei maggiorenti del suo partito, oltretutto lasciati all’oscuro sull’ardita manovra.

Quindi Salvini, per evitare di entrare nell’elenco dei “sic transit gloria mundi”, si giocherà la partita decisiva nei Comuni al voto, in cui c’è, tra i capoluoghi, anche Como. Agli elettori comaschi quindi un doppio onere: quello di scegliere il primo cittadino giusto , che toppare proprio più non si può se si vuole evitare di mandare tutto a ramengo, e anche di decidere sulla sorte di un movimento politico comunque importante e centrale nonostante la parabola discendente dei sondaggi.

A beneficio del centrodestra c’è il fatto che nella nostra città la coalizione è riuscita, almeno sul piano formale, a restare unita e sostenere lo stesso candidato sindaco, Giordano Molteni. Una faccenda tutt’altro che scontata. Tanto per buttar lì qualche esempio a Verona Forza Italia non sta con gli altri partner bensì con Italia dei Valori (tira un po’ aria di laboratorio); in quel di Catanzaro, Parma e Viterbo, invece, l’alleanza è solo tra Lega e Fdi, mentre a Messina il partito di Giorgia Meloni è in asse con Forza Italia, così come a Oristano dove la Lega non ha presentato la lista.

In riva al Lario, quindi le cose vanno decisamente meglio. Anche a Erba, dove cinque anni fa la colazione di centrodestra si era divisa. è stata ritrovata una faticosa unità. Nel capoluogo poi, il colpaccio del rientro di un pezzo da novanta della politica locale come Sergio Gaddi, allergico alla scelta di Mario Landriscina l’altra volta, potrà certo portare qualcosa.

Queste amministrative saranno un importante banco di prova per le elezioni politiche che, salvo colpi di scena non da escludere nel governo Draghi, si svolgeranno il prossimo anno. Il centrodestra appare tranquillo nelle intenzioni di voto, un po’ meno per quanto attiene al fronte interno, dove negli ultimi tempi si fa fatica a contare le dita negli occhi dentro i partiti e tra gli alleati. Forza Italia, dove, stante l’età e non solo la mano di Berlusconi è meno ferma, appare un vulcano che non vedeva l’ora di eruttare. Dei tormenti nella Lega si è detto. Resta Giorgia Meloni con i suoi Fratelli d’Italia, in apparenza senza intoppi. Quando si tratterà di governare sarà un’altra musica. E poi con chi? Salvini sembra ritrovare il vecchio amore con Giuseppe Conte, nonostante quello che si erano detti i due ai tempi in cui il leghista coltivava il sogno proibito dei pieni poteri. Gli azzurri del Cavaliere non sono proprio il massimo dell’affidabilità. Infine, a dispetto dei voti, far digerire a molti una Giorgia premier richiederà overdosi di Maaloox. Ecco perché queste amministrative che ci traghetteranno dalla virtualità dei sondaggi alla realtà dei voti potranno dire molto sul futuro della nostra politica. E non solo per quanto attiene al caso Salvini. Insomma, anche a Como si farà un po’ d’Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA