Se il buongiorno si vede dal mattino, questa notte rischia di essere infinita. Scusate il paradosso, ma mentre siamo entrati nell’attesa messianica del vaccino contro il Covid, continuiamo a scoprire che, nella regione dell’eccellenza sanitaria, ammesso che possa ancora essere definita tale, scarseggiano quelli contro l’influenza. E forse il verbo è addirittura un eufemismo se si fa caso alle tante testimonianze di medici, farmacisti e pazienti in questo senso. E allora la vera vergogna, l’autentico scandalo, più del presunto lassismo e dell’incapacità di previsione nei confronti della seconda ondata del coronavirus, sta proprio qui. Leggiamo ogni giorno di scorte insufficienti, di ritardi negli approvvigionamenti, di appalti fatti alla “boia di un Giuda”, e, soprattutto del rischio che sia impossibile somministrare la protezione contro il male d’inverno a tutti coloro che ne fanno richiesta. Certo, e ci mancherebbe, le fasce a rischio, gli anziani e gli altri soggetti fragili dovrebbero essere tutelati, anche se, per qualcuno la cosa è insicura. Ma gli altri? Finora sarebbe disponibile una dose su quattro, anche se la Regione assicura che presto ci saranno altre forniture. Speriamo che il virus per l’influenza sia un po’ meno spietato del suo implacabile parente e ci faccia la cortesia di aspettare le nuove scorte prima di entrare in azione. Meglio di noi, rivela la Federazione italiana dei medici di famiglia avrebbero fatto la Provincia autonoma di Trento e la Liguria, ma anche territori al di sotto dell’immaginario confine “padano” sotto il quale, stando a una certa letteratura politica dovrebbero proliferare le inefficienze quali Lazio, Campania, Sardegna e Sicilia. Pensa un po’. Ci fanno sapere che non è la prima volta che la locomotiva lombarda rallenta sui vaccini anti influenzali. Ed è vero che siamo in tanti, alibi questo più volte utilizzato anche per spiegare l’esplosione della pandemia da Covid. Ma se l’anno scorso queste scuse potevano essere se non accettate almeno comprese, adesso no.
Perché non è più tempo per scherzare. I principali sintomi dell’influenza, lo sanno anche i sassi, sono più o meno gli stessi del Covid: la febbre innanzitutto. E la profilassi di massa contro la sindrome tipica delle stagioni fredde sarebbe servita come cartina da tornasole per evitare di intasare ancora di più, non ce n’è bisogno davvero, non solo i pronto soccorsi già al collasso, ma anche i punti in cui si eseguono i tamponi. E magari a evitare quarantene inutili e dannose per l’andamento economico già disastroso. Perché in caso di innalzamento della temperatura corporea, adesso, senza il vaccino contro l’influenza, e se non si rientra nelle categorie a rischio bene che vada bisognerà aspettare un bel po’, occorre capire se si è contratto il virus e se si rischi, oltre che per la propria salute, di compromettere con i contagi anche quella altrui. Allora l’unica prescrizione che può fornire il medico di famiglia è di isolarsi e attendere gli sviluppi. E per sicurezza prenotare il tampone. Il bello è che, e qui ci sarebbe da fare come l’attore felliniano dell’indimenticabile Amarcord che tentava di mangiarsi la faccia per la rabbia, sono stati proprio i responsabili politici della Lombardia, oltre che ai sanitari, i primi a raccomandarci ancora mesi fa, di non trascurare il vaccino contro l’influenza e di cercare di convincere chi di solito non si premurava di farlo a cambiare idea per il bene comune. Peccato che forse la destra non sapeva cosa stava facendo la sinistra. Oppure, con buona pace di Giuseppe Mazzini, che il pensiero non sia stato seguito dall’azione se non in maniera malaccorta. Ecco perché da qui in avanti, quando non avremo più il mantello di San Martino che ci sta tenendo abbastanza caldi in questi giorni, e il clima rigida comincerà a veicolare l’influenza, c’è il rischio che al caos Covid si sommi il caos influenza e il sistema sanitario regionale collassi davvero. Una Waterloo vergognosa per la politica che si sarebbe potuta evitare. Però tranquilli, i responsabili resteranno al proprio posto. A raccomandarci di fare vaccinazioni introvabili, nella speranza che vada meglio con le prossime, e a magnificare l’eccellenza della sanità lombarda.
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