Quelli che esultano di fronte al possibile tramonto del secondo lotto della tangenziale di Como assomigliano a coloro che di fronte alla luna si accontentano del dito. Monco, per giunta, qual è il quasi inutile tratto di tangenziale che è stato concesso a una città incapace di battere i pugni sul tavolo al tempo giusto, di scegliersi i rappresentanti migliori di capire quali sono le battaglie che non basta combattere ma bisogna vincere.
Perché il secondo lotto della tangenziale di Como è vitale per la qualità della vita dei comaschi ma non solo. Se lo era all’epoca in cui i flussi di traffico non avevano raggiunto, in alcuni punti del capoluogo e di certi comuni confinante, l’emergenza quotidiana dei nostri tempi, una ragione ci sarà stata. E rimane valida sempre di più. Eppure, questo è il paradosso, i comaschi sembrano non rendersene conto. Qualche tempo fa, un personaggio di peso nella nostra realtà e capace di vedere lontano, spiegò a chi scrive questo pezzo che il secondo lotto non si sarebbe mai costruito perché a Como non ci credevano più, tant’è che non era rimasto alcun esponente locale nella società Pedemontana che dovrebbe completare l’infrastruttura. Ci aveva azzeccato a quanto pare. Ma la previsione non giustifica la miopia e neppure la rassegnazione. Bene ha fatto il presidente della Camera di Commercio, Marco Galimberti, a chiedere la convocazione del Tavolo territoriale per capire la situazione dopo la scadenza dei vincoli sui terreni, che peraltro non rappresenta la pietra tombale per l’opera ma il limite per un’ipotesi di tracciato già di fatto accantonata perché troppo onerosa. E soprattutto Galimberti ha voluto riaffermare l’assoluta necessità dell’infrastruttura almeno nella parte di collegamento con la Briantea. Del resto, in buona parte degli studi che analizzano la situazione drammatica del traffico a Como, il secondo lotto della tangenziale è indicato come essenziale. Senza questo tratto di strada in grado di drenare una quota considerevole del traffico di attraversamento sull’asse est-ovest che è uno dei principali problemi della città, appare difficile trovare un bandolo per provare a scegliere la matassa delle code e dell’inquinamento da smog prodotto dai veicoli. L’attesa di una situazione che veda la progressiva e totale sostituzione dei mezzi alimentati con motori a combustione rischia di scavallare almeno una generazione. Si può dire perciò che la tangenziale è una priorità anche per i nostri figli.
Da queste considerazioni bisogna ripartire per combattere una battaglia vitale. La Como che vede una crescita costante e che pare inarrestabile del turismo, ha bisogno di infrastrutture adeguate. E la tangenziale è una di queste. La questione, insomma, investe anche l’ambito dell’economia, del nostro Pil locale. Serve la coesione e la convinzione di tutti. Inutile rinfacciare alla Regione, che sembra ritrarsi dalla partita, le tante promesse elettorali e non, fatte dal presidente in carica e dai suoi predecessori. Scordiamoci il passato e ripartiamo su basi concrete. I problemi sono sempre quelli: risorse e volontà politica. Camminano di pari passo e non può essere il passo lento di chi ogni giorno deve affrontare la statale Briantea da Albese a Como, la via Oltrecolle e così via. Soprattutto deve essere un passo deciso, pesante e minaccioso nei confronti di chi non vuole concederci quello che ci spetta di diritto e non da oggi. Perché ne va della vita della città. Questa volta bisogna fare squadra davvero anche perché in fondo, non c’è nulla da perdere. Alla peggio le cose resteranno come sono. E sarà peggio. Quella del secondo lotto è una partita che dovrebbe avere la priorità anche sulla questione, certo importante, della gratuità del primo. Anche perché, per una tangenziale completa, varrebbe la pena di pagare il giusto pedaggio. Il moncherino neppure ha molto senso percorrerlo, perciò conta relativamente il nodo del balzello. Certo, i precedenti non sono incoraggianti, sia in termini di capacità dei comaschi di battersi come un sol uomo, sia in termini di risultati ottenuti. Qualche volta però farebbe davvero piacere essere smentiti.
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