Premessa: il fatto che dopo anni sembri emergere una volontà politica sul futuro del San Martino non può che essere salutato come positivo. Da tempo quell’area verde così strategica e importante attende di essere ricollegata alla città. Dopo l’ipotesi, svanita, di collocarvi il nuovo ospedale, poi realizzato a San Fermo, tutto era rimasto come prima.
D’improvviso, nel giro di una manciata d’anni, la questione è tornata al centro della scena. Più che mai adesso, con l’idea del presidente dell’amministrazione provinciale, Fiorenzo Bongiasca, di realizzarvi una sorta di campus dei licei prima e poi, attraverso uno studio di fattibilità del costo di 30mila euro, di trasferirvi almeno il Setificio.
Il tutto era partito in verità dalla Regione Lombardia, con un ordine del giorno a firma di Angelo Orsenigo del Pd che aveva ottenuto l’inserimento dei fondi a bilancio e il consenso unanime del consiglio regionale. Peccato che l’idea, illustrata nei dettagli in conferenza stampa durante la campagna elettorale per il nuovo sindaco di Como sia stata bocciata da tutti i candidati ora in corsa e anche dall’attuale amministrazione in scadenza di palazzo Cernezzi. Una sorta di corto circuito che rischia di imbarazzare parecchio alcuni schieramenti politici, su tutti il centrosinistra, ma non solo, e anche un’inspiegabile forzatura del numero uno dell’ente provincia forte di un appoggio della Regione che però, dopo la levata di scudi degli aspiranti primi cittadini comaschi, sembra tirare il freno. Insomma il tutto potrebbe trasformarsi in un “ballon d’essai” con il rischio che il problema rimanga ancora irrisolto.
Ci sarebbero alcune domande in attesa di risposta. Vero che l’idea di un “campus dei licei”, dentro il polmone verde, qualche anno fa aveva riscosso un ampio consenso tra le forze politiche cittadine. Ma le cose cambiano: ora gli orientamenti sono diversi. E viene da chiedersi perché Bongiasca abbia insistito con la sua proposta anche di fronte al diniego espresso dall’attuale assessore all’urbanistica, Marco Butti, ancora prima che si esprimessero i candidati sindaco. Di fatto questa proposta è stata bocciata tanto dall’amministrazione uscente quanto da quella che verrà, qualunque essa sia.
Perché il Comune di Como, che ora viene ritirato in ballo sia da Orsenigo, sia dal presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi (Lega ed ex Forza Italia) non è stato tenuto minimamente in considerazione nella proposta? Certo l’area del San Martino, dove sorgeva l’ospedale psichiatrico, non è di proprietà del Municipio bensì di Asst Lariana e Ats Insubria, ma è collocato nel cuore della città di Como.
C’è da chiedersi anche perché il presidente della Provincia abbia scelto di presentare il dettaglio della sua proposta mentre l’attuale governo di palazzo Cernezzi è in scadenza e la campagna elettorale per il nuovo sindaco sta per entrare nel vivo. A pensar male si potrebbe vedere un tentativo guidato da Regione Lombardia di incidere ancora una volta in una scelta strategica per la città, in un momento di incertezza politica segnato dall’imminente cambio della guarda in Comune dove è certo che non ci sarà più il sindaco in carica, Mario Landriscina.
Una politica un po’ vecchia questa che, peraltro, in passato non ha portato grandi benefici per Como, che grazie a Milano ha perso l’opportunità di mantenere il principale ospedale in città, per tacer della tangenziale di Como, ancora in attesa di essere completata.
Un’altra perplessità che riguarda il merito del progetto presentato da Bongiasca riguarda il destino dell’attuale complesso che ospita il Setificio per cui si ipotizza solo una “riqualficazione” senza definirne le nuove funzioni.
Insomma, qualunque sia la decisione, sul San Martino bisogna lasciare l’autonomia decisionale, o quantomeno in termini di proposta, alla città. E questo deve essere uno dei temi principali della campagna elettorale.
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