Regione e Vaccini:
quell’Aria è di casa loro

Ebbene sì: Sammy Barbot. Chi se lo ricorda il cantante che, negli spensierati anni ’80 intonava un motivetto dal titolo “Aria di casa mia”? Di certo l’hanno scordato dalle parti della Regione Lombardia dove ieri, dopo giorni di vergognosi disservizi seguiti a settimane di disguidi a scapito di anziani da vaccinare, il presidente Attilio Fontana ha azzerato i vertici dell’azienda Aria, i cui compiti nella gestione della campagna vaccinale saranno presto trasferiti a quel conclamato modello di efficienza che sono le Poste.

La domanda che si fa, attonito, l’uomo della strada a cui per mesi hanno raccontato la storia del vaccino imprescindibile e salvifico per liberarsi dal Covid e dalla prigionia indotta dal micidiale virus, è come possa essere così complesso gestire le prenotazioni per farsi iniettare la dose. Vero, la Lombardia è grandina e piuttosto popolata: circa 10 milioni di abitanti. Di quasi tutti, però, almeno sotto il profilo sanitario, si conoscono vita e miracoli. Non foss’altro perché la prima volta in cui uno va a fare un prelievo del sangue è tenuto a fornire la tessera sanitaria nel cui codice c’è quasi tutto di noi. E questi numeri finiscono in memoria nella rete informatica della sanità regionale, tant’è che quando si torna a fare una visita e un esame e si dimentica il documento, l’operatore recupera subito i dati.

Allora non c’era da inventare chissà quale artificio cibernetico. Bastava un censimento, ordinato per età e province: da lì, sulla base delle dosi di vaccino disponibili e della capacità di somministrarle, eseguire le chiamate. Forse si potrebbe farlo anche con un vecchio Commodore 64.

Invece ad Aria sono andati per aria. Alla fine se n’è accorta anche Letizia Moratti, messa al posto di Giulio Gallera per evitare di ripetere le corbellerie del predecessore, finora senza grandi risultati, nonostante il prodigarsi dalla signora a tagliar teste.

Il problema è che Aria è di casa loro, della Regione. I vertici, così inadeguati come ha dovuto, magari obtorto collo, ammettere lo stesso presidente Attilio Fontana, qualcuno li avrà pur nominati e forse con la solita logica che premia più la fedeltà a partiti e capi che non la competenza.

Ma se una Regione come la Lombardia non è riuscita a garantire una doverosa efficienza nella campagna vaccinale, la colpa sarà solo dei signori di Aria? Se, tanto per fare un esempio fra i molti, se ancora non è stata avviata la procedura per fornire le dosi agli anziani immobilizzati e perciò impediti a recarsi negli hub, e comunque impossibili da isolare perché bisognosi di assistenza continua, è responsabilità dei signori della piattaforma informatica? E se qualcuno di questi nonni, nell’attesa dall’immunizzazione ha contratto il Covid e magari è pure morto? Perché qui non siamo davanti al problema, sia pure scocciante, del sito intasato dalle troppe richieste del bonus motorini o alla lotteria degli scontrini. Ci sono di mezzo la salute e la vita. Ed è possibile che, in Lombardia, regione in tempo additata ad esempio non virtuoso ma di più in materia sanitaria, il virus abbia scardinato tutto, fin dalla sua comparsa e non si sia riusciti a porre rimedio? Colpa di quelli di Aria? Oppure c’entra chi a livello politico ha perpetuato un modello non adeguato e magari ora, approfitta anche di questo sfascio per chiamarsi fuori e tentare di lasciare nei guai l’alleato e farci sopra una bella speculazione elettorale prossima ventura?

Rispondano pure con calma a queste domande. Prima magari mettano la testa, ma stavolta sul serio, sul problema vaccinazioni, la piantino con i proclami, con gli “entro” che spostano sempre più in là il traguardo. E se non ci riescono… aria! Ma loro. Come in piena pandemia? Se abbiamo cambiato il governo nazionale e se questo non interviene sulle inadempienze lombarde, si può fare la stessa cosa anche con quello regionale. Perché la canzone di Sammy Barbot recita anche “aria di libertà”, magari di non prendere il Covid non per le nostre negligenze ma a causa di quelle di coloro che ci rappresentano.

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