Un consiglio pasquale
a Gutierrez: stia sereno

Il direttore generale di Ats Insubria, Lucas Maria Gutierrez, ha un bellissimo nome, degno di un racconto di Borges. Anche perché, se fossimo maliziosi, potremmo dire che la sua gestione dell’azienda sanitaria rifulge di specchi, fantasmi e labirinti. E se fossimo ancor più maliziosi, potrebbe anche ricordarci un romanzo di Sciascia, ma nessuno deve permettersi di associarlo alle atmosfere del Contesto o di Todo Modo. Innanzitutto, perché sarebbe diffamatorio e poi perché ci scapperebbe una querela milionaria.

E quindi - pensandoci bene e rileggendo alcuni passaggi particolarmente spassosi della causa per risarcimento danni fino a un valore di 250mila euro che ha intentato al nostro giornale per gli articoli sulla pandemia - Gutierrez, anche se il cognome è spagnoleggiante, sembra più un personaggio alla Cechov o alla Gogol, maestri insuperabili del racconto della vita per quello che è. E cioè pura esistenza e niente di più, grigia, dura, ingiusta e insensata esistenza, popolata da omini sbiaditi, da burocrati occhiuti e silenziosi, da insulsi personaggi malinconici, perdenti e falliti, da mezze maniche sballottate dalle onde della storia e del destino, tanti piccoli e pavidi don Abbondio, incapaci di prendere in mano le redini della propria vita - d’altronde, il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare… - condannati a essere mere maschere, personaggi da commedia, vittime sacrificali del don Rodrigo di turno. Non è forse il ritratto della vita quotidiana di tutti? Non è forse per questo che lo sentiamo così vicino, davvero, senza ironia, il direttore generale Gutierrez?

Chi scrive questo pezzo - purtroppo - è ormai abbastanza vecchio del mestiere, di vicende giudiziarie nei giornali ne ha viste più di una e, per indole, è un direttore che fugge a gambe levate dalla retorica sui giornalisti eroi, i giornalisti in missione per salvare il mondo, i giornalisti cani da guardia della democrazia, i giornalisti senza macchia e senza paura e tutto il resto di quella retorica bolsa e strabolsa con la quale infarciamo le nostre articolesse indignate con il ditino alzato. Oltretutto, questo è un quotidiano istituzionale perché è esso stesso un’istituzione - ha appena compiuto 130 anni, come noto - e quindi stima e appoggia e protegge tutte le istituzioni. Ats compresa. E allora, proprio per questi motivi, sempre chi scrive ritiene di essere particolarmente credibile quando afferma che una cosa così triste, squallida e penosa, anche se al contempo ridicola e grottesca, come l’accusa di aver organizzato una sistematica, pianificata, massiccia, accanita (e tutta un’altra serie di aggettivi carducciani e dannunziani) campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Ats con lo scopo dichiarato di danneggiarne l’immagine e l’operato durante gli anni del Covid, non l’aveva mai vista.

E la cosa ancor più triste è che non c’è un dato, un fatto, un elemento specifico e dirimente, ma solo una mera catasta di articoli ammassati - un giornale che in due anni di Covid scrive centinaia di articoli sul Covid: incredibile, chi l’avrebbe mai detto? - dentro una cornice di totale assurdità e infondatezza giuridica e costituzionale. E per chiudere in tristezza, non ha voluto mancare alla pantomima anche Asst Lariana, visto che nelle stesse ore - coincidenze… - il direttore Fabio Banfi ha dato incarico allo stesso legale di Ats - coincidenze… - di mandare al giornale una sorta di diffida, meno grave della richiesta di risarcimento danni, ma più lutiva e allusiva, nella quale viene minacciato di mettere fine alle ricostruzioni infondate perché altrimenti si procederà nelle sedi opportune e bla bla bla.

Ora, è vero che chi lavora sbaglia e che è capitato di pubblicare articoli parziali, incompleti e anche colposamente diffamatori - la nostra è una categoria di scappati di casa, a partire dal direttore, mica tutti sono dei cervelloni come i vertici delle Ats e delle Asst… - e in quel caso la rettifica o la querela con tanto di risarcimento è sacrosanta. Chi sbaglia, paga. Ma per il singolo atto e il singolo scritto, non per una macchinazione dietrologica e complottista che esiste solo nelle fervide menti dei querelanti.

In passato, chi scrive questo pezzo aveva già ricordato che Ats Insubria e Asst Lariana dovrebbero segnarsi con il gomito per avere come interlocutore un giornale dalla solida e seria proprietà, di linea editoriale istituzionale e ben lontana da estremismi e isterismi di ogni sorta, perché con quello che è successo in questi anni di pandemia - e forse è il caso di ricordare ai direttori che ne sono successe di cotte e di crude - se non ci fosse stata La Provincia, ma qualche noto giornale nazionale di sinistra o di destra, i due direttori di cui sopra non avrebbero neanche più potuto uscire di casa. Basta vedere come i suddetti giornali di sinistra hanno trattato la Regione e quelli di destra il governo.

Ma evidentemente è questo il livello dell’interlocuzione dei nostri vertici sanitari, questo il rispetto nei confronti della stampa, dei lettori e dei pazienti. Nessuna trasparenza, nessuna comunicazione fattuale e tempestiva, assordanti silenzi sulle continue richieste di dati, numeri, profili su cui poter lavorare. E per fortuna che l’assessore Moratti, che ha un curriculum vero e, soprattutto, è una persona seria, ha già provveduto a mettere a posto l’esuberante dirigente, che manco l’aveva informata della sua iniziativa improvvida e intimidatoria. E che forse, dopo una sconfessione scritta così clamorosa e ufficiale, avrebbe dovuto trarne le conseguenze.

E se ritiene che anche questo editoriale sia diffamatorio, proceda pure in tutte le sedi, con il suo solerte ufficio stampa, i suoi magniloquenti avvocati pagati con i soldi pubblici e il suo scombiccherato latinorum. Sarà un piacere scrivere nei dettagli di questo processo e di tante altre storie amene relative alla gestione della sanità nei nostri territori. Stia sereno, il direttore generale Gutierrez.

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