Previsioni del tempo: ridateci Bernacca

Come al solito si stava meglio quando si stava peggio. Non pensate che sia la solita menata su fascismo, antifascismo, saluti romani e busti della buonanima. Anche se sempre di tempo si tratta, però quello meteorologico.

Perché forse eravamo più sereni quando il monopolio delle previsioni era stato assegnato ad Edmondo Bernacca, un nome risorgimentale per un colonnello dell’aeronautica che ogni sera verso l’ora di cena appariva sugli schermi della tv in bianco e nero con la rubrica “Che tempo farà” e armato solo di bacchetta ci spiegava tutto su isobare (si chiamavano così?) e anticicloni delle Azzorre (che adesso pare abbiano traslocato e anche per questo siamo oppressi dal caldo africano). Perché il bello era che al povero ufficiale (poi congedato come generale) credevano in pochi. Anzi, uno degli sport preferiti nei bar era notare come il “Bernacca non ci avesse preso neppure questa volta”. Adesso per il meteo, come per tanti altri aspetti della nostra esistenza, c’è il digitale, le App che danno tutto in tempo reale e si avvalgono dell’intelligenza artificiale e di altri diavolerie per prevedere esattamente sole, nuvole, pioggia (con i millimetri che cadranno), venti ecc... ora per ora. Peccato che anche loro sembra abbiano raccolto l’eredità di Edmondo e forse riescano a fare peggio del mite colonnello.

Un ultimo clamoroso esempio lo abbiamo avuto nel recente weekend, preceduto da giornate con una canicola opprimente (a volte oltre i 40° gradi), ma con il conforto che tra sabato e domenica sarebbe cambiato tutto.

Le app segnalavano un repentino e brusco cambiamento con piogge apocalittiche e rischio di quelli che si chiamano “eventi estremi”, cioè inondazioni e alluvioni. Così è stato per giorni, con i media che rilanciavano speranzosi e un po’ spaventati dagli effetti collaterali, queste previsioni. E, naturalmente, così era per le App che segnavano precipitazioni a ogni ora “intense”, poi “abbondanti”, quindi “molto abbondanti”. Roba da fare un colpo di telefono a Noè per chiedere se fossero rimasti un paio di posti “last minute”.

Ci siamo addormentati sabato sera appiccicosi di sudore, sbirciando ancora una volta le app. Poi al risveglio domenicale abbiamo aperto con cautela le finestre per evitare le “secchiate”. Invece sembrava di sentire Rino Gaetano che cantava “Ma il cielo è sempre più blu…”. Boh…

Un’altra occhiata alle app consentiva di apprendere che l’apocalisse era stata rinviata alla tarda mattinata. Ed è stato così fino al pomeriggio. Sembrava di essere in una stazione con gli annunci di un treno che continua ad accumulare ritardo. Solo che, in questo caso, anziché l’annunciato Frecciarossa è arrivata tutt’ al più una littorina, poche gocce dove sono cadute, e noi accaldati quasi come prima. L’unico che ci aveva preso, ed era andato controcorrente avvertendo che sarebbe mutato poco o nulla, è stato il meteorologo Mario Giuliacci, guarda caso uno della “cantera” di Bernacca.

Certo, il clima è cambiato, le precipitazioni sono sempre più localizzate. Magari diluvia qui e splende il sole a pochi chilometri, ma queste previsioni moderne e digitalizzate (senza generalizzare, per carità, qualcuno le avrà senz’altro azzeccate), non sembrano, al di là della forma, aver fatto molti passi avanti dall’epoca di Bernacca. Che almeno aveva il pregio di comparire solo una volta al giorno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA