Turismo sul lago, una lezione dal passato

Il libro “Grand Tour in bicicletta tra il Lario e le Alpi” in edicola con “La Provincia” dal 22 ottobre al 7 gennaio non è solo un bellissimo reportage di viaggio. Gli autori, la giornalista Elizabeth Robins e il disegnatore Joseph Pennell, nel 1898 sembrano indicarci la via per un futuro sostenibile

Un libro che, oltre a farci compiere un piacevolissimo viaggio attorno al Lago di Como di fine Ottocento, può aiutarci a capire le origini del turismo massivo di oggi e come redistribuirlo, valorizzando tanti elementi interessanti che a volte sfuggono a chi li ha davanti agli occhi tutti i giorni, ma non ai visitatori più curiosi e illuminati. Tali erano certamente Elisabeth Robins e Joseph Pennell, autori di un “Grand Tour in bicicletta tra il Lario e le Alpi”, raccolta di scritti e disegni dedicati al nostro territorio, che da domani al 7 di gennaio troverete nelle edicole in abbinamento a “La Provincia”. Vi offriamo una prima e preziosa traduzione in italiano di un’impresa turistico/culturale notevolissima: nel 1898 la coppia di americani, lei brillante giornalista-scrittrice e lui illustratore tra i più importanti del suo tempo (amici come Oscar Wilde ed Henry James se lo contendevano per i loro libri), esplora i laghi lombardo-ticinesi e i passi alpini sulle prime “safety bike”, biciclette simili a quelle odierne nella forma ma con ben altro peso e senza cambi. Assolute novità, cui il territorio non era ancora preparato: quando bucano e non riescono a riparare il danno da soli, devono tornare da Varenna fino a Como per trovare un ciclista.

Leggendo il loro libro, valutando le fonti che citano, attraverso le quali hanno scoperto il Lario prima di venirci e di cui sul posto cercano tracce e riscontri, si può rispondere persino alla domanda “quando è iniziato il fenomeno del turismo sul Lago di Como?”. Quasi duemila anni fa con Plinio il Giovane, un comasco che tornava a villeggiare nelle sue amate ville da Roma, e poi addirittura dalla Turchia, dove fu nominato governatore, e ha magnificato al mondo intero il Lario e le amene dimore che ne costellano le rive. Ma il fenomeno internazionale che noi viviamo oggi ha origine con il Grand Tour, il viaggio formativo che i giovani europei di buona famiglia compivano in Italia per abbeverarsi alle fonti della cultura antica. Una “moda” cominciata nella seconda metà del XVII secolo, ma che sul Lario si è diffusa solo all’inizio del XIX, quando aprì anche un “museo privato” veramente attrattivo, Villa Sommariva, oggi Carlotta. I pionieri furono pittori inglesi come Joseph Cozens (1776) e Francis Towne (1781) e il poeta che inventò il romanticismo oltremanica, William Wordsworth (1790). Però è con il 1818-19, anni in cui arrivano in terra lariana Stendhal, Percy e Mary Shelley e William Turner, e cominciano a inserire il lago nelle loro narrazioni e nei loro dipinti, che i lettori attenti, e con adeguata disponibilità economica, non vogliono più perdersi il Lago di Como. Elizabeth Robins e Joseph Pennell sono pionieri non soltanto del cicloturismo, ma di tutte le forme più nobili e sostenibili di turismo che sembra si stiano “scoprendo” oggi (e invece, evidentemente, sono già state più che collaudate): l’ecoturismo, il turismo esperienziale e anche, per non dire soprattutto, quello letterario e artistico. Mentre attraversano i paesaggi lariani e alpini, cercano o notano consonanze con quanto hanno scritto o dipinto tanti degli autori citati poc’anzi e molti altri. E già allora preferivano gli alberghetti, le “case vacanza” e i ristorantini tipici a quelli più famosi e internazionali per vivere la stessa vita, o quasi, della gente del posto: lo scrive chiaramente Elizabeth, quando decidono di fermarsi in un’osteria di Argegno, anziché in uno dei blasonati ristoranti delle località turistiche più note. Al centro di tutta la loro opera - o, per lo meno, di quelle nate dai loro viaggi sui pedali, perché hanno fatto anche tanto altro - si afferma prima di tutto un’idea, anch’essa modernissima, di “turismo lento” come unico modo per apprezzare la bellezza dei paesaggi culturali, quelli nati dalla millenaria interazione tra l’ambiente e l’uomo. Per loro i turisti contemporanei erano già gente che andava di fretta, con le macchine a vapore d’acqua e di terra. Lo sottolinea esplicitamente Elizabeth Robins in “An italian pilgrimage”, resoconto del loro primo viaggio in Italia del 1884 su un velocipede a due posti: «Si può vedere tutto questo fugacemente, dal finestrino del treno, ma è solo accompagnando i tratti serpeggianti e i lunghi rettifili della strada, fermandosi di tanto in tanto, oppure rallentando l’andatura, che si può assaporarne l’incanto, come dovevano fare i viaggiatori diun tempo che sapevano come rendere gradevoli viaggi interminabili».

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