Passato il Natale con l’ennesima riproposizione del film “Una poltrona per due”, nell’opposizione politica italiana va in scena “Una poltrona per te”.
Il primo ciak è stato dato da Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di fine-inizio anno del 4 gennaio scorso. “Nessun problema a confrontarmi con Schlein, leader del Pd”, ha detto il premier. Ed è stato subito tormentone. Perché più di un commentatore politico ha obiettato che forse l’avversario più efficace potrebbe essere il capo dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte.
Quest’ultimo ha impresso una decisa svolta a sinistra al Movimento, rispetto alla linea tracciata in precedenza da Beppe Grillo e Luigi Di Maio, un po’ più ondivaga. E ora è forte la concorrenza con i Dem a loro volta portati, con non poche resistenze interne, su posizioni più radicali della segretaria. Certo il Pd resta la forza di opposizione più numerosa in Parlamento e anche nei sondaggi stacca di qualche punto i pentastellati.
Ma sul piano della comunicazione davvero l’ex presidente di due governi di colore diverso, sembra “bucare” di più di Schlein. E questo potrebbe accreditarlo come miglior rivale di Giorgia Meloni e in grado di metterla in difficoltà. Oltretutto si potrebbe anche sostenere che non dovrebbe toccare al leader della maggioranza scegliersi il partner per il confronto.
A complicare la questione c’è poi il terzo incomodo: Matteo Renzi. Al di là del consenso esiguo accreditato alla sua Italia Viva (più o meno) è innegabile che, sul caso del deputato Pozzolo che ha sparato al party di Capodanno del sottosegretario Delmastro e anche rispetto alla già citata conferenza stampa di Giorgia Meloni, è apparso l’oppositore più incisivo e di certo, tra una gita araba e l’altra, mantiene le stimmate del politico di razza, nonostante la scarsa simpatia personale. Peccato che oggi l’ex sindaco di Firenze stia al Pd, partito che peraltro ha guidato, come l’olio mischiato all’acqua (decidete voi quale sia l’uno e quale l’altro visto che la metafora si presta a una pletora di doppi sensi). Perché il vero problema dell’opposizione, alla fine, è che anche marciando divisa, non riesce mai a colpire unita e così gli effetti della sua azione si affievoliscono.
Le cose non sono certo destinate a migliorare nei prossimi mesi. Come si sa sono in arrivo le elezioni europee, dove ogni partito corre da solo e perciò individua i nemici a cui contendere i voti negli alleati più che negli avversari. Perciò si può stare sereni che i tre in questo periodo se ne diranno di ogni e anche la scelta di chi dovrà confrontarsi con il presidente del Consiglio entrerà nella lotta. L’impressione però è che alla fine, con ogni probabilità, toccherà a Elly Schlein, che proprio per le divisioni e in virtù del maggior consenso, appare la favorita. Dopo il voto per l’europarlamento, sarebbe forse il caso che i leader superassero le divergenze anche di carattere personale e decidessero di intraprendere un’azione comune. Al di là degli obiettivi di parte, infatti, una democrazia ha bisogno tanto di un governo efficace quanto di un’opposizione incisiva e in salute.
In ogni film, prima o poi, appaiono i titoli di coda. Sarebbe auspicabile che accada anche per “Una poltrona per tre” che non sembra certo destinato a sbancare l’audience. Elettorale ovviamente.
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