“Che ce frega della Superlega, noi c’avemo la serie B”. Nella parafrasi di un celebre motto del tifo romanista c’è tutta la gioiosa essenza del calcio comasco che torna a festeggiare, come una volta, una promozione. Un pallone che si colloca a una distanza più che siderale della tirannia del business che si sta imponendo e si imporrà in cui, per ora per fortuna, prevalgono ancora le emozioni.
Roba da poveri, ma belli. Magari neppure tanto in campo. Però vincenti, pure a sorpresa, va detto. Perché è vero che, dopo il cambio in panchina, al salto di categoria diretto ci avevamo fatto la bocca, ma chi l’avrebbe detto all’inizio del campionato? Il fulcro di questa storia è proprio il tecnico, Giacomo Gattuso, principale artefice del risultato che, oltretutto, rappresenta la comaschità in un assetto societario le cui fila si tirano a migliaia di chilometri da qui. Simbolo del Como, prima in campo quindi in panchina, Jack è il perfetto trait d’union tra il calcio di un tempo che tenta forse invano di resistere e quello affaristico che lo sta espugnando ed estromettendo. Nell’attesa dell’ineluttabile, godiamocela.
E questa volta si crogioli nella gioia anche quella parte della città che di fronte alle tante ormai promozioni della squadra che porta il nome di Como si è sempre girata dall’altra parte, come se la faccenda non la riguardasse e fosse solo l’uzzolo di un manipolo di esaltati.
Invece no. In una città che per mille motivi più volte, all’eccesso anzi, elencati su questo foglio, non riesce a fare il salto di qualità, è importante che ci riesca almeno chi la rappresenta in un ambito che è sportivo, ma, proprio per questo anche promozionale. La serie B significa nuove platee e maggior visibilità per un territorio che deve buona parte del suo sostentamento al turismo ed è rimasto stordito del perpetuarsi della pandemia. Per una volta cogliamo l’occasione, stringiamoci davvero a coorte, non per combattere qualcuno, ma per costruire qualcosa. E il fulcro di questo nuovo auspicato abbraccio non può essere che uno: lo stadio Sinigaglia. Gianni Brera lo definì il più bello del mondo e lo è perché si affaccia su quello che ormai è considerato quasi universalmente il lago più bello del mondo. E allora tutto si tiene. Bastava contare le volte in cui ieri, durante la diretta Rai sulla partita decisiva e anche in alcune fasi di gioco, il regista deviava gli sguardi delle telecamere sul lago solcato da vele, o verso il cielo attraversato da un idrovolante o dentro la maestà di una villa antica. Forza Como (due parole che possono essere raddoppiate se riferite a squadra e città).
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