Siamo sicuri che ci sia ancora il centro?

Quello che cercava Franco Battiato era di “gravità permanente”. Nella politica però il centro non permane. O meglio fa fatica a tornare dopo la fine della Democrazia Cristiana risalente a oltre trent’anni fa. Un periodo, peraltro, in cui gli italiani si sono abituati al bipolarismo e si fa perciò fatica a farli ricambiare, specie in assenza di un sistema elettorale marcatamente proporzionale. Certo, la questione è appassionante come una pagnotta con la muffa, ma il centro è tornato al centro, appunto, del dibattito politico anche con i convegni del fine settimana scorso in cui si è dissertato sull’impegno unitario dei cattolici in politica, poi benedetto anche dal presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Matteo Zuppi. Quindi torna la Dc? Potrebbe chiedersi qualcuno. No. Perché quell’esperienza politica era legata a una fase storica, quella della guerra fredda e del “Fattore K” (l’impossibilità per il Partito Comunista di arrivare al governo di un paese schierato con l’Occidente) che non ci sarà mai più. Certo la vecchia e rimpianta “Balena Bianca” era anche altro, ma soprattutto svolgeva il ruolo di argine insuperabile contro lo spauracchio comunista. Moltissimi italiani l’hanno votata solo o soprattutto per questo. Tant’è che appena il pericolo è scomparso, con la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’Impero del Male, anche piazza del Gesù si è svuotata. Chiaro che c’entra anche Tangentopoli.

Anche la sbandierata unità politica dei cattolici era reale fino a un certo punto. Perché vero che la Dc restava l’unica forza politica per così dire “confessionale”, ma i credenti votavano anche gli altri partiti. Tant’è che da Togliatti in avanti, tutti i segretari di Botteghe Oscure hanno sempre guardato con attenzione e rispetto a quel mondo. Non sempre, poi, i rapporti tra le gerarchie vaticane e lo Scudocrociato sono stati ottimali. Basterebbe ricordare il rifiuto di Alcide De Gasperi ad appoggiare alle elezioni per il sindaco di Roma, un candidato di destra come gli avrebbe chiesto Papa Pio XII, che poi gli avrebbe addirittura negato udienza in occasione di un’importante anniversario di matrimonio, ricevendo una risposta da vero statista qual era il leader politico trentino. Cose di un passato remoto, ma di cui bisogna tenere conto quando si vuole far rivivere il centro nell’anno di grazia 2025.

E bisogna ripensare alla Dc che, non a caso, era definita un partito “pigliatutto”. Non nel senso che molti potrebbero intendere, ma perché pescava i voti tra tutti i ceti della società. E, soprattutto, conteneva al suo interno sia la destra sia la sinistra con la capacità di spostarsi da una parte all’altra a seconda delle opportunità politiche.

Allora viene il dubbio che questi voti di centro che si vanno cercando per unirli alla sinistra, rappresentata in questo caso dal Pd targato Elly Schlein e tentare di battere la destra meloniana alle prossime elezioni politiche, abbiano già una casa nei due principali schieramenti. Gli elettori di “sinistra” della Dc sono grosso modo confluiti nei Dem o in Italia Viva e Azione, quelli di “destra” si sono distribuiti tra FdI, Forza Italia e Lega con un’osmosi importante fra i tre partiti negli ultimi anni. I Cinque Stelle hanno beneficiato un po’ degli uni e un po’ degli altri. Certo restano coloro che hanno rinunciato a esercitare il voto e sono tanti. Ma vai capire come portarli al centro. E soprattutto quale sarebbe il progetto di società di questo centro virtuale. Francamente negli incontri del fine settimana non si è proprio capito.

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