La politica sembra il contrario della cucina, dove le donne sono in maggioranza, ma i più grandi chef sono uomini. Infatti, tra tutti i leader che si sono susseguiti alla guida di governi e partiti negli ultimi quarant’anni saranno, con ogni probabilità due esponenti del gentil sesso a occupare più spazio nei libri di storia: Margaret Thatcher ed Angela Merkel che è appena uscita di scena. A loro si devono politiche epocali di cambiamento che hanno inciso sull’Inghilterra, la Germania e l’Europa e sono diventate modelli. Certo le loro scelte non sono state condivise da tutti e magari non sempre si sono rivelate azzeccate. Ma hanno saputo portarle avanti con tenacia anche quando si trattava di sfidare l’impopolarità che, com’è noto, e il nemico che ogni politico cerca di evitare con tutte le forze.
Anche se si gira il canocchiale dall’altra parte e lo si punta sulla realtà comasca, si vede come il ruolo delle donne nella politica locale sia cresciuto d’importanza. Il dibattito nel centrosinistra sul futuro candidato sindaco, che sta assumendo fattezze che sarebbero apprezzate da Kafka, ruota intorno a due figure femminili: Barbara Minghetti e Adria Bartolich. Nel centrodestra tanti, da Salvini in giù, si stanno adoperando per far sì che Veronica Airoldi non rinunci al tentativo di bis alla guida del Comune di Erba dopo un primo mandato privo di scossoni e filato liscio come l’olio. A Cantù, con qualche tribolazione in più, la fascia tricolore è cinta da Alice Galbiati. L’anno prossimo potrebbe accadere di trovare tre donne alla guida dei principali municipi del territorio comasco: uno scenario finora inedito. Per il capoluogo, sempre governato al massimo livello da maschietti che, all’altro sesso concedevano tutt’al più la carica di vice, sarebbe una novità assoluta. E non si può negare, che il vero motore dell’amministrazione comunale sia stata proprio la numero due, Elena Negretti, anche se per parecchi dentro e fuori al palazzo, sarebbe stato meglio vederlo carburare meno. Si può continuare sottolineando come l’ultimo ministro comasco sia stato una donna: Alessandra Locatelli, ora assessore regionale. Una lady è anche il presidente del consiglio comunale di Como, Anna Veronelli. Un’altra signora è l’assessore che, in carica da poco più di un anno, dopo l’ultimo giro di valzer della giunta Landriscina, sta riportando a Villa Olmo una grande mostra: Livia Cioffi. E non va dimenticato che l’unico esponente comasco nella segreteria nazionale del Pd, accreditato dai sondaggi come il partito più votato dagli italiani, si chiama Chiara di nome e Braga di cognome.
E tutte queste attrici citate nelle righe precedenti avranno a che fare con la complessa partita dei sindaci di Como e Erba nella prossima legislatura. Perché se nella città brianzola Airoldi dovesse farsi parte, il suo posto sarebbe, con ogni probabilità appannaggio di Claudio Ghislanzioni, di Fratelli d’Italia. Salterebbe l’ipotesi delle tre “prime cittadine”, ma nel capoluogo potrebbe andare in scena una sfida al femminile tra Minghetti o Bartolich da una parte e Cioffi o Veronelli dall’altra, con un maschio a fare da terzo piuttosto incomodo qual è Alessandro Rapinese che ormai ha consumato le mani a furia di sfregarsele di fronti ai tormenti, alle polemiche e alle coltellate “amiche che viaggiano tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra.
Ed è necessario sottolineare che le scelte e le affermazioni di queste lady, come peraltro era accaduto per Thatcher e Merkel non sono figlie dell’ipocrita meccanismo delle “quote rosa”, bensì delle loro capacità. E anche magari di certe performance, politiche per carità, non proprio all’altezza di alcuni esponenti del cosiddetto sesso forte.
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