La legge elettorale
che inguaia tutti

Ormai è e chiaro che, dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato, con ogni probabilità si tornerà a votare per il rinnovo del Parlamento. Sia che al Colle salga Draghi sia che magari non ce la faccia dopo essere stato candidato da qualcuno con l’obiettivo di bruciarlo. Il fatto che il voto sia stato preannunciato da Renzi, poi interpretato più della Sibilla Cumana e una collezione di fondi di caffè, non cambia la sostanza.

L’ex premier ha solo fotografato la situazione. Troppo spaccata la maggioranza e un esubero di problemi all’interno dei partiti che la compongono, in testa Cinque Stelle e Lega. Tanta voglia di qualche leader di plasmare a propria immagine i gruppi parlamentari dopo averli ereditati dai predecessori. Perché l’attuale legge elettorale porta a Camere e Senato nominati dai capi partito. All’elettore è concesso al massimo il lusso di primarie spesso pilotate. Poi dice che la gente non va a votare. Sai che gusto c’è nell’avallare decisioni già prese come vassalli di signorotti feudali.

Ecco perché ha ragione chi sostiene la necessità di discutere e, magari, approvare una nuova legge elettorale anziché sprecare fiato ed energie in discorsi spesso insensati sul successore di Mattarella, che l’ha ribadito ancora perché a quanto pare qualcuno non la vuol capire, non sarà lui medesimo.

Perché questa legge elettorale che doveva portare a risultati mai raggiunti come una vittoria certa subito dopo lo spoglio delle schede e un governo rappresentativo degli equilibri del corpo elettorale, costringe a coalizioni del tutto innaturali. Da soli non si va da nessuna parte, lo sanno bene i Cinque Stelle contro cui all’epoca la norma apparve cucita. Bene, se questo era l’obiettivo è stato raggiunto. Obbligati ad allearsi al governo, prima con la Lega e poi con il Pd, i grillini hanno perso la loro purezza e perciò oggi sono un Sansone appena uscito dal salone del parrucchiere. Privi di forza, screditati anche per la non eccelsa performance governativa e litigiosi. Difficile vedere un futuro nonostante le illusioni di Conte. Per un paradosso della politica, proprio la legge elettorale potrebbe aiutarli con la costrizione di un’alleanza con il Pd e altre forze di sinistra che, se vincente, porterebbe linfa al Movimento a rischio consunzione. Quanto poi questo, alla lunga, potrà giovare al partito di Enrico Letta, per ora comunque premiato dai sondaggi, sarà da scoprire solo vivendo. Del resto, anche dalle parti del Nazareno devono fare di necessità virtù. Il “campo largo” del centrosinistra in cui non vuole mettere piede Renzi, è imposto dalle regole del gioco.

Non che dall’altra parte se la passino meglio. La coalizione di centrodestra sta insieme per forza e non certo per amore. Al di là della gara per il primato in corso da mesi tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, con il primo costretto a poco salutari giravolte per tentare la “mission impossible” di lotta e governo, restano le differenze dentro la Lega e tra una parte di quest’ultima e Fdi con Forza Italia su sovranismo e alleanze europee. Mica cotica direbbero a Roma. Ce li vedete a reggere le sorti di un paese ancora investito dal Covid che non sembra aver intenzione di levare le tende e appesi al Pnrr europeo in questa situazione? Pensate cosa potrebbe accadere se, per colpa dei suoi alleati, Berlusconi mancasse il traguardo del Quirinale a cui sembra aspirare come per nessun altro obiettivo, al punto di blandire i Cinque Stelle con l’elogio del reddito di cittadinanza.

Prima di decidere di mandare a casa il Parlamento, perciò, potrebbe essere utile per tutte le forze politiche, ragionare su una nuova legge elettorale più aderente alla realtà. Certo, sulla carta avrebbero già dovuto farlo, ma poi si sa come vanno le cose: tutti guardano al proprio orticello senza magari notare le erbacce che spuntano. Se c’è la volontà politica non ci vuole molto a cambiare le regole del voto. Ai tempi il “porcellum” fu creato da Roberto Calderoli e altri in un attimo. Il voto con queste regole, infatti, oltre a incentivare la disaffezione degli elettori rischia di riproporre governi con alleanze innaturali e poco rispettose della volontà dei cittadini.

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