Acido gettato sul viso dall’ex fidanzato: «Lo supplicavo di smettere, bruciava»

Erba Oggi in aula la testimonianza della ragazza che era stata vittima di una terribile aggressione. La giovane ha raccontato in lacrime quei momenti: «Continuava a versare, non finiva mai»

«Mi ha preso per i capelli, mi ha buttato contro una ringhiera. Poi ha aperto il baule, ho visto che prendeva qualcosa... Versava, versava, non finiva mai, bruciava ma non capivo cosa fosse».

Mentre parla, la ragazza piange. Ha 24 anni, risiede nell’Erbese, ed aveva avuto in passato una relazione con Said Cherrah, marocchino residente a Broni, 26 anni, accusato dalla Procura di Como – in un fascicolo curato dal pm Antonio Nalesso – di aver cercato di sfregiare il volto della giovane con dell’acido comprato il giorno stesso in un supermercato del Pavese.

Il processo di fronte al Collegio di Como si è aperto ieri mattina con la sfilata dei primi testimoni, dei carabinieri che intervennero sul posto ma anche della stessa vittima che ha raccontato quanto avvenne nel primo pomeriggio del 21 novembre 2023 in via Pontida.

Una deposizione fortemente drammatica che merita una premessa: il marocchino aveva il divieto di avvicinarsi alla giovane, era stato messo prima in carcere e poi ai domiciliari a Broni, eppure quel giorno si trovava a Erba, dove la ragazza avrebbe dovuto recarsi per lavoro.

«Mi contattò sui social e mi disse che voleva vedermi – ha raccontato la giovane, che si è costituita parte civile assistita dall’avvocato Daniela Danieli – Prima usò la scusa di aver fatto un incidente, io gli dissi che non potevamo vederci». «Prima di entrare al lavoro lo vidi arrivare in macchina, ero con una collega, frenò bruscamente... Salii in macchina e lo convinsi ad accostare. Tutto è durato cinque minuti. Mi disse che voleva stare con me, gli risposi che non era possibile...».

La ragazza scese poi per entrare al lavoro, e in quell’attimo accadde tutto. «Erano le 13.55. Mi prese per la coda dei capelli, mi buttò contro una ringhiera, poi prese qualcosa dal baule... mi rovesciò addosso questa sostanza, non capivo cosa fosse ma bruciava. “Ti prego, la faccia no”, gli urlai, lui mi disse di stare zitta e intanto continuava a versare, versare... una quantità infinita. Mi bruciavano gli occhi e le orecchie».

In cinque intervennero per bloccarlo, compresi i colleghi della giovane. Una donna versò subito dell’acqua sul viso. Mentre la vittima veniva caricata sull’ambulanza, «mi gridava che mi avrebbe ammazzato». Eppure ancora ieri, dopo una simile deposizione, dopo un simile ricordo, non sono mancate parole di affetto per quel ragazzo oggi a processo. «E’ stato una persona importante nella mia vita – ha concluso la ragazza, parlando ai giudici del Collegio – Non provo odio e nemmeno rancore per lui. Oggi io ho bisogno di un supporto psicologico, faccio fatica ad avere relazioni, ho cercato in tutti i modi di aiutarlo. Mi sono resa conto che avevo una dipendenza affettiva, ero innamorata pazza, qualsiasi cosa mi facesse tornavo da lui». Fino ad arrivare a scrivergli lettere in carcere: «Spero che possa iniziare un nuovo percorso di vita, senza violenza, dolori e minacce».

La giovane, come detto, ha riconosciuto come la loro relazione fosse «tossica» e si è costituita parte civile in aula. Tutte le denunce-querele che tuttavia aveva presentato negli anni contro di lui sono state ritirate.

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