Vannacci e gli altri: la regola del cuculo

Cosa fa il cuculo? Deposita le proprie uova nel nido altrui. Aspetta che si schiudano. Fa fuori le uova dell’ospite e si impossessa del nido. Lo stesso comportamento del cuculo sembra si stia diffondendo nella politica italiana. È il frutto della liquefazione dei partiti. Quando erano un’organizzazione seria, la loro vita interna era regolata da una dialettica di idee che, col tempo, preparava cambi di linea politica e di classe dirigente. Da quando sono diventati una realtà fittizia, dominati dalla figura del leader, la loro vita interna è finita interamente nelle mani di chi detiene le risorse economiche e che decide perciò anche della sorte dell’intero apparato di dirigenti e di quadri.

Cambio di linea politica e ricambio della classe dirigente sono diventati difficilmente praticabili. Scopriamo ora che sta avendo successo un modo surrettizio per ottenere lo stesso risultato. Non è stato formalizzato da nessun statuto di partito, ma è seguito da molti aspiranti nuovi leader. È seguito a destra come a sinistra, ovviamente da ognuno a modo suo.

A sinistra, perché ormai di sinistra dobbiamo parlare nel caso del M5s, l’avvocato Giuseppe Conte, un signor nessuno cooptato dai dirigenti del Movimento ne è un probante esempio. Illusi di farne una pedina di comodo nei loro giochi di potere, non si sono accorti che l’avvocato di Volturara Appula, facendo leva sulla popolarità della carica da loro stessi conferitagli (la presidenza del consiglio), quatto quatto si apprestava a deporre le sue uova nel nido grillino. Gli è bastato aspettare che si dischiudessero e ha potuto procedere a liberare la sua nuova casa di tutte le presenze ingombranti. Con l’assemblea costituente, ora in programma, può infine perfezionare l’opera, e cioè mandare in pensione anche il suo fondatore e tuttora garante del movimento.

Un comportamento del genere sta adottando l’indipendente della Lega Roberto Vannacci, anch’egli un cooptato dall’esterno. Facendo leva sulla notorietà acquisita con il libro Il mondo a rovescio (300.000 copie vendute), si è conquistato l’appoggio di Matteo Salvini, che l’ha chiamato a soccorrerlo da un probabile naufragio elettorale. Il generale si è potuto con ciò accomodare nel Parlamento europeo. Forte del cospicuo pacchetto di voti di cui può menar vanto (500.000), ha pensato bene di capitalizzare il suo patrimonio elettorale con la creazione (prudentemente per interposta persona) di una propria associazione. Perché non ci fossero dubbi sulle finalità di quest’ultima, ha voluto che anche nel nome (IlMondoAlContrario) fosse chiaro di che cosa si sta parlando. Se non vuole finire vittima di un’ambizione sfrenata, dando vita a un proprio partito, ha solamente da aspettare anch’egli che le uova si schiudano e quello di cui resterà della Lega sarà nella sua disponibilità.

Matteo Renzi, uno dal fiuto politico fine, ha capito l’antifona. Dall’oggi al domani, preso atto che il suo centro non decollava, ha pensato bene di traslocare a sinistra nel campo largo, tutt’oggi ancora in definizione. Sa di non avere la forza di ripetere nella nuova casa quello che sta riuscendo a Giuseppi nel M5s. Sa però che la sua presenza può creare uno scompiglio da cui si ripromette di avere vantaggi, recuperando un protagonismo che stava ormai perdendo.

Questo esito nella vita dei partiti - è vero - non è il frutto di volontà perverse, desiderose di espropriare gli iscritti della loro sovranità e quindi di azzerare la democrazia interna dei partiti. Non si può, però, non sottolineare che in questo modo si deprime ulteriormente la partecipazione dei cittadini, portando nuova acqua al fiume dell’astensionismo e rafforzando il processo di personalizzazione della politica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA