Stadio nuovo più facile
con un Como vincente

Avviso per chi non lo sapesse: c’è una fetta di tifosi del Como che da qualche tempo segue le vicende sul futuro dello Stadio Sinigaglia con ancora più enfasi rispetto a quella messa per le vicende sportive della squadra. Allo stadio non si legge più “Forza Como vinci per noi” ma “Occhio Palazzo Cernezzi, lo stadio cade a pezzi”. E sul web si sognano manifestazioni e cortei, non per il giocatore che non arrivava dal mercato, ma per le tapparelle della sede che cadono, e per il bando della loro sostituzione andato deserto perché non molto pubblicizzato.

Sono anche cambiati i tifosi, eh. Che una volta si occupavano solo di vicende di campo e lasciavano ai manager le vicende progettuali, edili ed economiche, della società. Oggi i tifosi 2.0 sono più informati, più lucidi, più calcolatori. Sono capaci di dirti che è un vantaggio vedere un certo giocatore di grido, se con la sua cessione si rifà mezza squadra. Strategici. E allora, ormai tutti hanno capito che il gol più atteso, più vincente e più utile per il Como sarebbe quello della sistemazione dello stadio.

Un problema che questa città ha da decenni. Ma che adesso è arrivato alla stretta finale. Per tre ragioni: 1. Con le nuove norme, in impianti vecchi e cadenti rischi di non giocare più; 2. Il futuro del successo delle società passa dallo stadio di proprietà, o comunque autofinanziato da esercizi commerciali; 3. A Como è arrivata una società seriamente interessata a realizzare l’impianto. Como che dorme, che ha in garage pezzi arrugginiti come Ticosa, paratie, piscine accatastati come ferri vecchi, è il posto meno credibile al mondo dove poter sognare una cosa del genere. Eppure, come vi raccontiamo all’interno, se ne parla non al bar, ma in uffici nobili di spiccate personalità cittadine. Eppure gruppi stranieri, ingolositi dalla città gioiello (per meriti geografici, cosa avete capito...), ci pensano, ci studiano, si fanno avanti. E i giorni passano, tra progetti fantasmagorici tipo guerre stellari e immobilismo scoraggiante degli uffici. Si passa dall’idea di una astronave razionalista con alberghi e astronavi, all’acqua che filtra dal tetto. Come si fa a stare calmi?

In questi mesi abbiamo sentito paragoni ripetuti ossessivamente con altre piazze. Quelle che hanno creato un gioiellino moderno, da un rudere abbandonato. Gli esempi? Tanti: Frosinone, Ferrara, Brescia, Ascoli, per non arrivare a Udine o Bergamo dove si vola più alti. Ebbene, sapete però qual è il comune denominatore di questi impianti? Su su, pensateci: è facile! Che sono stati costruiti tutti sotto le ali dell’entusiasmo per una vittoria.

È difficile pensare di costruire uno stadio nuovo per 1.500 spettatori e una squadra a metà classifica in C. Più facile pensarlo per 5.000 spettatori in B, per 8.000 in A. Ai grandi gruppi in corsa, della serie calcistica del Como interessa poco. Possono costruirlo anche se il Como gioca con il Renate. Ma è la città che finirebbe per non capire. Con un Como in serie A, magari anche solo in B, il problema non è più solo dei tifosi, ma della comunità. Perché ci sono più famiglie interessate, più coinvolte, i figli degli assessori, i nipoti degli imprenditori, i cugini del Questore. Questo aiuta a vedere il problema in maniera più diretta da chi conta. Ecco perché diciamo: ok i progetti, ok le strategie, ma ora serve una politica aggressiva sul mercato (del calcio) la prossima estate per avere un Como più competitivo, più nobile; perché il problema dello stadio passi dall’essere l’ossessione di pochi, alla esigenza di molti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA