Sgradevoli loro, ridicoli tutti noi

In una scena del delizioso mélo “Stregata dalla luna”, Olympia Dukakis, che interpreta il ruolo della madre della protagonista - una strepitosa Cher, giustamente premiata con l’Oscar - si interroga sul motivo che spinge gli uomini a tradire le proprie mogli. E alla fine si dà l’unica risposta che può alleviare, almeno in parte, il dolore di sapere che suo marito ha da tempo una storia con un’altra: “Lo fanno perché hanno paura di morire”.

È un buon argomento. Una riflessione che lambisce una verità profondissima, ancora più stringente quando l’uomo ha passato i quaranta e quindi argomenti come l’amore, la passione, l’entusiasmo sono sempre più spesso figli di una stagione lontana mentre si profila quella - gelida - dei rimorsi, dei rimpianti, delle miserie, dei fallimenti. È un buonissimo argomento, di tristezza infinita. Che sottende tutto un suo spessore letterario, come ad esempio nell’amarissimo “Il ritorno di Casanova” grazie al quale Arthur Schnitzler, oltre ad averci regalato uno degli incipit più perfetti del Novecento, ha tratteggiato il declino del grande seduttore, prigioniero delle spire della vecchiaia, della decadenza, dell’impotenza, costretto a inventarsi un inganno diabolico per far cedere, a sua insaputa, la bella e giovanissima Marcolina. Effimero successo e al contempo fallimento definitivo della sua esistenza. Lui, al pari del Don Giovanni mozartiano che “solo in Spagna ne aveva conquistate milletré”, ora non ci riesce più e il terrore della fine lo spinge a intestardirsi, a incaponirsi perché sedurre, prendere, possedere, sedurre, prendere, possedere lo allontana ancora per un po’ dalla fine. Che però arriva. Perché il Tempo è come il Banco. Vince sempre. La sconfitta, lo scacco del seduttore, come raccontato con maestria anche da Sandor Marai nella “Recita di Bolzano”.

Se vale questa interpretazione allora anche tutta la ridicola, grottesca, a tratti volgarissima vicenda degli ultimi lustri della vita di Berlusconi assume una dimensione profondamente tragica. Non c’è solo da ridere su Priapo, il “cumenda”, il malato, lo sporcaccione, ma anche e soprattutto da piangere su chi si sente precipitare nel regno dell’oblio e cerca di aggrapparsi alla carne per sfuggirgli. Il più grave degli errori – la vecchiaia non dovrebbe essere l’età della saggezza e della rassegnazione? – ma la vita degli esseri umani è fatta anche di questo. Di paura. Di paura e solitudine. E poco altro ancora. E se vale questa interpretazione, allora forse sarebbe meglio stendere un velo di pietà su tutte le nostre cadute, le nostre infamie, le nostre vergogne. È così dura arrendersi alla vita che se ne va…

E quindi sarebbe bello o quantomeno più dignitoso poter applicare questa analisi al recente caso Giambruno. Anche perché si parla solo di questo, si abbarbaglia solo di questo, si motteggia solo di questo, si sghignazza solo di questo. Fuori, nel mondo, accadono cose inaudite, siamo tutti sull’orlo dell’abisso e qui il punto uno dell’agenda è il fuori onda di “Striscia la notizia”. Ma che l’Italia sia il paese dell’avanspettacolo, della sceneggiata e della rivista non è una novità.

E purtroppo qui non si può usare il registro esistenziale perché, a ben vedere, questa vicenda inanella solo una lunga serie di aspetti sgradevoli. Sgradevoli, sgradevolissimi, sono i video e gli audio del compagno del premier, tipica esibizione del maschio medio italiano, volgare, fanfarone, cialtrone, l’ennesima riproposizione dell’albertosordi spaghettaro amorale piacione che alberga in tutti noi. Sgradevole è l’intrusione di telecamere nascoste dentro la vita privata di una persona, che per quanto sbruffona e felliniana è finita nel tritacarne mediatico e poi addirittura politico per comportamenti che non hanno comunque nulla di illegale, perché non tutte le cose schifose sono reati. Sgradevole è la campagna voyeuristica subito montata dai giornali di sinistra, ai quali non sembrava vero di poter rimettere in azione il ventilatore moralista e censorio già utilizzato ai tempi del Cavaliere, con esiti politici catastrofici per la sinistra, tra l’altro. Sgradevole, al contrario, a destra, la cultura del chissenefrega, del cafonismo, del facciamo come caspita ci pare, della bava alla bocca, del turpiloquio, del mangiare i bucatini con le mani che regna nel cerchio magico davvero di basso profilo della Meloni, visto che almeno lei ha fin qui dimostrato un portamento istituzionale. Sgradevole infine, anche una parte del post del premier che, con grande astuzia e grande cinismo, ha sbattuto in prima pagina pure la figlia, ha fatto un riferimento lacrimoso alla sua infanzia - che funziona sempre - e si è lasciata andare al solito vittimismo complottista contro chissà quale potere oscuro che trama contro di lei, radice che non riesce davvero a estirpare del suo essere stata per troppi anni nel ghetto dei reietti.

È tutto sgradevole in questa faccenda, ma tutto davvero. Non c’è niente della dimensione tragica, esistenziale, umanissima del tradimento e dell’abbandono, che è uno dei motori immobili della società umana e che si ripete sempre fedele a se stesso nei secoli dei secoli. C’è solo l’eterna Italietta da quattro soldi, l’eterna Italietta dei cortili, delle lavandaie, delle sciampiste, dei panni che si lavano in casa, ma che poi si lanciano dalla finestra, delle mogli cornute vendicatrici e dei mariti – i maschi sono tutti degli imbecilli… - che dormono sul divano o che vengono sbattuti fuori di casa. La solita manfrina.

Che però, forse, almeno una cosa buona la lascerà. D’ora in avanti vedete di piantarla di farci la morale su Dio, Patria e Famiglia e di pontificare su ciò che è Bene e ciò che è Male e sulla bambina della pesca e sui valori della civiltà cristiana. Che è una cosa serissima, che ognuno cerca di praticare al meglio che può, con tutti i suoi difetti e tutte le sue meschinità, e che di certo non ha bisogno di una maestrina dalla penna rossa (o nera) che gli indichi la via.

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