Il voto europeo tra “X Mas” e Berlinguer

Alzi la mano chi andrà a votare con entusiasmo, o semplicemente si recherà alle urne anche senza particolare trasporto sabato e domenica per le Europee. Già si tratta di elezioni che gli italiani non hanno mai preso troppo sul serio, lo dimostrano certi exploit estemporanei come quello della Lega di Salvini cinque anni fa, del Pd di Renzi un lustro prima e addirittura la vittoria del Pci già declinante nel 1985, dopo la tragica scomparsa del segretario Enrico Berlinguer, durante un comizio a Padova. Proprio l’austero leader comunista è stato il vessillo degli ultimi giorni di campagna elettorale di Elly Schlein, attuale numero uno del Pd. Cosa c’entri, con tutto il rispetto, l’alfiere del fallimentare eurocomunismo con l’Europa di oggi, chissà chi lo sa. A meno che non si voglia considerare un “portafortuna”, invero un po’ macabro, visto il risultato dell’epoca determinato dalla sua drammatica fine.

Ma ancora peggio sono riusciti a fare il generale Vannacci e un’altra esponente della Lega, che hanno tirato in ballo la Decima Mas, i “Marò” fascisti del comandante Junio Valerio Borghese poi sospettato di golpismo (e ispiratore, va detto, del formidabile film “Vogliamo i colonnelli” di Mario Monicelli che se fosse in vita si sbizzarrirebbe con i politici attuali), protagonisti anche delle repressioni nazifasciste durante la guerra civile in Italia dopo l’8 settembre. Anche qui, al di là della “felicità” del riferimento, che ci azzecca?

Tutto insomma fa brodo, bisogna vedere quanto lo troveranno digeribile gli italiani sabato e domenica. Perché non si può negare che l’Europa, per quanto qualcuno tenti di presentarla bene, è sempre qualcosa che ci appare ostile, burocratico e oppressivo. Con i paesi ricchi che danno la linea e gli altri, tra cui noi nonostante la noblesse di soci fondatori del club, a essere umiliati e sentirci sopportati. Eppure, tutti siamo consapevoli che senza Europa sarebbe peggio.

E allora poteva bastare un guizzo di lungimiranza e di alzata della testa dal cassetto del proprio interesse per calamitare un po’ di più i cittadini e invogliarli ad andare alle urne anche nei centri in cui non si scelgono i sindaci e i consigli comunali, o, come in Piemonte, anche i nuovi assetti regionali.

Invece ciascuno guarda solo al proprio orticello. La Lega alla sopravvivenza politica di Salvini che, con ogni probabilità dipenderà dal mancato sorpasso di Forza Italia, che, in caso di successo imporrà una linea più moderata all’azione di governo. Fratelli d’Italia, anzi, Giorgia Meloni punta a mantenere il consenso ottenuto alle politiche dello scorso anno senza comunque poi trovarsi ai margini del contesto europeo.

Tra il premier e la Schlein c’è una sorta di tentativo di polarizzazione del voto tutto per ragioni per lo più interne. Entrambi, in ogni caso, candidate non metteranno piede a Bruxelles e Strasburgo. La segretaria del Pd punta a mantenere il 20% e un’adeguata distanza dai Cinque Stelle. Per tutti gli altri è una lotta all’ultimo voto finalizzata a raggiungere il quorum del 4%, senza il quale non si tocca palla.

Questo il piatto cotto e già mangiato dai politici, servito agli elettori. Così è se vi pare. Perché in fondo questa campagna elettorale è molto pirandelliana.

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