La borsetta che rende ridicola pure Hamas

E così, è bastata una seppur minima frequentazione con l’odiato Occidente per far sì che anche l’Altro, il Diverso, l’Antagonista, il Nemico, l’Incorruttibile, insomma, l’Islamico, venisse trasformato in una patetica macchietta.

Sappiamo tutti che nell’epoca contemporanea la migliore chiave di lettura della realtà è sempre il grottesco, anche se immerso, come in questo caso, nel più tragico e terribile dei contesti.

E questa riflessione, sulla quale giganti come Longanesi o Flaiano hanno costruito il meglio della loro produzione, è ancor più valida oggi nel bel mezzo dell’epoca del mono pensiero planetario, del cretinismo digitale, del tartufismo social.

Ultima dimostrazione eclatante ce la fornisce un video, paradossalmente spassosissimo, registrato in uno dei tunnel di Gaza, il giorno prima del pogrom - e ricordiamo agli sbadati che “pogrom” è sinonimo di “genocidio” - del 7 ottobre. Bene, si vede il leader di Hamas, Yahya Sinwar, che attraversa il tunnel assieme ai figli – poveri innocenti - e alla moglie. E la cosa strepitosa, assurda, oggettivamente clamorosa è che la donna, oltre al tipico abbigliamento femminile arabo, esibisce tutta bella tronfia e satolla una magnifica borsa di Hermès. Ma non una borsa qualsiasi. Una “Birkin”, il pezzo più pregiato, più ambito, più costoso - 32mila dollari - proprio perché dedicato alla celeberrima cantante e attrice inglese, donna di bellezza inarrivabile, sconvolgente, tanto da diventare una delle icone assolute degli anni Sessanta e Settanta e tanto da spingere, appunto, la casa di moda a eternarla in un prodotto di extra lusso. Una “Birkin” in un tunnel di Gaza, il 6 ottobre. Tutto vero. La circostanza è tragica, la fotografia ridicola.

Potete ben immaginare come l’esercito israeliano e tutta la comunicazione social di Tel Aviv, con velenosissima sapienza, abbia imperversato negli ultimi giorni su questo documento. E in effetti la cosa fa, amaramente, sorridere. Ma come, cari leader di Hamas e di Hezbollah e di Al Qaeda e dell’Isis e degli Houti e dei pasdaran e di tutte le altre sigle di terroristi tagliagole che volete, tutta la vita a parlare e straparlare e pontificare e salmodiare e catechizzare e catoneggiare e savonaroleggiare e trombonare sullo schifo dell’occidente e dei miscredenti e dell’ateismo e del consumismo e del cinismo del capitalismo grasso, flaccido, corrotto e menefreghista al cospetto del sacro fuoco integro, integerrimo e integralista della vera fede e della vera verità rivelata che difende gli oppressi e sfida il demone colonialista e tutte le altre fregnacce con le quali inzuppate il vostro biscotto apocalittico da decenni e alla fine la moglie del Grande Capo, la moglie dell’Eroe di Palestina, la moglie di Cesare si fa beccare – come una Petacci qualsiasi - con uno dei simboli più assoluti e quindi più laidi del lusso degenerato? E poi, dove l’ha presa la borsa? Gliel’ha regalata Sinwar prima di andare a stuprare un po’ di ebree incinte o a squartare qualche ebreo in fasce? E’ un regalo di compleanno? Un premio di produzione (una borsa ogni mille giudei scannati)? E dove li ha presi i soldi? Ha chiesto un anticipo del Tfr? Ha ritirato dei buoni postali? Non è che li ha sottratti ai bambini poveri della Striscia, putacaso?

Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. E fa ancora più sghignazzare la scusa fantozziana avanzata da qualche sostenitore del Comandante Che Sinwar di cui sopra, secondo il quale la borsa non è originale, ma una copia da soli 300 dollari. Ma questo sarebbe pure peggio. Perché essersi comprata un tarocco dimostra ancora di più la sudditanza culturale e psicologica nei confronti del modello consumistico occidentale, quello tanto odiato, scomunicato e vilipeso. Qualsiasi cosa, anche un falso, ovviamente in nero, pur di avere una “Birkin”, così da permettere alla moglie di Sinwar, con quel fisico e quel portamento da top model, di sfoggiarla con le amiche durante una qualche stilosa “aperifada” di tendenza.

Non c’è niente da fare. Lo stile di vita occidentale è imbattibile ed è talmente seducente che appena uno ne viene a contatto, anche se è stato rinchiuso in un tunnel per anni così come se è stato prigioniero della cortina di ferro per decenni, è subito sedotto e soggiogato. Ma attenzione, e qui il grottesco diventa ancora più grottesco, sedotto non dal meglio della cultura occidentale - la democrazia, la separazione dei poteri, la laicità dello Stato, il rispetto delle minoranze, la libera stampa, il welfare, Voltaire, Tocqueville eccetera - ma solo e soltanto dal peggio: il consumismo, il conformismo, il voyeurismo, l’edonismo, il socialismo (nel senso della dittatura dei social, vera sentina di questi tempi) l’esibizionismo, il narcisismo. Insomma, tutto il peggio dello spurgo che produce la nostra società è diventato subito il piatto edùle più richiesto dai popoli dell’est dopo la caduta del muro e pure da quelli che in Medio Oriente vorrebbero sterminarci, proprio come dimostra il comico video della signora Sinwar.

Che poi, onestamente, fa pena e addirittura un po’ tenerezza. Sembra di vederla, la sciura Sinwar, mentre il marito è al lavoro fino a tardi, fare voli pindarici e castelli in aria con “Uomini e donne”, “Il Grande fratello vip”, “Temptation Island”, la saga della famiglia Ferragni, i film dei Vanzina tipo “Natale in Cisgiordania”, le sfilate autunno-inverno di Dolce&Gabbana, le puntate apocrife di “Dynasty” mentre sogna di passeggiare sugli Champs-Elysées o a Times Square o vacanzare in crociera ai Caraibi con la sua “Birkin” in bella vista. E invece le è toccato starsene rintanata per anni lì nel tunnel – ricordiamo agli sbadati che da quelle parti le donne contano meno di zero - e fare pure finta di crederci, nella Grande Causa, e che le piaceva e che era d’accordo con quello lì che aveva sempre ragione lui.

Chissà quanto è frustrata la povera Madame Sinwar Bovary. Mi sa che qui c’è bisogno di un paio di Manolo Blahnik…

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