L’addio del ministro
al governo precario

“Grazie dei Fioramonti” è la canzone natalizia di Matteo Salvini, che questo omaggio lo ha gradito senza neppure sentire il male che provava Nilla Pizzi nel quasi omonimo brano passato alla storia di Sanremo. Perché le dimissioni del ministro all’Istruzione, deluso dalle poche, a suo dire, risorse destinate alla scuola da questa manovra per buona parte finalizzata a evitare l’aumento dell’Iva, una delle ragioni fondanti del governo Conte due colorato di giallorosso, rischiano di aprire una falla. L’ esecutivo è quantomai precario e traballante dopo il pezzo perduto. Anche perché l’ex ministro appare determinato a lasciare il movimento che lo ha portato in Parlamento, i Cinque Stelle, per fondare, assieme a qualche altro transfuga, un nuovo gruppo alla Camera di sostegno, a suo dire, del governo medesimo.

Insomma un’altra gamba di una maggioranza che vede indebolirsi sempre più una delle due principali, quella dei post grillini tentati dalla Lega e anche dell’eventuale referendum contro il taglio dei parlamentari. È il caso di precisare che la mossa di chi si è attivato per una consultazione che ha le stesse possibilità di successo che avrebbe la Spal in casa del Barcellona, è del tutto strumentale. Anche qui si tenta di mettere i bastoni tra le ruote del Conte due. Perché l’indizione del referendum bloccherebbe la riduzione di posti a Montecitorio e palazzo Madama in caso di voto anticipato. E Salvini avrebbe gioco facile nel poter promettere scialuppe di salvataggio a chi decidesse di lasciare la nave battente bandiera pentastellata. È un governo perciò sempre più in equilibrio instabile che, una volta licenziata una manovrina dal sapore della minestra servita ai degenti ospedalieri dovrà scollinare le elezioni in Emilia Romagna per evitare la rotta di collisione. Gennaio ci dirà quale destino attende l’esecutivo e il paese. Impensabile, ora, che il nocchiero Conte possa tenere la rotta nel caso di una sconfitta sotto i colli fatali di Bologna. Specie se i voti dei Cinque Stelle dovessero risultare decisivi per l’eventuale debacle del presidente ricandidato a targato Pd Stefano Bonaccini. Nel partito di Zingaretti partirebbe una bagarre che potrebbe risultare fatale allo stesso segretario. E i rapporti tra il Nazareno e le truppe sempre meno comandate da Giggino Di Maio non diventerebbero dissimili da quelli di cani e gatti. Aggiungeteci Renzi che briga pro domo sua e il neonato gruppo di Fioramonti con il bacio della morte per Conte già innestato dopo l’addio del ministro, e potete capire come andrà a finire.

Nell’attesa avremo un paese guidato da una ciurma costretta a navigare a vista nelle nebbie dell’assenza di un’elaborazione politica alta che non può arrivare dal balbettante Pd del fratello del commissario Montalbano e neppure dai Cinque Stelle sempre più incanalati sulla strada dello sfarinamento. Davvero nel prossimo mese fare l’opposizione sarà il lavoro più comodo del mondo, in attesa di quella domenica 26 che, con un giorno di anticipo sulla canonica scadenza, darà comunque la paga a qualcuno. Perché sull’Aemilia che Francesco Guccini viede “in futuro da un mondo lontano” come “una macchia di verde”, ha scommesso parecchio anche Matteo Salvini che proprio sull’idea del verde, colore anche della nuova Lega pensa di arrivare alle agognate elezioni che lo riporterebbero sul ponte di comando abbandonato dopo le follie del romagnolo Papeete. Una sconfitta non scalzerebbe di certo il capitano dalla guida del movimento, ma lo costringerebbe ad elaborare una nuova strategia per portare a casa quantomeno il risultato di evitare che sia la maggioranza in carica a gestire, nel 2022, l’elezione del nuovo capo dello Stato. Per Conte e Zingaretti la riconferma di Bonaccini in Emilia Romagna sarebbe una bella boccata d’ossigeno che però, in mancanza di una strategia, potrebbe esaurirsi presto. E poiché a seguire toccherà anche alla Toscana, terra dell’altro Matteo in gioco, Renzi, scegliere un nuovo governo ecco che torna in auge quel “del doman non v’è certezza” di Lorenzo il Magnifico.

@angelini_f

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