![None Augusta Montaruli](https://storage.laprovinciadicomo.it/media/photologue/2025/2/8/photos/cache/politico-che-abbaia-non-morde-ma-distrae_9854f900-e588-11ef-a82a-33e52af2eaa9_1920_1080_v3_large_libera.webp)
Sta a vedere che siamo di nuovo davanti alla solita operazione di distrazione di massa.
Se ci pensate bene, il governo Meloni ha più volte fatto ricorso a simili strategie nei momenti critici della sua ancora breve storia.
Ricordate il parlamentare di Fratelli d’Italia che spara durante la festa di Capodanno? O il ministro Lollobrigida (ex cognato del premier) che fa fermare un treno per non arrivare in ritardo a un appuntamento? Episodi che, guarda caso, si sono verificati in parallelo a passaggi difficili per l’esecutivo, come il varo di una manovra in cui le promesse elettorali sono rimaste lettera morta o crisi di politica estera.
Ora, mentre la presidente del Consiglio è nel mirino dell’opposizione per la sua assenza in Parlamento nel dibattito sul rimpatrio del torturatore libico Almarsi e mentre è in corso uno scontro feroce con la magistratura, ecco spuntare la parlamentare Augusta Montaruli. La quale, nel bel mezzo di un dibattito, si mette a imitare un cane per replicare a un esponente del Pd e, così facendo, ruba la scena. Contenta lei, verrebbe da dire.
Intanto, la pessima figura dei ministri Nordio e Piantedosi, mandati allo sbaraglio sulla vicenda Almarsi, con dichiarazioni contraddittorie che li fanno sembrare Stanlio e Ollio, si avvia verso una dissolvenza, rallentata solo dal clamore della vicenda. Ma se davvero i “Bau Bau” da kamikaze della Montaruli fossero serviti a spostare l’attenzione dal premier, ci troveremmo davanti a un vero genio della politica. Beninteso, di quella cialtronesca e sguaiata di oggi, non di quella vera e nobile, ormai relegata alla storia. Del resto, politico che abbaia non morde.
E poi, diciamolo: spiare dal buco della serratura delle chat di Fratelli d’Italia (non proprio il Rotary Club) e scriverci sopra un libro è un modo piuttosto triste per tentare di mettere in crisi la maggioranza. Oltretutto, parliamo di messaggi scambiati quando Salvini non era un alleato di Meloni: governava con i Cinque Stelle nel Conte I e sosteneva il governo Draghi, mentre lei era l’unica opposizione. Se oggi, pur essendo nella stessa coalizione, se ne dicono di ogni, figuriamoci allora. Dov’è lo scandalo?
E Renzi? Altro che Grillo Parlante, come si è autodefinito durante il dibattito su Almarsi. Qui fa piuttosto la parte di Lucignolo, chiedendo dimissioni per questioni che rasentano il ridicolo. Ma dai. Non ci salviamo più.
Così, alla fine, Meloni, che nel pasticcio del torturatore libico riportato a casa per ragion di Stato non ha fatto nulla di diverso dai suoi predecessori di qualsiasi colore, a parte il modo maldestro di comunicarlo, finisce per giganteggiare. Sì, certo, forse c’è una strategia dietro. Oppure, più semplicemente, basta scegliersi compagni di viaggio in formato “minus” per sembrare sempre la più brillante, anche quando sarebbe difficile. Significa però anche doversi grattare da sola tutte le rogne sui problemi seri. Perché l’abbaiare si sa funziona solo con la luna. Ma mica si può avere tutto.
Pensare che gli italiani, invece, si accontenterebbero anche solo di qualcosa.
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