I Vip sono in rivolta. I Vip dicono basta. I Vip vanno sulle barricate, sui monti, sull’Aventino. I Vip non ne possono più e urlano che è una vergogna, uno scandalo, uno sfregio, un affronto.
C’è fermento nel mondo e, di conseguenza, nella repubblica delle banane. La ribellione dei Vip non è una di quelle cose che possono passare sotto silenzio. E’ una sommossa, quella dei Vip, che lascia il segno, che fustiga il potere, che smuove le coscienze, che chiama a raccolta le meglio risorse della nazione per la resistenza ora e sempre contro i nuovi padroni, i nuovi invasori, i nuovi sfruttatori, i nuovi dittatori. E se ne aggiunge uno al giorno, sempre di Vip, ovviamente, nel lancio del guanto di sfida a Elon Musk, il Grande Fratello dell’apocalittismo dell’infosfera globale (cit. Giuli) e al suo tentacolare X (già Twitter) che modifica la realtà, stravolge la verità, indottrina le masse e allestisce i nuovi vagoni piombati, i nuovi lager, le nuove carceri a cielo aperto per chiunque non la pensi come lui. E cioè i Vip. E chi altri sennò?
E’ un maremoto. Da quando Donald Trump ha vinto a mani basse le elezioni americane contro l’inesistente candidato democratico (Kamala chi?) e da quando l’uomo più ricco del mondo ha preso tra le mani la propaganda elettorale, quella post elettorale e significativi pezzi di potere non solo mediatico, ma anche politico e governativo, è esplosa la sedizione dei Vip. I Vip si sdegnano per quello che è accaduto e si struggono e si infervorano e pensano e ponzano e si grattano la pera e battono i piedi e maledicono e stigmatizzano e scomunicano la gentaglia che si è permessa di non votare come dicono loro e, quindi, abbandonano in massa X per passare ad altri social media così democratici, liberali e solidali (risate) da rispettare a pieno il loro verbo. E così, se vanno. Prima il Vip Piero Pelù ha detto che lasciava X. Poi il Vip Francesco Guccini ha detto che lasciava X. Poi il Vip Elio e le storie tese ha detto che lasciava X. Poi il Vip Vinicio Marchioni ha detto che lasciava X. Poi il Vip Nicola Piovani ha detto che lasciava X. Poi il Vip Sandro Ruotolo ha detto che lasciava X. E poi attori e cantanti e registi e intellettuali e intellettualesse di ogni foggia, costume e dimensione hanno detto in coro che tutti quanti lasciavano X. Mancano solo Saviano e la Cortellesi e siamo al completo. E non passa giorno che un nuovo Vip o sedicente tale non lo faccia e non consegni ai posteri parole come pietre sulla vergognante vergogna vergognosa che ci riservano questi tempi bui e tempestosi e bla bla bla. Perché i Vip possiedono tutto, ma davvero tutto quello che può desiderare un essere umano: intelligenza, sapienza, magniloquenza, magnificenza e temperanza. Fuorché una cosa. Il senso del ridicolo.
Perché, in effetti, non è che mancherebbero le buone ragioni per temere - o per ridere - della nuova America trumpiana, o meglio, del nuovo mondo, anzi, del nuovo universo muskiano, che a vedere certi ceffi, certi tangheri, certi pitecantropi che si accingono ad affollare le stanze del potere viene da chiedersi: ma questo non è un governo, questa è la Famiglia Addams. Di più, questo è il cast di un film di Mel Brooks. Che vede come indiscusso attore protagonista proprio Musk, che con l’invito a trovare migliaia di cervelloni dal QI altissimo disposti a lavorare ottanta ore a settimana gratis - gratis! - per tagliare gli sprechi dal bilancio dello Stato ha sfornato un’analisi economica degna di Marx (Groucho, ma anche Zeppo, Harpo, Chico e Gummo). Un soggetto tra l’inquietante e il grottesco, questo vulcanico e inimitabile Elon Musk.
Quindi ce ne sarebbero di strumenti per analizzarlo, studiarlo e controbatterlo grazie ai dati oggettivi, che non sbagliano mai e che da che mondo è mondo inchiodano tutti i visionari narcisisti e autoritari all’inscalfibile principio machiavelliano della realtà effettuale. Ma questo, evidentemente, è troppo per le testoline dei nostri Vip del conformismo intellettualoide sinistrorso. Che, infatti, non trovano niente di meglio da fare che rifugiarsi, per l’ennesima volta, nella comodissima scorciatoia dell’indignazione. Indignazione. Indignazione. Sacrosantissima indignazione. D’altra parte è dal Sessantotto che questi si indignano su qualsiasi cosa che accada nel paese e nel mondo. E questi sono i risultati. Gli intelligentoni si indignano e i cialtroni governano. Complimenti.
Ma loro vanno avanti, i cosiddetti Vip di cui sopra, perché credono veramente di orientare le masse, credono veramente di costituire il Vangelo delle nuove e vecchie generazioni e che basti fare un concerto, recitare in un film o una fiction o scrivere un romanzo per avere ragione e soprattutto per forgiare le opinioni, per spostare gli equilibri. Nessuno dei Vip, ormai, sposta più le opinioni. Nessuno, questa è la verità. I tempi di Pasolini sono finiti. Lo abbiamo visto con esiti devastanti proprio nelle elezioni americane dove Super Vip quali Bruce Springsteen, Eminem, Beyonce, Taylor Swift, Oprah e tutti gli altri anti Trump, personaggi di successo veramente clamoroso, diffusissimo, profondissimo - Taylor Swift è una che muove pezzi di Pil - hanno preso schiaffi, ceffoni e manrovesci nelle urne elettorali.
Forse pure loro, forse pure artisti di altissimo livello come Springsteen o di livello meno altissimo come altri, non si rendono conto di vivere in una bolla e che una volta finita la canzone o il film o il libro del loro credo messianico non importa niente a nessuno, che sono pura evasione e che la vita, la vita schifosa, noiosa e mortificante della gente, inizia quando la canzone è finita, quando il film è ai titoli di coda, quando il libro è chiuso.
Il mondo nuovo preconizzato da Musk è una roba brutta - e d’altronde anche per lui vale come una sentenza la regola aurea di Lombroso, che non sbaglia mai - ma quello vecchio e stravecchio dei Vip fa ridere. Una risata li ha già seppelliti e questi non se ne sono manco accorti.
@DiegoMinonzio
© RIPRODUZIONE RISERVATA