Il Santo ammalato che cammina a piedi nudi nella neve, non sente più freddo, ma si preoccupa del fatto che lo senta io per lui.
Io sono un cerotto sulla strada, mi appiccico mi stacco, mi separo dal mio tragitto e poi mi attorciglio in qualche ragnatela del timore.
Sento odore di stantio e di diffidenza, come pioggia vecchia ormai morta nelle pozze tra i crateri di fango, vicino ai papaveri pazzi e rossi come la Paura.
Paura insegnata bene e imparata a memoria, Paura che riscopre il ventaglio mutilato della Storia, che dissotterra gli orrendi odori, gli antichi dolori.
Disinfetta ogni sospiro se non vuoi morire a rate…. scaccia i germi a pedate, denuncia il vicino, scappa da ogni bambino che tossisce o che non tace.
Tossisco nella piega del gomito, sto a distanza, non ti stringo, non ti parlo, non ti bacio, non ti saluto... e alla fine, il Germe sono io... ogni volta che non ti vedo, che non ti sorrido, che non ti aiuto.
Ogni legno portato dal lago non ha più dubbi di corteccia, non ha più segreti per cui soffrire, svela la sua superficie liscia, non ha più pensieri sporchi ronzanti dentro l’alveare.
E io lo vorrei imitare.
Accendo una candela, spengo un cellulare, accendo un piccolo fuoco, spengo un televisore.
Il Serpente Boia dell’informazione isterica, abrasiva, magnetica, statica, ipertrofica e catastrofica…. piano piano perde forza e non mi stringe più tra le sue spire.
Tolgo una mascherina e infilo una maschera da Mamuthone, da Bell, da Brütt, da Zorro, Arlecchino….. l’Amuchina me spalmo nel cervello, me la spruzzo sopra il cuore, è lì che devo disinfettare.... lava bene le mani, lava bene le mani, lava bene le mani….. che siano pronte a sporcarsi di ogni cosa, come ogni giorno da vivente che accetta il suo tutto... e svende il suo niente.
Mi rendo conto solo ora che le Vittime di Stagione dell’anno scorso non sono state così contate e celebrate, perchè il Virus non era salito al Trono.
In tanti han sognato una Corona, ora è un incubo evocarla anche sull’etichetta della birra.
Devo essere prudente, osservare le norme, rispettare, aspettare, non strafare....attenermi a ciò che è ragionevole valutare. È importante. Lo faccio con grande timore e serietà.
Il mondo veloce con l’orgoglio Gigante, di fronte al Super Nano si ferma un istante che sembra infinito.
E piano piano si scende dalla scala e si china per un momento il capo, si torna a comprendere, si smette di saccheggiare quello che ad altri può servire per lottare, per curare e per guarire.
Si capisce perfino che 40 kg di pasta in un carrello non sono un baluardo così valido, perché in attesa di un vaccino, non ti proteggerai coi carboidrati.
Forse ci si rende conto che la malattia non tifa per una squadra di calcio e non vota un partito politico, che non guarda le targhe per prendere la mira, che non separerà un popolo eletto da un popolo infetto, ma ci farà capire nel 2020 come tendiamo a reagire, chi siamo realmente, come siamo e come non vorremmo più essere. I batteri cercano un alloggio e noi tutti siamo per loro dei Grand Hotel gratuiti. Punto.
Un giorno, probabilmente il Pianeta troverà il vaccino contro l’HOMOVIRUS e si libererà definitivamente di noi, visto che non ci siamo comportati con esso in modo tanto diverso dal nostro grande nemico del momento.
Mentre in tanti ci si agitava nel grande pollaio del terrore, persone Valorose e Valide hanno cominciato la loro battaglia per fare tutto il possibile e ancora stanno combattendo.
Poi magari finalmente un vaccino arriverà....e tutti lo aspettiamo, attendendo con ansia anche il ritorno alla normalità..... presunta.
Presunta... perché in molti moriranno ancora congelati dentro scatoloni o sacchi a pelo e in tanti di quei modi ignobili da farci un catalogo.
Molti settori sono stati colpiti, molte città marchiate con la Lettera Scarlatta, in tantissimi non possono viaggiare, applaudire, lavorare o stare insieme....e questo è un colpo che ci fa molto male, anche fuori dall’ospedale.
Ma questo è il punto in cui scegliere la maschera che mettiamo o togliamo fa la differenza, tra esseri umani o batteri o parassiti del nostro stesso genere.
L’incendio in quel cinema, tanti anni fa, non fece vittime... le fece la folla che fuggiva e che calpestava chi era scivolato.
Questo mondo non finirà con uno starnuto, ma con la corsa folle sopra chi è caduto.
Come è sempre stato, ogni volta che è finito.
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