Facile essere coraggiosi a distanza di sicurezza, favoleggiava già a suo tempo Esopo. E lo è davvero, seduti a casa dietro lo schermo di un computer, a digitare sui tasti mentre dentro gli ospedali si combatte per la vita e per la morte, a costo di rimetterci la propria salute. Sarà anche il lavoro che si sono scelti, ma in questi giorni tragici medici, infermieri, operatori socio sanitari, soccorritori stanno dimostrando un coraggio fuori dal comune. Loro si schermirnanno, negheranno, diranno che è solo e nient’altro che il loro dovere, ma la verità è un’altra: senza il loro coraggio e, in alcuni casi (ricordate l’operatore del 118 di Bergamo?), sacrificio, saremmo tutti più esposti, fragili, mortali.
Riconoscere questo dato di fatto dovrebbe essere il punto di partenza per un ragionamento condiviso, di cui da oggi il vostro quotidiano vorrebbe farsi portavoce. Ci siamo chiesti: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per aiutare chi si sta sacrificando per noi? O, per dirla con uno slogan (tanto odiosi quanto, purtroppo, efficaci gli slogan): come possiamo proteggere chi ci protegge? Le numerose conversazioni telefoniche con i professionisti in prima linea negli ospedali si chiudono tutte con lo stesso appello: aiutateci a far sapere che abbiamo bisogno di mascherine, di tute sterili, di calzari, di guanti per proteggerci dal virus.
Alla terza settimana di emergenza vera, i presidi di autoprotezione negli ospedali lombardi, comaschi compresi, stanno scarseggiando. Le aziende tradizionalmente fornitrici non riescono a star dietro agli ordini. Altre cercano di conservare in magazzino quanto più materiale possibile per un’eventuale peggioramento della crisi. Altre realtà ancora – fortunatamente molto poche – si tramutano in sciacalli e approfittano per far lievitare i prezzi. E, intanto, chi combatte le nostre battaglie rischia di farlo letteralmente a mani nude.
Ecco che, raccogliendo l’invito di infermieri, medici e soccorritori, il nostro giornale ha deciso di far da megafono a questo doveroso appello rivolto alle Aziende con la “A” maiuscola, quelle che conoscono il valore della vita prima ancora che quello del profitto: aiutate chi ci protegge a proteggersi. Nelle pagine dedicate alle cronache dal fronte di questa battaglia contro il coronavirus, abbiamo pubblicato i riferimenti di alcuni ospedali comaschi che hanno aderito alla nostra campagna e che sono pronti ad accogliere ogni aiuto possibile pur di consentire ai loro dipendenti di tutelare la propria salute. Un appello che rivolgiamo anche a quelle dodici aziende comasche che, con l’aiuto del Politecnico di Milano, stanno predisponendo la conversione delle linee produttive per realizzare presidi di autoprotezione sanitari.
Dal canto nostro possiamo da un lato tenere alto il livello del megafono, dall’altro dare visibilità a chi vorrà raccogliere l’appello. Che è giusto e sacrosanto che chi si impegna per gli altri lo faccia in silenzio, ma nei momenti di maggiore crisi è forse ancora più giusto raccontare quelle storie, quei valori, quelle persone che riconosco ancora quanto sia preziosa la solidarietà. Soprattutto verso chi impegna il suo coraggio per gli altri.
Ecco, se è vero - come sosteneva Einstein - che “sacrificarsi al servizio della vita equivale a una grazia”, è anche vero che non abbiamo bisogno di eroi. E che tutelare chi, coraggiosamente, continua a lavorare per arginare il maledetto virus è un modo per tutelare noi stessi. Se cadono loro, quelli che combattono per noi al fronte, cadiamo anche noi con loro.
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