Non era testa o croce (forse quest’ultima c’era), ma giusto trent’anni fa, un lancio di monetine ha cambiato la storia politica e non solo di questo paese. Era una dolce serata romana di fine aprile preceduta da una seduta rovente della Camera dei deputati che, a voto segreto, aveva respinto quattro delle richieste di autorizzazione a procedere a carico di Bettino Craxi, ex segretario del Psi, costretto a lasciare la carica proprio per le inchieste di Tangentopoli.
Il leader era rientrato nella sua abituale residenza romana, l’hotel Raphael, un luogo destinato a diventare un’icona della cosiddetta Prima Repubblica. Fuori c’era una piazza che ribolliva. Non molto lontano da lì, Achille Occhetto, segretario del Pds, partito erede del vecchio Pci, aveva tenuto un comizio davanti a migliaia di persone per stigmatizzare quanto accaduto a Montecitorio. Quel voto, aveva portato il segretario della Quercia a ritirare la delegazione dei suoi ministri dal nascituro governo presieduto da Carlo Azeglio Ciampi, sarebbe stata la prima volta di esponenti post comunisti (anche se fra l’altro vi era il verde ex radicale e futuro Margherita Francesco Rutelli) in un esecutivo della Repubblica italiana.
Quel che è accaduto dopo fuori dal Raphael non è ancora del tutto stato chiarito. Pare sia stato un parlamentare dell’allora Msi (poi An e oggi FdI), Teodoro Buontempo, detto “Er pecora” ad arrivare sul posto con due sacchetti di monetine. Avrebbe cambiato una banconota da 10mila lire da un tabaccaio. Si era saldata la protesta dei post fascisti e degli ex comunisti non tanto e non solo contro Craxi, ma contro tutto il sistema che l’ex capo del Psi rappresentava più di altri. Lui, conscio di quello che lo aspettava, aveva comunque deciso di uscire dalla porta principale. Lo aspettavano le invettive, i cori (“Vuoi pure queste, Bettino vuoi pure queste”) di persone che brandivano biglietti da mille, gli altri, che le avevano ricevute da Buontempo, lanciavano le monetine. Una scena orribile ed epocale, emblema della degenerazione di una lotta politica che era solo all’inizio. Finiva molto quella sera in cui solo la polizia in assetto anti sommossa aveva salvato Craxi dal rischio di un linciaggio. Lui poi aveva parlato di “squadrismo”. La condanna della politica verso quell’episodio era stata soft e ipocrita, salvo rare eccezioni. Del resto, tutti avevano paura dei magistrati di Mani Pulite che sfornavano avvisi di garanzia come michette. E riceverli significava, a spregio dello stato di diritto, la fine della propria carriera. Molti hanno detto e scritto che in quella sera di fine aprile è morta la Prima Repubblica. Non è esatto. Le Repubbliche finiscono con le modifiche agli assetti costituzionali, caso mai era finito il sistema dei partiti su cui si era retta l’Italia dal 1945 fino a lì. Non a caso, quasi tutte le forze nate dopo avrebbero evitato di inserire la parola “partito” nella loro denominazione.
Invece cominciava a mettere radici qualcosa di cui nessuno allora si era accorto, che balzerà a ribalta alcuni anni dopo con la definizione di “populismo” e di degenerazione della politica. Certo, all’epoca tutti evidenziavano crisi di rigetto nei confronti della politica: una cosa “sporca”. Lo stesso Craxi sarà a lungo ricordato solo per le malversazioni e non per le sue visioni lungimiranti e ignorate sul senso della sinistra.
Magari se si fosse subito avviata una riflessione su quanto accaduto quella sera fuori dal Raphael, il paese avrebbe avuto una storia diversa e una post politica migliore. Ma all’epoca il “mainstream” era quello di “Mani Pulite” e tutti vestivamo i panni delle tricoteuse sedute sotto la ghigliottina ad attendere di veder cadere un’altra testa. Da quell’episodio discende anche il mito, poi ridimensionato alla prova dei fatti, dei governi “tecnici” immaginati come antitesi di quelli politici. Il primo è stato proprio quello di Ciampi. E deriva anche il primato dell’economia sulla politica con la discussa stagione delle privatizzazioni delle aziende di stato e gli intrighi che hanno accompagnato quelle scelte. Insomma, se si fosse stati in grado di leggere in maniera meno acritica e faziosa i gravi fatti di quella notte romana ed evitare di buttare via il bambino con l’acqua sporca (e ce n’era parecchia), magari oggi avremmo una politica e un paese migliore.
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