Il bello di essere “La Provincia”, vetusto superato fogliaccio di quel materiale, la carta, ormai considerata, a livello di informazione come i tirannosauri, è che si riesce ancora comunque a mordere, proprio come facevano quei grandi e feroci rettili. Vuol dire che la dentatura resta buona. Il riferimento, al solito, è all’ennesima presa per i fondelli da parte delle istituzioni e della politica ai danni del territorio, che, forse potremo contribuire a sventare.
Perché oggi potrebbero essere decisi i blocchi dei mezzi pesanti sulla martoriata statale Regina. Saranno costretti a fare inversione di marcia, come ha proposto “La Provincia”, così da non passare dove creano code e ingorghi infiniti. Forse pecchiamo di narcisismo. Ma pensate che senza la raffica di titoli e articoli quotidiani, che pure, e ce ne dispiace, hanno disturbato qualche autorità, le cose sarebbero potute andare così? Noi no e ne abbiamo buoni motivi. Suffragati anche dai precedenti che riguardano sempre il lago, come la battaglia per evitare la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Menaggio, che pare scongiurata anche grazie ai tanti incisivi articoli di denuncia pubblicati sul nostro quotidiano e state certi che continueremo a tenere alta la guardia perché non ci fidiamo di questi politici.
Da anni questo giornale si batte per migliorare la qualità della vita dei suoi lettori, compresi coloro che hanno la ventura di vivere ai bordi della strada rivierasca sulla sponda occidentale del lago più bello del mondo e perciò molto ambito da turisti e gitanti, che appesantiscono il traffico ordinario, già di per sé tormentato anche a causa della morfologia, nonostante le tante migliorie introdotte piano piano negli anni. Chi ha buona memoria, infatti, ricorderà quando si imparava la geografica nella strettoia obbligata della Cernobbio pre galleria, durante le lunghe code al semaforo davanti alla grande pianta dell’Italia dipinta su una parete. Era la prima “stazione” di una lunga via Crucis, ora quasi tutta archiviata. Purtroppo rimane irrisolta la questione della variante Tremezzina. E qui, al di là delle ricorrenti passerelle come se ci fosse un domani che invece appare alquanto dubbioso, sarebbe cosa buona e giusta avere certezze su tempi e risorse per i lavori appena iniziati e già impantanati di brutto. Le garanzie generiche ogni due per tre che arrivano da ministero delle Infrastrutture e Anas non bastano proprio. E sarebbe una beffa più che irritante se l’opera dovesse essere terminata dopo il ponte sullo Stretto.
Per tornare al caos Regina, chi scrive conserva il ricordo di un prefetto originario della Sardegna, altra terra bella e aspra come il nostro lago, Efisio Orrù che di fronte al sottosegretario alla Protezione Civile, Franco Barberi, piombato in elicottero a verificare i danni di una delle tante alluvioni, aveva preferito la franchezza alla ritualità per ricordare come il problema di questa strada fosse una contingenza al di là dell’emergenza (sorry per la rima). Erano i tempi del primo governo Prodi, tanta acqua è passata sotto e anche sopra i ponti del nostro territorio e un’infinità di mezzi sono transitati sulla martoriata Regina.
La situazione è migliorata, ma ancora non può certo dirsi risolta, altrimenti non saremmo qui, ogni giorno, a segnalare ingorghi e trasgressioni, non per seminare il panico, ma per dare una mano a risolvere i problemi. State tranquilli, non ci stancheremo di farlo. Siamo consci del fatto che il giorno dopo essere stato letto (dai pochi che ancora si premurano di farlo), ogni giornale, nella migliore delle ipotesi, serve per incartare i carciofi. Ci piace pensare che, grazie alla nostra opera di sentinella del territorio, siano un po’ più saporiti. E che, soprattutto, non viaggino su quei camion che solcano abusivamente la Regina,
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